Amore, parliamone. / 14 Aprile 2014 in Una relazione privata

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il soggetto è il “classico” Amore, benché l’incipit e le premesse della relazione siano inusuali: due sconosciuti intrecciano una relazione (inizialmente) solo sessuale, dopo essersi conosciuti attraverso un annuncio su una rivista specializzata.
La scelta di non conoscere mai l’identità, l’indirizzo o la vita privata dell’altro, a conti fatti, non è solo un vezzo legato alla gestione della liason più o meno clandestina: grazie a questo éscamotage narrativo, la storia si mantiene oggettiva, universale, come lo è il tema, i personaggi diventano simulacri, modelli, il racconto si offre come “manuale d’amore” poiché, con passaggi netti, esso racconta tutte le fasi dell’evoluzione di una faccenda di cuore.
Dalla pura attrazione fisica (lei cerca un uomo villoso, per esempio, e le mani di lui le ispirano curiosità antropologicamente primigenia), con trapassi simbolici, i protagonisti passano all’affetto, alla tenerezza, al timore dell’infinita felicità, forse troppo grande e troppo bella per essere accettata senza tremare. I ruoli si ribaltano, finendo per livellarsi (lei, inizialmente, sembra dominare fisicamente e sensualmente il compagno, ma poi è lui a farla emozionare, come una ragazzina), fino ad omologare su una partitura fasulla, però, i pensieri di entrambi

Bellissimo il corridoio rosso che conduce alla camera dell’hotel che accoglie la vicenda: unica nota di colore in una Parigi fatta di volti e strade ed edifici informi ed incolori.
Forse forzo gli accostamenti, ma la vividezza della tinta di questo ambiente e la valenza che essa assume mi ha ricordato sia l’insistita forza cromatica del Resnais de Gli amori folli che quella di In the mood for love di Wong Kar-wai.

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