Recensione su Venere in pelliccia

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Ambiguo e ambivalente. / 30 Ottobre 2016 in Venere in pelliccia

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il tema fondamentale è più che esplicito: la finzione/recitazione che diviene realtà. L’intero avvenimento, infatti, si basa sulla recitazione dei due protagonisti e sul loro interminabile dialogo, che si tiene proprio in un teatro (e più che davanti a uno schermo, sembra davvero di trovarci in teatro).
Due parole sono ripetute più volte nel corso del film, e lo descrivono pienamente: ambiguo e ambivalente.
“Ambivalente” richiama la duplicità attorno a cui si sviluppa l’intero film: da una parte abbiamo la finzione e dall’altra la realtà. Le due cose si mescolano e si confondono in modo tale che a tratti per lo spettatore risulta davvero difficile distinguerle; infatti il divario tra l’audizione e la pièce in sé si assottiglia progressivamente e, attraverso un crescente climax, l’una diventa l’altra, sempre più elementi accomunano attori e personaggi interpretati, finché realtà e recitazione non coincidono perfettamente.
Nella pièce, Severin è riluttante a cedere alle provocazioni di Venere, mentre nel momento dell’audizione Thomas nega il provino a Vanda; in entrambi i casi assistiamo a un’iniziale resistenza nei confronti delle donne, che, però, si vendicheranno in seguito facendo prevalere la loro volontà su quella di lui, dominandolo completamente.
Questo processo non è certamente istantaneo ed è aiutato da una serie di elementi. Il fatto che il nome dell’attrice (Vanda Jourdain) e del suo personaggio interpretato (Wanda von Dunajew) coincidano non può che facilitare la continua alternanza tra recitazione e realtà, permettendo un passaggio immediato dall’una all’altra senza che ce ne si accorga. Un altro esempio lampante, benché di secondo piano, è che gli effetti sonori di atti semplicemente emulati (firma del contratto, strappo del foglio ecc.) vengono realmente riprodotti.
Nella parte finale si raggiunge il culmine di quel crescendo di emozione, ambiguità e ambivalenza; le due storie si sono intrecciate fino a fondersi in una sola e la compiutezza del processo di commistione si riscontra nella conclusione più scombussolante: la perversione che contraddistingue la pièce è diventata reale.

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