Recensione su Up

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3 Giugno 2011

Premetto: il livello pixar è pienamente cinematografico, là dove molti ancora dividono e suddividono in film per bambini o altro.
Mi è piaciuto di più Wall e con tutti i suoi squilibri.
In questo film tutto è molto più controllato, tutto così equilibrato da rasentare un po’ di freddezza.
L’incipit è Pixar, perchè è un corto, pochissime parole, ma l’apice emotivo è muto solo immagini e musica, sembra che in questo ambito pixar dia il meglio di sè e riconosca pienamente in esso il suo dna. Un incipit che è il riassunto di una vita baciata dalla fortuna, Carl è una persona fortunata, anche senza bimbi, anche con il lutto, quale vita può dire di non toccare il lutto? Mi colpisce che in questo riassunto di felicità non ci sia spazio per il lavoro (sì ok, Carl lavora, ma non c’è la minima idea di carriera, competizione, obiettivi etc), ma venga tutto dal privato, la realizzazione dell’uomo è nel suo privato e nei suoi sogni che sono tutt’altro che legati alla realizzazione lavorativa. Un’idea controcorrente ad oggi, ma molto battuta dal cinema classico americano del dopo ’29.

Poi l’avventura: se oggi vogliamo fare le veline e i calciatori Carl vuole esplorare il mondo, nella sua infanzia quello era il sogno e, come a specchio, a lui manca un bambino, ecco un bambino senza babbo (non tecnicamente, ma a livello affettivo) che ancora mastica un po’ di avventura ideale, per quanto ironicamente non abbia mai montato una tenda e, assurdamente, possegga un aggeggio satellitare per non perdersi: gli autori sanno davvero di che mondo è fatto il mondo dei bambini, led, virtualismo, tecnologia e nessun vissuto.

Poi l’avventura esplode, con il portentoso volo della casa che è sì Ellie, ma è soprattutto il passato di Carl, tutto, è il suo peso che Carl porta letteralmente sulle spalle, lo trascina, ormai aiutato da Russell, con i ricordi e tutte le cose fatte e non fatte (infatti alla fine la svuota questa casa), con dentro i miti che si devono abbattere. Perchè Muntz è un mito infantile che viene spodestato, un’idea romantica che si rivela nella realtà sadico, pieno di sè, disposto ad immolare il senso dell’avventura per la gloria: è per questo che non merita il dirigibile, Muntz ha tradito lo spirito dell’avventura.

Il rapporto Carl-Russell è un rapporto classico di respingimento-riconoscimento, Carl si apre all’altro che può comunicare con lui attraverso gli unici codici validi: l’altruismo, il disinteresse, un rinnovato idealismo, insomma salvare Kevin a costo di tutto.
Due storie di crescita che portano a costruire un rapporto famigliare, benchè noi sappiamo che Russell almeno un genitore ce l’ha, ma la sua assenza continua imperterrita, la morale Pixar non è mai semplicistica, anche le cose più belle non risolvono automaticamente i problemi della vita.

Il corto iniziale è spettacolare, fra i migliori, la nuvole che piange mi ha stregata! E poi anche i cuccioli di squalo devono pur nascere!

Ah, Muntz è K. Douglas!

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