Le due peggiori parole del dizionario inglese che puoi dire ad una persona e potenzialmente causare più danno sono “good job”.
Con queste parole Fletcher il personaggio/docente interpretato da Simmons in “whiplash” riassume grosso modo il suo pensiero e la filosofia con cui insegna musica nella prestigiosissima scuola dove ha deciso di studiare il giovane Andrew, interpretato da Miles Teller.
Fletcher più che un lavoro ha una missione, cercare e trovare/forgiare il nuovo talento nascosto della musica. Talento che secondo lui si rivela solo attraverso il vero sacrificio , la determinazione la dedizione totale.
In questa sua ricerca quasi ossessiva non guarda in faccia niente e nessuno ed è disposto a utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione per farlo etici o meno, moralmente accettabili…o meno.
Riprende, sgrida, urla, stressa, umilia, spinge i suoi allievi più meritevoli a conoscere i propri limiti, raggiungerli e superarli mettendoli di fronte ad una competizione che lui stesso crea, ad una rivalità che lui stesso alimenta tanto che potrebbe quasi sembrare che lo faccia per il suo stesso divertimento fine a se stesso, ma non è così.
Andrew dal canto suo è un giovane musicista, suona la batteria, ed è determinato a raggiungere il successo, a diventare qualcuno a dimostrare al mondo di essere diverso, migliore degli altri; probabilmente è ansioso quando Fletcher di conoscere il proprio limite e capire se è capace di superarlo. L’interpretazione di Teller mi è piaciuta particolarmente: avrebbe potuto essere il classico ragazzo molto sicuro di sè che dopo le prime difficoltà raggiunge il successo o quello eternamente insicuro che subisce una porta in faccia dietro l’altra; invece quello che vediamo è un ragazzo pieno di insicurezze ma anche consapevole del suo talento e della portata della sua determinazione a cui attinge nei momenti di difficoltà e scoramento. Vediamo quindi un personaggio che cammina in equilibrio tra questi due stati d’animo senza mai eccedere né da una parte né dall’altra e restituendone un’autenticità che coinvolge e commuove.
Fletcher dal canto suo spicca per il docente severo, ossessionato, appassionato quale è. Simmons è bravissimo a non cadere negli standard e stereotipi del docente cattivo o peggio a diventarne una caricatura; mai sopra le righe con la sua interpretazione che il regista asseconda al punto da ingannarci in un paio di momenti.
La regia del film segue il ritmo di un assolo di batteria, a volte travolgente e a volte più calmo ma sempre ritmato e coinvolgente.
Tutta la scena finale del concerto è meravigliosa; avrebbe potuto essere il classico concerto “fine-film-tutto-è-bene-quel-che-finisce-bene” ed in un certo senso lo è ma è presentata in un modo sorprendente: in quel concerto le due personalità, le due anime Andrew/Fletcher si incontrano, si scontrano, si sbranano, si conciliano, si fondono. Ognuno dei due vede dentro l’animo dell’altro e capiscono chi sono.
Tutto il resto del film è un messaggio sottolineato da scene volutamente irrealistiche o esagerate che vogliono essere a mio avviso ovvie metafore per stressare un concetto che si può condividere o meno. Viviamo in un mondo, una società che è sempre più preoccupata di forgiare elementi soddisfatti e compiaciuti, che livella le competizioni in modo tale che nessuno sia davvero un vincitore ma soprattutto nessuno sia mai un perdente. Aborriamo la sconfitta e soprattutto non la vogliamo far provare ai nostri figli; tutto deve essere alla portata di tutti e tutti devono avere la loro dose di soddisfazione e complimenti. Dobbiamo essere politicamente corretti, non sgridare nessuno, non dire parolacce, non sfogarsi mai, “eufemizzare” ogni cosa ad ogni costo. Questo film ci dice che per raggiungere l’eccellenza, per essere i migliori, per essere dei vincenti dobbiamo essere pronti a sacrificarci, a sacrificare qualcosa; è una strada dura e difficile e non la possiamo percorrere senza pensare di sudare, lottare, ferirci e ferire, una strada che presenterà mille ostacoli e incidenti di percorso, persone che cercheranno di abbatterci e altre che ci indicheranno la via giusta anche se è quella più difficile. Una strada che vale la pena di percorrere poiché anche se non arriveremo al traguardo il solo avere il coraggio di affrontarla e percorrerla ci renderà dei vincenti. Un messaggio che condivido in pieno.
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