Cane bianco tu vivrai (?) / 11 Dicembre 2015 in Cane bianco

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dal romanzo Chien blanc di Romain Gary, cui è dedicato, diretto da Samuel Fuller, White Dog – Cane bianco è forse uno dei film di Fuller che più mi hanno colpito. Sconosciuto ai più, il film non ha avuto una distribuzione nelle sale statunitensi, l’opera per la sua crudezza è stata difficilmente distribuibile. Nonostante fosse intenzione Fuller mandare un messaggio antirazzista e di tolleranza tra i popoli, proprio a causa del contenuto forte e rude il film fu ritenuto politicamente scorretto dalla Paramount Pictures, che decise di bloccarne la distribuzione cinematografica negli Stati Uniti per evitare polemiche. Trovò distributori per il grande schermo solo in Francia e Regno Unito, dove uscì nel 1982, mentre nella stragrande maggioranza del resto delle nazioni che ne avevano comprato i diritti di distribuzione uscì direttamente per il mercato casalingo.

Il film ruota attorno 4 personaggi. Il pastore tedesco bianco; l’aspirante attrice; l’addestratore nero; l’addestratore bianco. Tutto inizia quando un’aspirante attrice dopo averlo investito, prende con sé un cane abbandonato. Il cane è bellissimo, elegante, l’attrice pure ma il cane di più. Lo sguardo è docile, innocente, non crederesti mai che un cucciolotto così potrebbe attaccare una persona senza un motivo. L’attrice paga le cure del veterinario, è affascinata da questo animale così fiero, ma qualcosa non va per il verso giusto. Il cane si rimette e la salva da un ladro e (molto probabilmente) stupratore, ma mano a mano che riprende le forza diventa sempre più aggressivo.. soprattutto verso i neri. White Dog è un film che andrebbe fatto vedere alle scuole superiori, è un film che parla di razzismo ma ci arriva piano piano.

Da un lato abbiamo il miglior amico dell’uomo, dall’altra abbiamo un uomo che fa picchiare un cane da un “negro” affinché l’animale sviluppi, crescendo, paura ed odio nei confronti dei neri.
Censurato in alcuni paesi per la violenza inaudita, fatto passare direttamente all’home video in altri, questo piccolo gioiello di Fuller nella sua semplicità nella narrazione è un film che fa un discorso contro il razzismo in modo forte. Ho amato tantissimo una serie di sequenze: quella dello scontro finale fra “l’uomo nero” e il cane bianco nella sala dell’addestramento che mi ha ricordato tantissimo il western Fulleriano 40 guns, infatti c’è un’inquadratura dal basso, con le gambe dell’addestratore che formano un arco mentre il cane lo carica in profondità di campo, che è sublime; quella del nero sgozzato in chiesa mentre la mdp fa una panoramica sulla vetrata che rievoca i miracoli di Francesco d’Assisi; I rallenty alla Peckinpah.. la tecnica quindi c’è, come del resto c’è l’azione, ma c’è pure una fotografia prepotente e una colonna sonora firmata Ennio Morricone che è degna del nome Ennio, non ai suoi massimi per carità ma degna.

Dietro al film di Fuller poi ci sono miriadi di storie che si intrecciano, quando uscì le major si lavarono le mani, si guardarono attorno e dissero: “Ehi, questo non lo distribuiamo neanche morti!”. La critica ci andò parecchio pesante, i radical chic accusarono il regista (badate, se avete visto qualche film di Fuller conoscete il regista) di razzismo quando invece abbiamo tutt’altro. Il Cane Bianco rappresenta l’odio irrazionale, l’addestratore è invece l’Uomo (quello con la U maiuscola, l’essere umano che cerca di curare questo male). Fra i due c’è la ragazza, l’aspirante attrice affezionata al cane, ostinata a non volerlo far sopprimere dopo le prime avvisaglie del suo comportamento. Paul Winfield (l’addestratore nero), spera di poter aiutare il cane a dimenticare, lo vuole educare, insegnargli il perdono e soprattutto insegnargli a non essere razzista ( il razzismo come male curabile). Tenta di riprogrammarlo e qualora fallisse vorrebbe trovare un nuovo cane per tentare nuovamente. È ossessionato. Carruthers, l’addestratore bianco interpretato da Burl Ives, è convinto della sua irrecuperabilità e lo vorrebbe sopprimere.
Parabola sulla relazione fra le razze, Fuller si domanda se il razzismo sia una specie di malattia mentale curabile o qualcosa che viene appreso nel tempo. Nel mezzo a tanto odio abbiamo un paio di scene divertenti, quelle con l’attore Burl Ives che interpreta un domatore di belve per i film hollywoodiani incazzato con Star Wars (la possiamo/vogliamo leggere come “Fuller è incazzato con Lucas” ?). Negli anni questo allegro panzone ha lavorato con Ford e John Wayne, ha addestrato serpenti da piazzare nel cinema western e gorilla per quelli d’avventura.. ora si sente minacciato dal cinema di fantascienza perché, secondo lui, l’uso dei robot toglie il lavoro agli animali che addestrano al campo.

White Dog è un film di pancia, è violento, è un campo di battaglia come tutti i film di Fuller, non è un film a tesi del solito regista radical chic di turno. È un film in cui Fuller ha il pieno controllo dalla sceneggiatura al montaggio, in cui abbondano i dettagli del canile, i particolari sul lavoro di domatore di belve per i film hollywoodiani, con una spiegazione sul perché il cane bianco odia i neri (da segnalare il fatto che il cane vede solo bianco e nero), con una vera e propria lotta fra uomo e natura. Gli addestratori faranno di tutto per rimuovere quel sentimento di odio sviluppato nell’animale. Un film da vedere assolutamente.

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