Recensione su War Horse

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War Horse / 14 Ottobre 2016 in War Horse

Una bella storia… molto hollywoodiana, commerciale, forse un po’ banale, ma pur sempre una bella storia.
Sono le trame con cui Spielberg va a nozze, in una carriera che ha accatastato – a fasi alterne – pellicole come questa, di quelle adatte a tutte le generazioni.
Dopo aver affrontato il tema della seconda guerra mondiale in due film impegnati come Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan, il regista di Cincinnati fa un salto indietro nel tempo descrivendo il primo conflitto mondiale da un punto di vista davvero originale, quello di un bellissimo cavallo che si trova, suo malgrado, invischiato in una drammatica situazione in cui è stato trascinato dagli uomini.
La guerra del ’14-’18 rappresenta un vero spartiacque verso la modernità, anche da un punto di vista militare, come dimostra la prima scena di battaglia, in cui una carica di cavalleria si spegne drammaticamente contro il tiro delle mitragliatrici nemiche.
Il film è un omaggio al cavallo, il secondo migliore amico dell’uomo, l’animale che gli ha consentito di dominare il mondo nell’antichità e che solo nel Novecento è stato definitivamente sostituito dalle macchine nelle sue funzioni logistico-produttive.
Efficace la scena dei due soldati nemici che liberano il cavallo dal filo spinato, anche se per avere una qualche ambizione antimilitarista serve ben altro (Kubrick e Losey ne sanno qualcosa).
La fotografia di Janusz Kaminski si esalta nello splendido finale bicromatico, che omaggia certi scenari western e certi classici come Via col vento.
Per una volta John Williams fa una colonna sonora “normale”, esattamente come normale è la pellicola nel suo complesso, sicuramente non destinata ad entrare nella cerchia dei film memorabili.

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