Una separazione / 4 Ottobre 2021 in Una relazione

Si può facilmente voler male a questo film, ma vi si trovano anche spunti interessanti.
Gli si può voler male, per esempio, per via delle canzoni. I Mambassa, storico gruppo del regista e co-sceneggiatore del film Stefano Sardo nonché autori delle canzoni cantate dal protagonista, me li ricordo per “Canzone d’odio” – discreta canzone – ma qui fanno un lavoro veramente al minimo delle idee. Non sarebbe nemmeno chissà quale male, visto che non è richiesto che un personaggio che fa il cantante debba essere ritratto per forza come un grande artista; il problema è che a quelle stesse canzoni viene dato un ruolo fin troppo centrale all’interno della costruzione emotiva del film, soprattutto del finale.
Gli si può voler male, inoltre, perché non tutti i dialoghi hanno la forza che vorrebbero avere e non tutti gli attori sembrano all’altezza. La Radonicich, per esempio, ha il volto e l’attitudine giusta per il ruolo – è altera ma anche fragile e, a suo modo, tenera – ma proprio non mi piace come recita.
Detto questo, è il tipo di film medio che mi aspetto di più dal cinema italiano. Un tipo di film che non vuole di certo cambiare le sorti di alcunché, ma che ha un look moderno e dialoghi veloci. Si potrebbe definire, insomma, come una sorta di “Santa Maradona x anni dopo”. Paragone certamente aiutato dalla presenza di Libero De Rienzo, qui purtroppo in quella che credo essere stata la sua ultima interpretazione (a meno che la pandemia non abbia bloccato altri film già girati in precedenza), nel ruolo di un personaggio molto simile al celeberrimo Bartolomeo “Bart” Vanzetti, dotato cioè della stessa cialtroneria mista a un moralismo da grillo parlante. E lo fa ovviamente bene, tanto che in quelle piccole parti dimostra cosa voleva e poteva essere questo film.

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