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Una piccola impresa meridionale

/ 20136.079 voti

E’ un sei e mezzo, ma io a Papaleo voglio bene / 17 Dicembre 2013 in Una piccola impresa meridionale

l’ho trovato delizioso. Divertente, migliore nella confezione del suo film precedente, migliore proprio la regia, le inquadrature, il ricercare i colori, i dolly, l’idea visiva generale ottimi gli attori, quasi tutti in parte e ispirati. Una storia di liberazione , di scontro in cui il personaggio principale,isolato in un faro perché ha rotto una convenzione sociale, si ritrova a catalizzare una congrega di fuoriusciti dalle regole che non possono non scegliere l’esclusione a fronte della propria libertà. Ed è una scelta che racconta una sconfitta ( di un paese,di una cultura) e celebra una forza che è quella di chi rompe comunque la regola e va avanti. Frizzante, ottimo nei tempi ben congegnato fino a due terzi, mette insieme una decina di personaggi folli, di quella follia che é propria dei risvegliati da un sonno profondo, i folli e gli estranei al mondo che accettano la solitudine come contraltare.
Poi un guizzo di buonismo eccessivo, anche la narrazione rallenta, ma almeno non tutte le storie convergono verso un lieto fine troppo telefonato.
Il bello di Papaleoè che i suoi due film sono profondamente sentiti e nel vederli di sente questa forza, questa sincerità. E c’è una sorta di realistico ottimismo che tutto il tessuto musicale, stralunato come sempre e coerente con i suoi personaggi lunari, rimanda poderosamente allo spettatore.
Le inquadrature del mare sono spettacolari, c’è un mare notturno setoso, un mare diurno che abbaglia come il riflesso di migliaia di specchi: è vivo e vibrante

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Leggerino / 17 Novembre 2013 in Una piccola impresa meridionale

senza pretese per trascorrere un paio d’ore senza pensare ad altro. Certo non è della stessa pasta di Basilicata coast to coast ma nel panorama attuale è un film guardabile senza chiedere molto

Lento / 4 Novembre 2013 in Una piccola impresa meridionale

Dovrebbe essere un film leggero e spensierato, da vedere quando non ci si vuole impegnare troppo e si vuole semplicemente stare un po’ stesi sul divano, in compagnia di amici o parenti, ma ci sono notevoli punti che non lo rendono ciò ci si aspetterebbe.

Troppo lungo per essere catalogato come leggero, diventa fin troppo pesante.
Troppo monotono, dà quasi un senso di oppressione: se fosse stato girato in più luoghi, anche solo due o tre, non avrebbe dato certo la stessa sensazione pesantezza.
Troppo prevedibile e stereotipato: penso sempre che un film, così come un libro, se ti permette di scoprirlo fin dal principio o prima che sia arrivato il momento giusto, non sia un buon film (o un buon libro), o forse lo sarebbe stato con vari accorgimenti, reso diversamente.
Improbabile la parlata meridionale di Scamarcio, da brividi: ogni parola, nonostante avesse una chiara cadenza made-in-sud, manteneva quel tipico accento romano. Non che non mi piaccia, direi piuttosto che mi è abbastanza simpatico, ma è alquanto fuoriluogo in questo contesto.
Incomprensibile la decisione di Papaleo di iniziare con una voce fuoricampo, come volesse semplificarsi il lavoro sostituendo con una breve introduzione quella che sarebbe dovuta essere una successione di immagini per introdurre lo spettatore nella storia.
I dialoghi, poi, mi sono sembrati abbastanza sconnessi, come d’altronde i personaggi. Ci si concentra su uno di essi, per poi abbandonarlo e focalizzarsi su un altro, dimenticandosi quasi che quello precedente esista.

Tuttavia, non si può dire che sia un film insufficiente, peccato superi a malapena la mediocrità.

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26 Ottobre 2013 in Una piccola impresa meridionale

Una piccola storia, ambientata in un Sud non precisato, posti che non sono protagonisti come in Basilicata Coast to Coast, ma la cui spettacolarità e bellezza finisce per collaborare alla grandezza non necessariamente ricercata di questo film. Un cast eccezionale, che Rocco Papaleo riesce a rendere affiatato e spontaneo, una famiglia; è proprio la famiglia uno dei tanto temi affrontati, chiunque si voglia bene è una famiglia, due amici, due donne, due uomini, un padre ed una figlia. E’ un invito ad un ritorno alla genuinità delle emozioni, al rispetto verso l’altro e verso la natura, a vivere e lasciar vivere senza condizionare gli altri con i propri limiti. Le cose che mi hanno colpito a parte la luce che inonda ogni scena, il panorama mozzafiato e la colonna sonora, è la profondità dei dialoghi apparentemente leggeri e semplici, e l’umorismo elegante e sottile che è ormai raro in una commedia italiana. Assolutamente da vedere!!

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