Recensione su Una piccola impresa meridionale

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Lento / 4 Novembre 2013 in Una piccola impresa meridionale

Dovrebbe essere un film leggero e spensierato, da vedere quando non ci si vuole impegnare troppo e si vuole semplicemente stare un po’ stesi sul divano, in compagnia di amici o parenti, ma ci sono notevoli punti che non lo rendono ciò ci si aspetterebbe.

Troppo lungo per essere catalogato come leggero, diventa fin troppo pesante.
Troppo monotono, dà quasi un senso di oppressione: se fosse stato girato in più luoghi, anche solo due o tre, non avrebbe dato certo la stessa sensazione pesantezza.
Troppo prevedibile e stereotipato: penso sempre che un film, così come un libro, se ti permette di scoprirlo fin dal principio o prima che sia arrivato il momento giusto, non sia un buon film (o un buon libro), o forse lo sarebbe stato con vari accorgimenti, reso diversamente.
Improbabile la parlata meridionale di Scamarcio, da brividi: ogni parola, nonostante avesse una chiara cadenza made-in-sud, manteneva quel tipico accento romano. Non che non mi piaccia, direi piuttosto che mi è abbastanza simpatico, ma è alquanto fuoriluogo in questo contesto.
Incomprensibile la decisione di Papaleo di iniziare con una voce fuoricampo, come volesse semplificarsi il lavoro sostituendo con una breve introduzione quella che sarebbe dovuta essere una successione di immagini per introdurre lo spettatore nella storia.
I dialoghi, poi, mi sono sembrati abbastanza sconnessi, come d’altronde i personaggi. Ci si concentra su uno di essi, per poi abbandonarlo e focalizzarsi su un altro, dimenticandosi quasi che quello precedente esista.

Tuttavia, non si può dire che sia un film insufficiente, peccato superi a malapena la mediocrità.

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