Vincere

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Vincere

È la storia di Ida Dalser, dell’amore segreto con Benito Mussolini, e del loro figlio Benito Albino. Nei primi anni del Novecento Ida conosce Benito Mussolini, rivoluzionario socialista. I due s’innamorano, si sposano e danno alla luca un figlio. La donna si prodiga per favorire il marito nel suo dinamico attivismo, cambiamenti di rotta politica compresi. La Dalser non si aspetta nulla delle dolorose vicende che seguono, in cui dimostrerà un forza di carattere sorprendente. L’opera, tra l’altro presentata nel 2009 al 62° Festival de Cannes, ha vinto sempre nel 2009, quattro Nastri d’Argento e, nel 2010, sette David di Donatello (tra cui quello per la miglio regia a Marco Bellocchio).
jossi ha scritto questa trama

Titolo Originale: Vincere
Attori principali: Giovanna Mezzogiorno, Filippo Timi, Corrado Invernizzi, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon, Pier Giorgio Bellocchio, Paolo Pierobon, Bruno Cariello, Francesca Picozza, Simona Nobili, Vanessa Scalera, Giovanna Mori, Patrizia Bettini, Silvia Ferretti, Corinne Castelli, Fabrizio Costella, Elena Presti, Michele Chiadò, Gilda Postiglione Turco, Mostra tutti

Regia: Marco Bellocchio
Sceneggiatura/Autore: Marco Bellocchio
Colonna sonora: Carlo Crivelli
Fotografia: Daniele Ciprì
Costumi: Sergio Ballo
Produttore: Mario Gianani, Olivia Sleiter
Produzione: Francia, Italia
Genere: Drammatico, Thriller, Storia, Biografico
Durata: 128 minuti

Dove vedere in streaming Vincere

male / 6 Maggio 2020 in Vincere

imbarazzante, una specie di fiction che dimostra il declino del nostro cinema.. per di piu finanziato con soldi pubblici.

Young Mr. Mussolini / 13 Ottobre 2016 in Vincere

Bellocchio scava nel passato mussoliniano proponendo una storia dai contorni non ben definiti (il presunto matrimonio tra il duce e la Dalser è generalmente negato dagli storici).
Il film si concentra particolarmente sul dramma della donna e, parallelamente, su quello del figlio del duce, riconosciuto e poi pressoché abbandonato fino all’internamento in un ospedale psichiatrico.
La storia procede a tentoni, tra urla e amplessi ridondanti (quelli della coppia Dalser-Mussolini), seguendo lo stile tipico di certo cinema italiano contemporaneo.
Un buon Timi e una discreta Mezzogiorno, che si lascia fotografare senza veli in alcune scene di nudo integrale.
Ampi stralci di cinegiornali Istituto Luce per le scene con protagonista il duce post marcia su Roma.
Interessante il dialogo pirandelliano tra Ida e lo psichiatra, con quest’ultimo che confessa la necessità e insieme la difficoltà di recitare una parte in tempi così difficili per il Paese.

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1 Ottobre 2013 in Vincere

Bellocchio decide di mettere in scena la storia perduta ma accaduta di Ida Delser, moglie di Benito Mussolini e madre del suo primogenito, dagli anni socialisti del dittatore, passando per la rapida ascesa fascista e fermandosi all’alba della seconda guerra mondiale.
Prima parte concentrata sulla costruzione del rapporto tra i due, peraltro molto carente e eccessivamente preoccupata di mostrare e rimostrare l’amore carnale tra i due, come se l’intensità e l’ostinatezza del loro rapporto fosse traducibile visivamente solo in questo modo; nella seconda metà è lei la vera protagonista, ossia Giovanna Mezzogiorno/Ida, allontanata prima e rinchiusa dopo in manicomio perchè proclama di essere la moglie di quelle che ormai è il Benito Mussolini/ Filippo Timi più noto, il dittatore dall’eloquio folle.
Se lei si dimostra molto brava nelle scene mute, comunicando eccellentemente con gli sguardi e col corpo ma meno efficace nelle scene con dialoghi ( non sempre però, dato che la scena del colloquio con medici e infermiere è molto bella), Timi è bravino ( e quando rifa i discorsi di Mussolini si apprezza lo sforzo), ma anche lui, come la Mezzogiorno soffre di quella cosa che accomuna molti attori italiani: la battuta pronunciata velocemente, mezza sussurrata e come se stessero tutti perdendo il treno. Sarò lenta io, ma mi è risultato quasi difficile afferrare certi dialoghi.
La recitazione però è l’ultimo dei problemi forse, perchè il film pecca in lunghezza e coinvolgimento, virando troppo spesso verso il pretenzioso: Bellocchio ha tante buone idee, si vede, ma la metà di queste sono realizzate male e dunque non si può non pensare che si è voluto strafare, risultando deboli e scadenti. Non aiuta la fotografia del solito Ciprì, che per gusto personale non ho mai apprezzato ( e vengo dalla visione di Malick, quindi Lubezki alla fotografia, cioè una specie di Dio per quanto mi riguarda), terribilmente cupa e scura. Una lampada accesa qua e là avrebbe giovato, e invece no, dobbiamo sempre guardare i profili ombreggiati e gli occhi vitrei dei protagonisti, tranne nei momenti rischiarati dalla bellissima luce naturale del giorno. Infine, colonna sonora interessante ma invadente, soprattutto nella prima metà, quando sovrasta i discorsi dei protagonisti e montaggio mozzato sgradevolemte in certi punti.
Salvato da alcune pensate e da certe scene evocative ( Ida che lancia lettere sotto la neve), non riesce comunque a raggiungere quegli alti standard che traspaiono qua e là.

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2 Luglio 2013 in Vincere

Ad inizio secolo, un giovane socialista e una passionale ragazza si incontrano, si sposano e dalla loro unione nasce un figlio. Questi due giovani sono Benito Mussolini e Ida Dalser, il figlio Benito Albino. Viste le grandi ambizioni e le mire politiche del marito, Ida si mette in disparte lasciando spazio alla sua inarrestabile ascesa politica, che coinciderà con la propria esclusione della vita di Benito, il quale sposerà un’altra donna con rito civile e dalla quale avrà la figlia Edda, e il ricovero e la morte in un’ospedale psichiatrico, insieme al figlio Benito, dove è stata fatta rinchiudere perchè considerata troppo invadente.

Marco Bellocchio si concentra sul parallelismo tra la storia d’amore e l’ascesa di Mussolini, sull’ardore che mette in entrambe, inizialmente, fino al completo disinteresse per il rapporto coniugale, enfatizzato dalle scene di sesso e dal distacco che pian piano si viene a notare nel viso del protagonista, distante da ciò che sta accadendo in quel momento, con la testa sulla sua pianificazione professionale e politica. Inoltre intervalla filmati d’archivio al girato, nel momento in cui Benito Mussolini esclude totalmente la moglie (Giovanna Mezzogiorno) e inizia la sua campagna politica, lasciando spazio all’interpretazione dell’eccellente Filippo Timi, che fino a quel momento aveva interpretato il padre, per poi passare al personaggio del figlio.

Essendo comunque un film storico, non siamo di fronte ad un documentario, bensì ad una storia reale e “di nicchia”, fino a poco tempo fa non considerata tale, ma grazie al grande lavoro di ricerca ha trovato la sua veridicità ed ha attratto, ovviamente, il regista che non è nuovo a questi viaggi all’interno del potere e della psiche umana.

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1 Febbraio 2013 in Vincere

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Inspiriamo.
Non dico di ascoltare il pezzo del discorso di Mussolini-pagliaccio, che di pagliaccio ai giorni nostri il nostro abbiamo. E quelli che vogliono rimuovere il fascismo fingendo che non sia mai esistito io non li capisco.
E’ la storia di Ida Dalser, nella pratica una tipa che si era sbattutissima e poi sposata un giovane Mussolini coi capelli, incinta, sposata e poi TIE’, misconosciuta per quella cozza di Donna Rachele.
La prima mezz’ora scopano solo, fin noioso, e per tanto così sto a casa a guardarmi un porno – ok, in un porno il culo della Mezzogiorno non lo vedo, ma ci son pro e contro. La simpatica Ida-Mezzogiorno è totalmente scema per questo Benitozzo, gli da i soldi per mantenere il Popolo d’Italia (fondato da Mussolini dopo aver lasciato la direzione dell’Avanti, dove il suo interventismo non veniva apprezzato) ma entro la fine della Prima Guerra Mondiale lui se l’è bella che dimenticata. Finirà internata e disperata, in tournée trionfale per manicomi, dove continua ad affermare di esser la signora Mussolini, ricevendone sberleffi da suore e fascisti (che poi suvvia, son la stessa cosa).
Deduzioni: Mussolini scopa tantissimo, e delle fighe da paura.
Ne deduco che io non sono fascista. Ma pe’nnniente, zero.
Grandi scene: Mussolini che va all’esposizione di arte futurista e, davanti a un quadro, commenta, facendo la pistola con la mano: TATATATATATATATA!!! Fine commento.
Il film è infarcito (e per questo lo amo, ti amo) di spezzoni d’epoca, istituto Luce, ma non solo, pezzi di film, capolavori, schifosi, cinegiornali, qualsiasi cosa. Sempre a guardare film stanno, e la luce ed il rumore del cinematografo è come il doppio filtro attraverso cui passa tutto.
(ma no, non passa tutto. Tutto passa. C’è tutta la differenza del mondo. Giusto, che so, un ingegnere potrebbe non coglierla 😀 )
Io ho riconosciuto soltanto Ottobre di Eisenstein (quanti sono i modi diversi di scrivere Eisenstein? Ancora non ho capito…) e il Monello di Chaplin. Che tra l’altro se ben ricordo erano del ’27 e del ’21 U_U, così, a che serve sennò l’esame di storia del cinema? Sono anche l’unico che si è letto tutto il Rondolino mi sa 🙁
Detto che Bellocchio merita i soldi del biglietto a prescindere, qui preme sulla tavoletta della regia, mi sa che ha visto il Divo e ha capito che non si può lasciar fare tutto agli altri (ah, questa la trovo come minimo irriconoscente, ma povero Bellocchio… ciao MMMitico Bellocchio).
Il film ci sta tutto e la Mezzogiorno urla ma mi ha dato meno fastidio del solito. Nello specifico, il suo personaggio sta in manicomio ma non è matto. E’ scemo.

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