ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Ralph Spaccatutto (Wreck-It Ralph), che dà il nome a questo 52° classico Disney, è il cattivo di un videogioco dal titolo Felix Aggiustatutto e che per grafica e concept ricorda molto il vecchio Donkey Kong. Il compito di Ralph è per l’appunto quello di distruggere le finestre di un complesso di appartamenti e gettare detriti sull’eroe della storia, che cercherà di mettere una proverbiale pezza ai suoi disastri grazie all’aiuto di un martello riparatutto: alla fine del livello di gioco gli abitanti riconoscenti salgono sul tetto, caricano di peso Ralph e lo scaraventano giù dal fabbricato.
Inutile dire che una volta spente le luci della sala giochi, quando tutti i videogiochi in pieno modello Toy Story “staccano” dal lavoro, Ralph non è certo l’anima della festa o il più desiderato alle riunioni di condominio a base di torta appena sfornata e lodi sperticate in onore del loro eroe Felix. Nonostante Ralph stia tentando di accettare il proprio ruolo di cattivo recandosi persino a delle riunioni di Antagonisti Anonimi ad un certo punto non ce la fa proprio più e sbrocca. Nel disperato tentativo di vincere una medaglia da eroe per guadagnarsi la stima degli altri abitanti dell’arcade (il meccanismo logico dietro al ragionamento “se arrivo con una medaglia pescata chissà dove sicuramente tutti mi ameranno” continua a sfuggirmi anche a seguito della seconda visione. Ne seguirà eventualmente una terza) si tufferà a capofitto in un gioco tranquillino e ammodo come Hero’s Duty.
Uno spara o muori apocalittico.
Combinato un disastro, fuggirà a bordo di una navetta portandosi dietro un terribile scarafoide, un mostro di inaudita potenza e insolitamente prolifico, fino al mondo di Candy Rush, uno zuccheroso gioco di corse senza esclusione di colpi dove Ralph incontrerà un’altra reietta, Vanellope Von Schnitz, un “glitch” del gioco.
Lì scoprirà i valori dell’amicizia.
Che anche un distruggitore di professione può fare del bene.
Che non è tutta glassa allo zucchero quella che luccica sulla superficie di quel mondo confettoso.
E che come al solito, basta soltanto fare del proprio meglio per farsi accettare per quel che si è. E possibilmente sacrificare la propria vita per difendere il mondo dei videogiochi da un’orda di scarafoidi geneticamente modificati. Dal canto suo il buon Felix e gli altri abitanti del condominio potrebbero imparare qualcosa sull’importanza che riveste anche un antagonista reietto all’interno del loro mondo, e cosa si provi ad essere rifiutati e trattati di pezza. E chissà, strada facendo persino un comandante di ferro in tutina di latex nero Tamora (in originale doppiata da nientepopodimeno che Jane Lynch, l’indimenticabile Sue Silverster di Glee. Chi meglio di lei?) potrebbe riuscire ad addolcirsi un po’ e ad andare contro la sua programmazione originaria…
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Una prova, quella del Disney di questo lungometraggio animato, che mi ha lasciata decisamente insoddisfatta. Ralph Spaccatutto è un film che sembra essere costruito solo sulle innumerevoli, geniali citazioni e che per inserire queste ultime al meglio ci si sia curati poco di bazzecole come trama, costruzione dei personaggi e via discorrendo.
Ammetto che il graffito “Aerith Lives”, insieme ad altri cammei, mi ha uccisa dal ridere, e che i titoli di coda siano a dir poco geniali, ma la storia risulta piuttosto banalotta (anche l’idea dei giochi che prendono vita a luci spente, dopo Toy Story, non è così nuova) e con colpi di scena francamente prevedibili. Se per mezzo film mi parli di questo gioco di nome Turbo-Time e del suo protagonista che roso dalla gelosia cerca di prendere possesso dei giochi altrui è chiaro che non mi sorprenderò di scoprire che la vera identità di Re Candito è – sorpresa! Sorpresa! – proprio quella di Turbo. Un Turbo che riesce tra parentesi a fondersi fisicamente con uno scarafoide già geneticamente modificato di suo pur dovendo in teoria semplicemente morire divorato, essendo al di fuori del suo gioco d’origine.
I personaggi sono a malapena sopportabili, Ralph che non fa che lamentarsi e cambiare idea in continuazione sul suo aiutare o meno la piccola Vanellope, e Vanellope in particolar modo. Non riesco proprio a reggerla, non so se per colpa dell’adattamento italiano o se anche la voce originale sia così fastidiosa, se gli insulti bambocceschi che si rivolgono in continuazione i due protagonisti siano effettivamente così irritanti o sia un adattamento fortunato che hanno appioppato a noi poveri spettatori italiani. Salvo giusto Tamora, e non potrebbe essere altrimenti, geniale dall’inizio alla fine.
Le ambientazioni poi sono decisamente belle (mi sono molto aggradate le esplosioni formate da diet coke e mentos e gli Oreo che marciano davanti al palazzo di Re Candito come le guardie della Strega Cattiva di Oz) ma troppo zuccherose, anche se forse l’idea originaria voleva essere quella (niente male) che anche sotto la patina più bella e dolce si nasconde il marcio e che nulla è come sembra. Un film a conti fatti deludente, ma che merita appieno la sufficienza.
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Nota finale: Per chi se lo stesse chiedendo un Glitch non è semplicemente un bug, ma un errore di programmazione che permette a chi gioca di poter far svolgere ai personaggi azioni (o fargli raggiungere luoghi) altrimenti impraticabili. L’esempio di un Glitch si può vedere per l’appunto alla fine del lungometraggio, quando la bimba che gioca a Candy Rush con Vanellope può farla teletrasportare da un punto all’altro della pista e farle tagliare il traguardo per prima.
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