18 Luglio 2013 in Wo men lia

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Andiamo sul serio, sul di nicchia, nicchissima, in Italia nemmeno credo sia uscito, tanto che ce lo hanno fatto vedere sottotitolato in inglese.
La storia ha il classico svolgimento che si distende sulle quattro stagioni di un anno. In un villaggio cinese coperto da una coltre di neve una ragazzina sfreccia (per quel che si può con una coltre di neve) per stradine deserte, in bicicletta. Bussa a una vecchia, e le chiede se può affittare la sua stanza libera. Inizia così la convivenza, da principio burrascosa assai, tra questi due caratterini mica da niente, anzi diciamo pure tra queste due abnormi teste di ca**o, una più cocciuta dell’altra, la ragazzina XiaoMa e la nonnina novantenne che le chiede soldi per qualsiasi cosa. Incontri e scontri tra le due si susseguono per tutto il film, portandolo sul prevedibile binario dello scontro e successivo automatico riavvicinamento delle due che alla fine si vogliono un bene dell’anima e non riescono a staccarsi più. Volemose bene. Ma il tempo, e le stagioni, son tiranni, e l’anagrafe porta ovviamente la ragazzina verso il distacco e la vita e la vecchia verso la morte. La natura lussureggiante e disordinata del cortile della casa è un mondo a parte dove si svolge la storia, da cui tutta la vita fuori sembra esclusa.
Io non ho capito bene perché una ragazzina debba arrivare da sola in una città con mezzo metro di neve, perché abbia una bicicletta, e perché vada a studiare lì, visto che sembra un po’ un buco di c**o di mondo. Voglio dire, sembra Saluzzo, ecco, ma declinato in cinciuè (o cacariso, pardon, cacaliso, se proprio vogliamo stare sugli stereotipi).
Ci tengo infine a dire che avrei voluto utilizzare in questa descrizione la parola “delicato” ma non ne sono stato capace 🙁
Delicato, ecco.

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