Come l'acqua per gli elefanti

Film caruccio sotto tutti i punti di vista. Colorato e pacchianamente circense come “Big Fish”. La scena in cui Waltz strangola la bionda è palesemente scopiazzata da quella analoga in “Bastardi senza gloria”, compresa l’inquadratura sulle medesime espressioni e quella sui piedi scalcianti.
Seccante e inutile la classica l’apologia dei magici Stati Uniti, in cui anche il peggior disgraziato (perfino un immigrato polacco che in un giorno ha perso la famiglia, la casa, il titolo di studio e il sostentamento economico) che abbia “un po’ di sale in zucca” riesce a vivere felice e contento per un mistico concatenarsi di eventi perfetti.
Ma soprattutto, questo film vince il premio per il titolo dato più a ca**o dell’anno.

Ho trovato tutto troppo esagerato e pacchiano: recitazione, sceneggiatura, messa in scena.
Pattinson mediocre, Whiterspoon da compitino appena sufficiente, e poi Waltz, un po’ macchietta di se stesso nel caricare eccessivamente e pesantemente il suo personaggio, portando ad enfatizzare troppo la recitazione. E poi il suo doppiaggio è stato davvero un suicidio, inadatto e completamente sbagliato su di lui e sul personaggio.

Buon film che mescola commedia romantica e dramma (anche se i momenti drammatici vengono sempre trattati abbastanza in fretta). Interessante, tiene comunque desta l’attenzione dall’inizio alla fine. Robert Pattinson, smessi i panni di Edward, se la cava abbastanza bene anche se ha sempre a che fare con un amore difficile. Stavolta la ragazza è la diva del circo, interpretata da Reese Witherspoon, nonchè moglie del capo, il bastardo Christoph Waltz (ormai sembra specializzato in ruoli da villain).
Fantastica l’elefantessa Rosie.

Una pellicola più che godibile, romantica al punto giusto e dipinta con i colori di un’epoca in cui il circo era il culmine dell’intrattenimento e del divertimento offerto a grandi e piccini.
Leoni, elefanti, danzatrici, acrobati e pagliacci, tutti insieme in un carrozzone itinerante, perpetuamente in giro per l’America della Grande Depressione, su cui spicca la love story tra il veterinario e la ballerina – sposa del perfido direttore del circo, Christopher Waltz – che non può che accrescersi man mano che gli eventi precipitano.
Qualche paragone con i tempi più moderni non manca, ma di fatto resta una piacevole commedia romantica.