We Are What We Are

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We Are What We Are

La famiglia Parker nasconde un terribile segreto che, però, costituisce il sostentamento della famiglia. Alla morte della madre, le due sorelle Parker dovranno sostituirla nella sua principale mansione.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: We Are What We Are
Attori principali: Bill Sage, Ambyr Childers, Julia Garner, Michael Parks, Wyatt Russell, Kelly McGillis, Nick Damici, Jack Gore, Kassie DePaiva, Odeya Rush, Nat DeWolf, Larry Fessenden, Mostra tutti

Regia: Jim Mickle
Sceneggiatura/Autore: Nick Damici, Jim Mickle
Colonna sonora: Jeff Grace, Darren Morris, Phil Mossman
Fotografia: Ryan Samul
Costumi: Elisabeth Vastola
Produttore: Nicholas Shumaker, Rodrigo Bellott, Jack Turner, Andrew Corkin
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Thriller, Horror
Durata: 105 minuti

Dove vedere in streaming We Are What We Are

Peccato… / 28 Febbraio 2021 in We Are What We Are

Nonostante la non molta originalità, il film aveva buoni elementi per un thriller-horror dai toni affascinanti.
Ma troppo di tutto rendono il minestrone insipido; peccato perché poteva essere più interessante di così, che alla fine non lascia niente, se non il turbamento delle scene finali.
4/10.

Gotico americano senza spina dorsale / 24 Ottobre 2016 in We Are What We Are

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sconclusionato gotico americano che propone suggestioni interessanti, senza fornirgli spina dorsale, né degno sviluppo.

Il film di Mickle offre al pubblico elementi horror di tutto rispetto senza che intorno ad essi sia presente un contesto degno di tale nome: non mi stupisco, quindi, del crollo finale della baracca.
Le mancanze che, a mio parere, deficitano un ottimo soggetto (ricordiamo, però, che si tratta del remake di un film messicano del 2010 e che, perciò, la materia non è inedita) vanno dalla cattiva caratterizzazione dei personaggi (il capofamiglia è un padre-padrone di cui non viene mai mostrato effettivamente il controllo fisico e psicologico messo in atto nei confronti dei famigliari; il figlio maschio è un fantoccino passivo che, dalla sua, ha il solo merito di essere il protagonista della scena più interessante del film, il succhiotto doloroso al pollice della vicina di casa), alla mancata definizione dei codici di comportamento e delle abitudini che regolano la famiglia (come è stato trasmesso il rito del cannibalismo? Parrebbe un retaggio matrilineare, che, forse, prevede perfino l’incesto, ma l’intera deduzione si basa su elementi disordinati, mai cuciti da un coerente filo narrativo), passando per quantomai blande ossessioni religiose.
Detto ciò, è evidente che di carne al fuoco (oh oh oh, battutaccia) ce n’è tanta, ma il film non sa gestirla, perdendosi in parentesi praticamente fini a sé stesse (l’amplesso interrotto presso il cimitero di famiglia, su tutte), smarrendo il fascino accumulato grazie ai rimandi alle leggende dei pionieri, ai racconti di Lovecraft, ai classici slasher.

Il finale, poi, è la sbarellata ciliegina sulla torta, eccessivo, nonsense, gratuito, che, se pure cela il senso della rivolta, la possibile interruzione definitiva di un rituale primitivo attraverso un atto a sua volta simbolico (il figlio che si nutre del Padre e non più Kronos che divora, se non il corpo, la mente della sua prole), riesce ad essere decisamente puerile.

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