C’era una volta a... Hollywood

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C’era una volta a... Hollywood

Los Angeles. Rick Dalton, attore di serie tv western, e Cliff Booth, il suo stuntman, si muovono nella Hollywood del 1969. Dalton, ormai abbonato ai ruoli da cattivo, sta tentando di rilanciare la sua carriera. Nel frattempo, nella villa accanto alla sua si trasferiscono il regista Roman Polanski e la moglie Sharon Tate.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Once Upon a Time... in Hollywood
Attori principali: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Julia Butters, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis, Al Pacino, Nicholas Hammond, Samantha Robinson, Rafał Zawierucha, Lorenza Izzo, Costa Ronin, Damon Herriman, Lena Dunham, Madisen Beaty, Mikey Madison, James Landry Hébert, Maya Hawke, Victoria Pedretti, Sydney Sweeney, Harley Quinn Smith, Dallas Jay Hunter, Kansas Bowling, Parker Love Bowling, Cassidy Vick Hice, Ruby Rose Skotchdopole, Danielle Harris, Josephine Valentina Clark, Scoot McNairy, Clifton Collins Jr., Marco Rodríguez, Ramón Franco, Raúl Cardona, Courtney Hoffman, Dreama Walker, Rachel Redleaf, Rebecca Rittenhouse, Rumer Willis, Spencer Garrett, Clu Gulager, Martin Kove, Rebecca Gayheart, Kurt Russell, Zoë Bell, Michael Madsen, Perla Haney-Jardine, James Remar, Monica Staggs, Craig Stark, Keith Jefferson, Omar Doom, Kate Berlant, Victoria Truscott, Allison Yaple, Bruce Del Castillo, Brenda Vaccaro, Lew Temple, Daniella Pick, David Steen, Mark Warrack, Gabriela Flores, Heba Thorisdottir, Breanna Wing, Kenneth Sonny Donato, Sergio Gonzalez, Casey O'Neill, Michael Graham, Emile Williams, Vincent Laresca, JLouis Mills, Gilbert Saldivar, Maurice Compte, Eddie Perez, Hugh McCallum, Zander Grable, Ed Regine, Michael Bissett, Lenny Langley Jr., Gillian M. Berrow, Chad Ridgely, Chic Daniel, Corey Burton, Michaela Sprague, Ryan Ramirez, Kayla Jenee Radomski, Kerry Westcott, William DeAtley, Brianna Joy Chomer, Quentin Tarantino, Johnny Otto, Gina Aponte, Adam West, Burt Ward, Katarína Paveleková, Weston Razooli, Mostra tutti

Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura/Autore: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Costumi: Lynda Foote, Arianne Phillips
Produttore: David Heyman, Shannon McIntosh, Quentin Tarantino, Georgia Kacandes, Yu Dong, Jeffrey Chan
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 162 minuti

Dove vedere in streaming C’era una volta a... Hollywood

Non delude mai… / 24 Giugno 2021 in C’era una volta a... Hollywood

Quentin Tarantino per me una garanzia. 9° film del regista e come sempre non mi delude mai.
Questa volta rivisita una storia realmente accaduta con il suo stile e con un finale tarantiniano al 100%.
In questo suo ultimo lavoro il regista, secondo il mio illustre parere, riesce a tirare fuori il meglio a Brad Pitt. Una interpretazione eccezionale. L’ho sempre apprezzato ma in questo lavoro si è superato.
La trama: Rick Dalton (Leonardo Di Caprio), attore di una popolare serie televisiva, sta vivendo la sua fase di declino e vuole a tutti i costi abbandonare le serie per lanciarsi verso il mondo del cinema. Insieme a lui c’è sempre il fedelissimo e amico Cliff Booth (Brad Pitt), suo personale stuntman/controfigura ma anche autista da quando, causa alcool, gli è stata sospesa la patente. Rick viene a sapere poi che nella casa a fianco alla sua si è appena trasferita la giovane coppia del regista Roman Polański e sua moglie, l’attrice Sharon Tate (Margot Robbie). Cercherà in diversi modi di entrare nelle sue grazie per realizzare dei film con lui.
Il resto è da vedere.
Tarantino con questo suo ultimo lavoro termina la trilogia storica dopo Bastardi senza Gloria e il bellissimo Django Unchained.
Ultra premiato con Oscar, Golden Globes e tanti altri premi.
Coinvolgente, divertente e tarantiniano!
Cosa vuoi di più.
Buona visione!
Ad maiora!
#filmaximo

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Quanto cinema per un solo film. / 7 Maggio 2020 in C’era una volta a... Hollywood

Un film sullo sguardo, sull’apoteosi del desiderio filmico, sulla fibrillazione incostante ma volitiva della passione artistica, in un momento storico e culturale di frenetico mutamento come il 1969. Anno cardine non solo per il buon Quentin, checché se ne dica, ma per tutto un movimento cinematografico, antropologico, culturale e sociale che da desueto tornò ad essere vivo e vivace nell’immaginario collettivo. Cadono i vecchi archetipi, mentre nuove colonne emergeranno e si ergeranno nell’immenso luna park hollywoodiano. Qualcuno, come i due protagonisti, sembra cedere il passo, mostrare il fianco, arrancare, inciampare, raggomitolarsi ai margini dell’industria pur di continuare a respirare il sogno. Il 1969 di Tarantino è puro romanticismo, è musica (tanta), auto veloci, esagerazioni, è la favola nera della redenzione e dell’amicizia, della volontà e della cialtronaggine. Un lungo giro di boa su cui far leva per tramutare, anziché il sogno in chimera, la chimera in un sogno. Siamo su livelli altissimi di narrazione, di immagini, di volti, di corpi, di prove attoriali maiuscole e commoventi, non c’è trucco e non c’è inganno, e se anche ci fosse vogliamo a tutti i costi far finta di nulla, perché c’è solo questa Hollywood trasognata, nel gargantuesco calderone di puro stupore.

Brad Pitt nel ruolo di Cliff Booth fa irruzione sulla scena come uno dei personaggi più forti e imperturbabili dell’epopea tarantiniana e non solo, diciamo pure del cinema tutto. Il ruolo della vita per un attore troppo poco considerato come tale. Impossibile togliergli gli occhi di dosso, sia per gli uomini che per le donne, lo stile non ha sesso, qui. DiCaprio dipinge con superba grandezza l’estenuante afflizione di un attore sul viale del tramonto, consapevole di esserlo, ma impossibilitato ad accettarlo, imprigionato com’è in un lungo tunnel dove l’unica, fievole luce in grado di intravedersi è quella di un imbrunire sempre più incombente. E che dire della splendida Margot Robbie nei panni di Sharon Tate, colei che ha poche battute durante il film, ma che parla con uno sguardo. Presenza celestiale ed eterea, figura gioviale che non ha bisogno di parlare per esprimere il perenne stato di giubilo in cui si trova; e l’apoteosi più bella è proprio nel momento in cui va a spulciarsi al cinema, in quell’immensa sala buia dove l’unica cosa a rispendere sono i suoi occhi emozionati, mentre guarda se stessa riflessa sul grande schermo. Ma davvero siamo qui a fare le pulci a queste cose qui?! Un po’ di decoro, orsù.

“Once Upon a Time in Hollywood” è quel film che (ci) mancava, una stella cadente, un fulmine a ciel sereno, gioia e piacere, un’opera così enorme capace di creare un bagliore talmente grosso da stordirci e incasinarci i movimenti motori. Un po’ come quando Cliff decide finalmente di fumarsi quella sigaretta intinta nell’acido… ecco, ci siamo arrivati. Quella sigaretta. Espediente curioso, quasi poco annoverato fra le trovate di un film già di per sé esagerato. E pure, mi ritorna in mente Robert De Niro che sul finale di un altro “C’era Una Volta”, quello in America, fuma il suo oppio e ci lascia con un dubbio logorante ma straordinario. Chissà che…be’, se così fosse, io, mi commuoverei ancor di più. Tanto quanto su quella scritta finale che ci fa capire quanto le favole siano ancora possibili.

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Che cafonata / 15 Aprile 2020 in C’era una volta a... Hollywood

Ho capito che si parla della vecchia Hollywood, ma una cosa così cafona mi sembra eccessiva. Comunque veramente mi piange il cuore per quello che sto per dire, da fan di Quentin Tarantino, ma non posso trattenermi, non ce la faccio: questo è il suo peggiore film.
Partiamo dal fatto che le prime due ore di film sono pressoché inutili, non che quell’altra ora dopo serva realmente a qualcosa. Un pippone epico pieno di macchiette e cliché per sfociare in una scena di “azione” che è una delle cafonate più atroci che abbiano mai visto i miei poveri occhi. L’unica cosa decente del film, probabilmente è la fine, tutto il resto per me non ha proprio senso, la trama è completamente assente, mi sembra solo una lunga – morbosamente lunga – pretesa per parlare di una serie di cose che piacciono a lui, le vecchie star, il cinema western, il cinema italiano, attori leggendari buttati a caso (scene di cattivo gusto, battute anche).
Il film sembra diretto da un’altra persona, sembra che un tizio abbia deciso di imitare in malo modo lo stile cinematografico di Tarantino, scimmiottandolo. Caruccia l’estetica e i colori, che erano perfettamente azzeccati – peccato solo quelli. Non so quante inquadrature di piedi abbiamo dovuto subire, tra l’altro piedi sporchi e coi calli, segno che il feticismo di questo cristiano sta degenerando – e comunque davvero troppo ostentato.
L’ottima recitazione degli attori e la varietà del cast non compensa – e mi dispiace dirlo, perché ci sono veramente rimasta male, avevo evitato anche di leggere commenti e recensioni proprio perché non volevo assolutamente esaltarmi troppo o essere troppo scettica. La verità è che ha toppato, per me. No, non mi è piaciuto.
E niente, Once Upon a time… in Hollywood, un film di Peppe Fetish, scritto da Sam Nonsense.
Tre ore deludenti. Ovviamente non darei mai un voto più basso di sei a Tarantino, mai nella vita, però questo film mi ha lasciata proprio con l’amaro in bocca.

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O lo ami o lo odi. / 11 Aprile 2020 in C’era una volta a... Hollywood

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non ci sono mezze misure, o ami il cinema di Quentin Tarantino o lo odi.
Io ovviamente lo amo, amo la sua estetica precisa e maniacale.
Pare scontato dire che il mio film preferito di Quentin sia Pulp Ficiton, lo so, ma trovo stupendo anche Jackie Brown che non è di sicuro famoso quanto lo sono appunto Pulp Fiction e Le Iene.
Finalmente ho visto il 9° film di Tarantino e… wow! Due ore e quaranta minuti volate.
La coppia di protagonisti è fantastica. Di Caprio si conferma un grandissimo attore, alcune sequenze sono fantastiche (ad esempio quella con la bambina oppure quando rientra nella roulotte e s’incazza perché non ricorda le battute). Ottimo anche Brad Pitt (ha vinto un Oscar, no?!), tutta la sequenza al Ranch con i seguaci di Charles Manson (che vediamo solo per pochissimi minuti verso l’inizio) è grandiosa, per non parlare del finale quando è sotto acido.
Continuo a non digerire Margot Robbie, non mi dice molto, la trovo abbastanza inespressiva.
Poi c’è tutto il contorno, anche piccoli cameo come Kurt Russell e Dakota Fanning. E Al Pacino?
Colonna sonora, beh, inutile menzionarla.
Ancora una volta il buon Quentin non si risparmia e ci regala un grandissimo film.
Chi scrive “senza senso” non ha ben capito probabilmente il personaggio di Rick Dalton.
Unico appunto, negativo: perché fare interpretare la moglie italiana di Dalton ad un’attrice cilena? Era così difficile trovarne una italiana all’altezza delle (pochissime) sequenze in cui è presente?

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C’era una volta Tarantino / 31 Marzo 2020 in C’era una volta a... Hollywood

Once Upon a Time in Hollywood, o C’era una volta a Hollywood, è l’ultimo film scritto e diretto dal celebre Quentin Tarantino. Se non ci fosse scritto non te ne accorgeresti nemmeno perché difatti, pur sembrando il suo film più personale, non c’è nulla che richiami quello che ormai è entrato nel linguaggio comune di “tarantiniano”, eccetto la scena finale che ho trovato il punto più basso del film e dell’intera carriera di Tarantino.
Onestamente non c’è niente che mi piaccia in questo film. Nonostante sia composto da un grande cast, la recitazione non stupisce. L’Oscar a Brad Pitt è uno dei più immeritati nella storia dell’Academy, vedere per credere.
Il film manca di originalità, è piatto, noioso oltremodo lungo per ciò che vuole narrare e nonostante la sua incredibile durata non si è riusciti a inserire il personaggio di Charles Manson per più di 10 secondi, nonostante il film vuole a modo suo narrare i fatti della Manson Family e la strage di Cielo Drive. Sharon Tate viene dipinta come un’ochetta svampita che ama scorrazzare per Hollywood e guardarsi sul grande schermo. Nulla di più. Non sembra avere una personalità che vada oltre per Tarantino.

Mi dispiace, ma se il film non fosse di Tarantino molte persone non l’avrebbero probabilmente nemmeno considerato. È un peccato perché ho amato tantissimo The Hateful Eight e lo considero uno dei suoi film migliori, quindi per me il declino di Tarantino è iniziato così, inaspettatamente con C’era una volta Hollywood, ma confido si tratti solo di un passo falso.

Voto: 6½ al quale però non me la sento di arrotondare a 7, perciò 6.

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