9 Recensioni su

Vincere

/ 20097.1132 voti

male / 6 Maggio 2020 in Vincere

imbarazzante, una specie di fiction che dimostra il declino del nostro cinema.. per di piu finanziato con soldi pubblici.

Young Mr. Mussolini / 13 Ottobre 2016 in Vincere

Bellocchio scava nel passato mussoliniano proponendo una storia dai contorni non ben definiti (il presunto matrimonio tra il duce e la Dalser è generalmente negato dagli storici).
Il film si concentra particolarmente sul dramma della donna e, parallelamente, su quello del figlio del duce, riconosciuto e poi pressoché abbandonato fino all’internamento in un ospedale psichiatrico.
La storia procede a tentoni, tra urla e amplessi ridondanti (quelli della coppia Dalser-Mussolini), seguendo lo stile tipico di certo cinema italiano contemporaneo.
Un buon Timi e una discreta Mezzogiorno, che si lascia fotografare senza veli in alcune scene di nudo integrale.
Ampi stralci di cinegiornali Istituto Luce per le scene con protagonista il duce post marcia su Roma.
Interessante il dialogo pirandelliano tra Ida e lo psichiatra, con quest’ultimo che confessa la necessità e insieme la difficoltà di recitare una parte in tempi così difficili per il Paese.

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1 Ottobre 2013 in Vincere

Bellocchio decide di mettere in scena la storia perduta ma accaduta di Ida Delser, moglie di Benito Mussolini e madre del suo primogenito, dagli anni socialisti del dittatore, passando per la rapida ascesa fascista e fermandosi all’alba della seconda guerra mondiale.
Prima parte concentrata sulla costruzione del rapporto tra i due, peraltro molto carente e eccessivamente preoccupata di mostrare e rimostrare l’amore carnale tra i due, come se l’intensità e l’ostinatezza del loro rapporto fosse traducibile visivamente solo in questo modo; nella seconda metà è lei la vera protagonista, ossia Giovanna Mezzogiorno/Ida, allontanata prima e rinchiusa dopo in manicomio perchè proclama di essere la moglie di quelle che ormai è il Benito Mussolini/ Filippo Timi più noto, il dittatore dall’eloquio folle.
Se lei si dimostra molto brava nelle scene mute, comunicando eccellentemente con gli sguardi e col corpo ma meno efficace nelle scene con dialoghi ( non sempre però, dato che la scena del colloquio con medici e infermiere è molto bella), Timi è bravino ( e quando rifa i discorsi di Mussolini si apprezza lo sforzo), ma anche lui, come la Mezzogiorno soffre di quella cosa che accomuna molti attori italiani: la battuta pronunciata velocemente, mezza sussurrata e come se stessero tutti perdendo il treno. Sarò lenta io, ma mi è risultato quasi difficile afferrare certi dialoghi.
La recitazione però è l’ultimo dei problemi forse, perchè il film pecca in lunghezza e coinvolgimento, virando troppo spesso verso il pretenzioso: Bellocchio ha tante buone idee, si vede, ma la metà di queste sono realizzate male e dunque non si può non pensare che si è voluto strafare, risultando deboli e scadenti. Non aiuta la fotografia del solito Ciprì, che per gusto personale non ho mai apprezzato ( e vengo dalla visione di Malick, quindi Lubezki alla fotografia, cioè una specie di Dio per quanto mi riguarda), terribilmente cupa e scura. Una lampada accesa qua e là avrebbe giovato, e invece no, dobbiamo sempre guardare i profili ombreggiati e gli occhi vitrei dei protagonisti, tranne nei momenti rischiarati dalla bellissima luce naturale del giorno. Infine, colonna sonora interessante ma invadente, soprattutto nella prima metà, quando sovrasta i discorsi dei protagonisti e montaggio mozzato sgradevolemte in certi punti.
Salvato da alcune pensate e da certe scene evocative ( Ida che lancia lettere sotto la neve), non riesce comunque a raggiungere quegli alti standard che traspaiono qua e là.

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2 Luglio 2013 in Vincere

Ad inizio secolo, un giovane socialista e una passionale ragazza si incontrano, si sposano e dalla loro unione nasce un figlio. Questi due giovani sono Benito Mussolini e Ida Dalser, il figlio Benito Albino. Viste le grandi ambizioni e le mire politiche del marito, Ida si mette in disparte lasciando spazio alla sua inarrestabile ascesa politica, che coinciderà con la propria esclusione della vita di Benito, il quale sposerà un’altra donna con rito civile e dalla quale avrà la figlia Edda, e il ricovero e la morte in un’ospedale psichiatrico, insieme al figlio Benito, dove è stata fatta rinchiudere perchè considerata troppo invadente.

Marco Bellocchio si concentra sul parallelismo tra la storia d’amore e l’ascesa di Mussolini, sull’ardore che mette in entrambe, inizialmente, fino al completo disinteresse per il rapporto coniugale, enfatizzato dalle scene di sesso e dal distacco che pian piano si viene a notare nel viso del protagonista, distante da ciò che sta accadendo in quel momento, con la testa sulla sua pianificazione professionale e politica. Inoltre intervalla filmati d’archivio al girato, nel momento in cui Benito Mussolini esclude totalmente la moglie (Giovanna Mezzogiorno) e inizia la sua campagna politica, lasciando spazio all’interpretazione dell’eccellente Filippo Timi, che fino a quel momento aveva interpretato il padre, per poi passare al personaggio del figlio.

Essendo comunque un film storico, non siamo di fronte ad un documentario, bensì ad una storia reale e “di nicchia”, fino a poco tempo fa non considerata tale, ma grazie al grande lavoro di ricerca ha trovato la sua veridicità ed ha attratto, ovviamente, il regista che non è nuovo a questi viaggi all’interno del potere e della psiche umana.

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1 Febbraio 2013 in Vincere

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Inspiriamo.
Non dico di ascoltare il pezzo del discorso di Mussolini-pagliaccio, che di pagliaccio ai giorni nostri il nostro abbiamo. E quelli che vogliono rimuovere il fascismo fingendo che non sia mai esistito io non li capisco.
E’ la storia di Ida Dalser, nella pratica una tipa che si era sbattutissima e poi sposata un giovane Mussolini coi capelli, incinta, sposata e poi TIE’, misconosciuta per quella cozza di Donna Rachele.
La prima mezz’ora scopano solo, fin noioso, e per tanto così sto a casa a guardarmi un porno – ok, in un porno il culo della Mezzogiorno non lo vedo, ma ci son pro e contro. La simpatica Ida-Mezzogiorno è totalmente scema per questo Benitozzo, gli da i soldi per mantenere il Popolo d’Italia (fondato da Mussolini dopo aver lasciato la direzione dell’Avanti, dove il suo interventismo non veniva apprezzato) ma entro la fine della Prima Guerra Mondiale lui se l’è bella che dimenticata. Finirà internata e disperata, in tournée trionfale per manicomi, dove continua ad affermare di esser la signora Mussolini, ricevendone sberleffi da suore e fascisti (che poi suvvia, son la stessa cosa).
Deduzioni: Mussolini scopa tantissimo, e delle fighe da paura.
Ne deduco che io non sono fascista. Ma pe’nnniente, zero.
Grandi scene: Mussolini che va all’esposizione di arte futurista e, davanti a un quadro, commenta, facendo la pistola con la mano: TATATATATATATATA!!! Fine commento.
Il film è infarcito (e per questo lo amo, ti amo) di spezzoni d’epoca, istituto Luce, ma non solo, pezzi di film, capolavori, schifosi, cinegiornali, qualsiasi cosa. Sempre a guardare film stanno, e la luce ed il rumore del cinematografo è come il doppio filtro attraverso cui passa tutto.
(ma no, non passa tutto. Tutto passa. C’è tutta la differenza del mondo. Giusto, che so, un ingegnere potrebbe non coglierla 😀 )
Io ho riconosciuto soltanto Ottobre di Eisenstein (quanti sono i modi diversi di scrivere Eisenstein? Ancora non ho capito…) e il Monello di Chaplin. Che tra l’altro se ben ricordo erano del ’27 e del ’21 U_U, così, a che serve sennò l’esame di storia del cinema? Sono anche l’unico che si è letto tutto il Rondolino mi sa 🙁
Detto che Bellocchio merita i soldi del biglietto a prescindere, qui preme sulla tavoletta della regia, mi sa che ha visto il Divo e ha capito che non si può lasciar fare tutto agli altri (ah, questa la trovo come minimo irriconoscente, ma povero Bellocchio… ciao MMMitico Bellocchio).
Il film ci sta tutto e la Mezzogiorno urla ma mi ha dato meno fastidio del solito. Nello specifico, il suo personaggio sta in manicomio ma non è matto. E’ scemo.

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Che follia la guerra!!! / 19 Settembre 2012 in Vincere

Un popolo dietro un folle. Un folle che distrugge tutto quello che ha di fronte pur di raggiungere lo scopo, anch’esso folle. Un’intera nazione dietro alle ipotetiche ma impossibili strategie per diventare potenza mondiale. Che assurdità. Ma in questo film si narra la storia del duce (minuscolo volutamente…) prima della sua ascesa, quando pare abbia sposato Ida Dalser con la quale ha avuto il suo primo figlio e poi per problemi politici verrà completamente abbandonata, disconosciuta lei e il figlio per poi essere rinchiusa in manicomio. Il cinisco di questo duce verso una donna e il suo primogenito è disgustoso. Disegnato bene e narrato con originalità, il film è gradevole anche se odioso per il tema trattato. Purtroppo, ma forse è un limite mio, Ida Dalser interpretata da Giovanna Mezzogiorno proprio non mi convince, come in altri suoi film alla fine…

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9 Luglio 2011 in Vincere

Prima del duce imperatore c’ero io,un’uomo che sfidava la legge di Dio e le sue regole,un’amante focoso che si beava della propria bigamia ed era felice di un figlio in arrivo,poi tornato dalla guerra ferito forse non solo fisicamente rinnegherà una metà del suo cielo e tutto cambierà…Un film per certi versi geniale e innovativo nel suo aspetto cinematografico,la prima parte sembra suggerire una vita diversa di quella che poi in realtà si troveranno a vivere i protagonisti,Bellocchio ha 70 anni ma non li dimostra rivelandosi forse il miglior regista iataliano in circolazione,in questo film realizza molte sequenze da manuale ( bellissimi e alquanto libidinosi gli incontri erotici tra i due protagonisti ) e suggestive, la Mezzogiorno è bellissima e offre un’interpretazione intensa e ispirata , dal canto suo Timi è gigantesco e camaleontico,tutti e due insieme al regista sono da premio oscar !!!

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1 Marzo 2011 in Vincere

E’ la storia della cancellazione di una identità in cui possiamo leggervi la storia della perdita/cancellazione dell’identità di una nazione intera.
Formalmente è bellissimo, perchè adotta l’isteria visiva dei futuristi, ambientazioni a la Fattori, cromatismi molto molto belli, perchè sceglie momenti di poesia pura come una straordinaria nevicata luminosa in un natale tristissimo visto dalla protagonista all’interno delle sbarre del manicomio, in paralello con la furia del figlio contro il simbolo del padre e il suo primo atto di ostinato recupero del proprio nome.
C’è una protagonista unica, una donna moderna, innamorata (cecità per cecità è la stessa fascinazione che tutta la nazione ha subito nei confronti di Mussolini, incapace di guardare veramente alle sue azioni), capace di essere artefice del destino di un uomo freddo e calcolatore (da notare che la Mezzoggiorno passeggia, entra nelle inquadrature in controluce, una sagoma, un’omra)..
Quanto è sbilanciato questo rapporto lo si vede immediatamente dalle lunghe scene di sesso fra i due, l’una completamente partecipe, l’altro distaccato, quasi non presente, in un momento, dato il taglio della luce, spariscono le sue pupille e gli occhi sembrano solo bianchi, vuoti. Lei inadeguata al ruolo viene sacrificata sull’altare del potere, senza però perdere la forza di ribadire la propria esistenza via via che il cerchio si chiude stretto attorno a lei, annullandola, in un lungo percorso in cui sarà lei la prima a doversi liberare del fascino di Mussolini, che difende oltre ogni evidenza.
Intorno a loro il dilagare del fascismo con i suoi tratti di autoritarismo, illiberismo, asservimento di ogni voce differente, paura, convivenza.
Il ritratto peggiore è quello della chiesa, consapevole e silenziosa, un mondo ai piedi del regime che culturalmente forgia l’italia meglio del regime stesso. Tanto che la fuga di Ida è aiutata da una metaforica spoliazione della suora sorvegliante che alla fine, di fronte ad un fatto oggettivo, “rifiuta“ la propria veste.
Il film si apre e si chiude sullo stesso evento, la piccola prova funambolica del sindacalista anticlericale ed ateo che sfida Dio ad incenerirlo per provare la sua esistenza, ma almeno il finale è ottimista, non sarà certo Dio a fermarlo, sarà quel popolo alla sua mercè per 20 anni. Un cerchio da eterno ritorno, chiuso dentro la circolarità di un orologio, all’interno di un tempo definito che si dilata in tutto il film.

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15 Febbraio 2011 in Vincere

Propongo delle riflessioni dopo aver visto Vincere.Cosa dire di questo mussolini tutto di un pezzo, incapace di emozioni diverse da rabbia e voglia di potere? Una pennellata di vernice nera copre volti e corpi dei maschi che incontra, travolge, coinvolge nel sogno visionario che mescola corpi e sesso come metafora del Potere. Un uomo che non conosce momenti di tenerezza e dopo aver fatto l’amore va a cercare sul terrazzo un pubblico osannante, perso nel suo destino.
Un uomo che non accetta una donna passionale e pronta a tutto (il personaggio ricorda quello di Adele H di Truffaut) che non vuole essere oggetto di piacere ma soggetto del suo Amore per lui. Lui che le preferisce una moglie devota e fedele, più consona alle aspettative del tempo. E poi il percorso di follìa con cui il sistema insabbia la verità di quella donna ostinata.
Unica figura maschile veramente interessante è quella dello psichiatra che capisce che quella donna ha ragione e cerca di comunicare con lei, confidandole che lui, per sopravvivere è costretto a “fingere”.Completamente intrappolato in “fantasmi trasgenerazionali” il figlio nato da quest’amore impossibile, che finisce per diventare la brutta copia del padre, costretto come la madre alla reclusione in un manicomio.

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