Recensione su Il profeta

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17 Febbraio 2011

Ovvero, come entrare in prigione da piccolo delinquente analfabeta ed uscirne da criminale professionista, colto e potente.
La discesa agli inferi di un diciannovenne, Malik El Djebena, condannato a sei anni di carcere durante i quali dovrà apprendere come volgere a proprio favore ogni situazione: imparerà ad uccidere per non morire, imparerà a leggere e a scrivere, per non soccombere imparerà il dialetto corso e rincorrerà le proprie radici arabe, dai marsigliesi imparerà a trattare e da un amico a voler bene, forse.

Non è un prison drama all’americana, né un documentario, ma un pugno che ti tiene stretto lo stomaco per l’intera durata del film, forse oltremodo lungo, ma efficace nel suo intento. Una narrazione imprevedibile, in cui la realtà del carcere viene mostrata senza cadere nel melodramma. Un film estremamente elegante – inevitabilmente penalizzato dal doppiaggio italiano – frutto di un’ottima regia a servizio di una sceneggiatura solida e di una strepitosa fotografia.

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