C’era una volta in cui avevo un regista preferito e il suo nome era Steven Spielberg …
Non è l’inizio di una qualche stramba favola ma una verità. Lo stimavo moltissimo ,per me era il prototipo del “director” hollywoodiano: mi piaceva sul set quando lo vedevo in qualche contenuto extra di dvd ,i suoi berretti che sbucavano da dietro la macchina da presa, la sua voce …
Uso l’imperfetto perché ovviamente da un po’ non è più così. Steven ,che ti è successo? Dov’è finito il creatore di quel piccolo alieno che faceva volare le biciclette ,il profondo cineasta che ha dato la luce a “Schindler’s list” o a uniche rappresentazioni della guerra come quella di “Salvate il soldato Ryan” e il simpaticone dietro a due perle come “The terminal” e “Prova a prendermi”?
A suggellare questa vacanza che sembra essersi preso dal cinema di qualità c’è un film che tra gli altri vi contribuisce. Sto parlando di “War horse”. Ora ,non voglio dire che sia tra i buchi neri sulla filmografia di Spielberg ,quelli sono altri; ma di sicuro è sintomo di una tendenza scivolosa bella e buona. “War horse” si prende comunque un 7 ,ma è più un 6 e mezzo: la fotografia è adeguata ;il cast ,sebbene formato da gente pressochè sconosciuta, è capace; e ci sono diversi momenti e scene del film che si distinguono per pregi nella parte tecnica ,nella sceneggiatura e nell’originalità dei temi affrontati. L’invito a riflettere sulle diverse forme di coraggio in guerra come nella vita non va sottovalutato. Ma la colonna sonora?! John Williams ,compositore apprezzato e braccio destro di Steven, sembra seguire il suo amico regista lungo il suo scivolo. E l’inizio e l’epilogo?! Troppo lagnose e sdolcinate le “effusioni” tra Albert e il cavallo nei prati verdi della campagna ;controprudecente la ripresa della storiella dell’asta per finire così come si era cominciato ;inutile l’incontro conclusivo ;assurdo il tramonto arancione. Poi, non capisco cosa ci sarebbe di sensato nel creare un parallelismo circolare tra inizio e fine di un film; anzi si riceve l’impressione di non aver visto nulla. Il “viaggio” che lo spettatore compie guardando una pellicola và sempre lasciato un po’ ininterrotto ,non azzerato.
Ad ogni modo, per concludere, Spielberg ha “lasciato un vuoto nel mio cuore”. Ok, magari meglio non dirlo con tutto questo miele ;già in “War horse” ve ne era troppo! Resta il fatto ,tuttavia, che devo eleggere un sostituto per la posizione di “favorite director” e ultimamente la mia scelta sta ricadendo via via sempre più su – udite, udite! – Quentin Tarantino. Perché proprio lui? Beh, il cinema di Quentin è ,intanto, già più moderno di quello di Stefano Spilbergo. Tarantino sa ,poi, rinnovare tematiche e trame di continuo; ben altro è il discorso per la triade guerra-famiglia-diversità spielberghiana ,potremmo chiamarla così. Inoltre, io guardo agli Oscar 2013 come una sfida proprio tra questi due grandi: l’ex videotecaro con “Django unchained” da una parte e il padre di “E.T.” con “Lincoln” dall’altra. A questo punto per chi farò il tifo lo sapete. Non ho ancora visto “Lincoln” ma mi sa tanto di “Amistad 2 – la vendetta” e “Amistad” non mi è piaciuto affatto.
Voi ,invece, come la pensate su Spielberg? E – apro un piccolo sondaggio – avete un regista prediletto? Chi è?
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