8 Recensioni su

Il profeta

/ 20097.5143 voti

Crimini e visioni / 8 Febbraio 2016 in Il profeta

Eccezionale. Una storia dura di carcere, corruzione e ineluttabilità dell’azione criminosa raccontata con splendida rarefazione da Audiard, sublimata dall’interpretazione di Tahar Rahim. Il giovane arabo Malik viene cooptato dalla mafia corsa capeggiata da César Luciani (un magnifico Niels Arestrup, colto in un florilegio di primi piani pensosi, dove campeggiano i solchi rugosi e il bianco ingiallito della sua chioma arruffata); dal primo omicidio commissionato nascerà la storia di formazione malavitosa del giovane, attraverso varie relazioni con i gruppi etnici presenti dentro e fuori dalla prigione. Oltre al ritmo serrato, Audiard ci regala la dimensione onirica delle visioni del protagonista, con un equilibrio e una armonia tali da non tradire in minima parte il crudo realismo della pellicola. Alcune sequenze restano scolpite dentro, come la prima uscita in permesso dalla detenzione, una mattina ancora buia al primo canto degli uccelli, una boccata d’aria fresca che riesce perfino a riempire i polmoni dello spettatore.

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O entri nel giro o sei morto… / 13 Agosto 2013 in Il profeta

Questo è il succo finale del film.
Non hai scampo, non hai possibilità di rifiuto, non puoi redimerti o farti dare una seconda possbiltà.
Ormai sei dentro e devi accettare le regole. E queste regole sono dure, sono illegali, sono violente, ma sono reali e non hai scampo.
Malik El Djebena ha 19 anni quando entra in carcere per scontare 6 anni di detenzione. Non ha nulla, soldi, famiglia, istruzione, mestiere e allora entra subito nella realta carceraria e messo di fronte ad un bivio fondamentale sceglie l’uinca via per sopravvivere. Da quel momento diventerà un’altra persona costruendo e crescendo in quel mondo.
Decisamente un po’ troppo lunghetto ma comunque decisamente intenso e fatto bene. Non ti perdi nella storia ma rimani sempre molto vivo e attento.
Bel film…
Ad maiora!

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20 Aprile 2013 in Il profeta

Non sono un appassionato del genere “carcerario” ma volendo trovare un difetto in questo film posso forse dire l’eccessiva lunghezza. Tutto il resto, storia, personaggi, interpreti funziona davvero.

25 Dicembre 2012 in Il profeta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E finalmente un film francese coi controcoglioni, oltre che con un sacco di personaggi che parlano in corso, o corsico, o corsicano, o corsese, of course, o non lo so, e il corso è mezzo come l’italiano ma fa morir dal ridere.
Ragazzotto sbattuto in prigione comincia, al motto di imparoimparoimparo, a scalare la gerarchia dei carcerati. Si comincia sgozzando con una lama da barba un marocchino frocio e poi è tutta discesa. Impara a leggere. Critica del sistema carcerario (francese) che miseramente naufraga facendo entrare uno sfigatello qualunque e facendone uscire un supercriminale. Malik si barcamena tra gli opposti, è amico di tutti e non porta riconoscenza a nessuno. Il film è troppo lungo o sarebbe stato seriamente bellissimo. E lì dentro è meglio non entrare.

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24 Marzo 2012 in Il profeta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“If I leave here tomorrow
Would you still remember me?
For I must be travelling on, now,
‘Cause there’s too many places I’ve got to see.
But, if I stayed here with you, girl,
Things just couldn’t be the same.
‘Cause I’m as free as a bird now,
And this bird you can not change.
Lord knows, I can’t change.”
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Perché parlate in lingue che non posso capire ? perché volete che alzi la mano su un mio simile?
E’ questo che deve fare un ragazzo per diventare un uomo?
La risposta è nei tuoi occhi che vedono nello specchio l’immagine di un profeta che scrive nel convincimento che il futuro sia ancora nelle sue mani.
Pagine di vita da sfogliare, leggo frasi che ancora non sono state scritte, camminando sul filo del rasoio, sempre in bilico, seguendo il mio istinto (che non può essere quello di un animale) sono arbitro del mio destino,anche se dipendo da te,vecchio rudere che si ostina ancora a pensare in grande,tenendomi al guinzaglio e lasciandomi talvolta libero per usarmi come cane da riporto,facendomi fare lo sguattero in questo hotel dove anch’io un giorno spero di uccidere la bestia,dove i giorni sono tutti uguali e il natale arriva senza fare nessuna differenza,mentre io continuo a guardarmi in giro,stringo alleanze , fiuto l’affare che mi può cambiare la vita,ma tutto questo non basta a placare la mia ira,l’odio mi divora,aspetto il momento giusto,annuso l’aria,rinvigorito conto i giorni sapendo che ormai manca poco all’ora legale,ormai sono pronto,ho conquistato il mio angolo di paradiso,non lascerò che me lo porti via,ho conseguito il diritto alla felicità,ti ringrazio per avermi insegnato ad esser quello che sono,adesso posso darti un calcio in culo e mandarti all’inferno,non riuscirai a sacrificare tuo figlio sull’altare del tuo ego,non riuscirai a soddisfare il tuo Dio,per questo verrai punito con il più atroce dei castighi,sarai lasciato solo,a marcire,senza nessuno a cui affidare i tuoi ultimi respiri,condannato per l’eternità a rivangare il passato,perché vedi,io ho quasi chiuso con te,ancora un lavoretto facile facile e poi me ne andrò per sempre da questo letamaio.
E finalmente uscirò, a riveder le stelle.
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Il film
Di certo siamo di fronte a un mirabile esempio di film carcerario e di sicuro anche a un bellissimo romanzo di formazione in forma cinematografica,le due anime si incontrano dando vita a un prodigio che lascia esterrefatti,Audiard narrando la storia di un giovane detenuto riesce così a dare vita a un duplice binario narrativo,da una parte il carcere con le sue regole,dal’altra l’iniziazione alla vita di un ragazzo che viene subito preso “in simpatia” da un vecchio detenuto,il quale comincerà a chiedergli favori sempre più grandi,raccontata così la trama sembrerebbe convenzionale,ma vedendo la pellicola la storia riserva molte sorprese e il regista è bravissimo a tenere incollato lo spettatore allo schermo con una regia puntuale e il suo stile senza fronzoli risulta vincente creando pathos in ogni momento della pellicola creando sequenze perfette che già sono nella storia della settima arte raggiungendo addirittura il sublime nella scena dentro l’automobile con relativa sparatoria.
Chapeau.

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30 Marzo 2011 in Il profeta

ottimo, radicale.
Il titolo italiano è veramente fuorviante il regista ha ragione, Malik è solo “un” profeta. Dal passato oscuro, ma aiutato sicuramente dalla sua solitudine, Malik si fa in carcere, dove cresce, impara, si costruisce attraverso quello che il carcere gli mette a disposizione: violenza, sopraffazione, razzismo, furbizia, sfruttamento.
La parabola del protagonista è una parabola perfetta della società esterna, solo molto enfatizzata dal microcosmo carcerario, in cui si diventa cosa ci costringono ad essere, non ciò che siamo per natura: Malik tenta 2 volte di rifiutarsi di diventare ciò che il carcere gli impone, po,i per la legge della sopravvivenza, impara. E impara in maniera mirabolante.
Molto bella l’idea del fantasma del suo primo omicidio che lo accompagna fino alla soglia della maturità da criminale per lasciarlo solo a se stesso, ormai perfettamente costruito.
Molto bella l’idea della scuola, Malik impara a leggere e a scrivere e sa benissimo che il suo essere senza una etnia precisa di appartenenza ( è arabo, ma non si riconosce negli arabi, non è religioso) lo agevolerà, così sfrutta la scuola per imparare le lingue degli altri, perchè la lingua e sì appartenenza, ma è anche strumento flessibile e, a volte, scoglio insormontabile (più volte saranno le lingue a salvarlo o a consentirgli di “fregare” gli altri),è quindi risorsa inesauribile (e continua il discorso sul francese scritto, per cui i tempi coniugati sono buffi, nessuno li usa, ma bisogna conoscerli, stesso discorso è fatto ne La classe, dove i ragazzi ce l’hanno con il passato prossimo che nessuno usa).

In un gioco di violenza puro, di alleanze e amicizie di sangue, Malik stravolgerà le gerarchie criminali del carcere in un percorso che vive come obbligato all’inizio, poi come scelta perfetta.

E’ un film senza femminile ovviamente, l’unica presenza è la moglie dell’amico, totalmente all’oscuro da tutto ciò che le si agita intorno, incredibilmente cieca nell’ultima, bellissima sequenza dell’uscita dal carcere.

Strabiliante, per chi non ne è avezzo, l’iter burocratico e legale del carcere, quell’andare e venire da giudici che acconsentono alla libertà condizionata a giornate di Malik, quello stampare e redigere fogliettini certificativi per entrare e uscire dal carcere: un rito che si autocelebra e si rinnova, ma che è completamente vuoto al suo interno

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17 Febbraio 2011 in Il profeta

Ovvero, come entrare in prigione da piccolo delinquente analfabeta ed uscirne da criminale professionista, colto e potente.
La discesa agli inferi di un diciannovenne, Malik El Djebena, condannato a sei anni di carcere durante i quali dovrà apprendere come volgere a proprio favore ogni situazione: imparerà ad uccidere per non morire, imparerà a leggere e a scrivere, per non soccombere imparerà il dialetto corso e rincorrerà le proprie radici arabe, dai marsigliesi imparerà a trattare e da un amico a voler bene, forse.

Non è un prison drama all’americana, né un documentario, ma un pugno che ti tiene stretto lo stomaco per l’intera durata del film, forse oltremodo lungo, ma efficace nel suo intento. Una narrazione imprevedibile, in cui la realtà del carcere viene mostrata senza cadere nel melodramma. Un film estremamente elegante – inevitabilmente penalizzato dal doppiaggio italiano – frutto di un’ottima regia a servizio di una sceneggiatura solida e di una strepitosa fotografia.

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Tu non hai scelta! / 9 Febbraio 2011 in Il profeta

Malik va in carcere. Non ha famiglia, non sa ne leggere ne scrivere, non ha soldi e non sa fare nulla. Non ha un ruolo nella società in cui vive. E’ arabo. Questo è ciò che paradossalmente gli da un ruolo nel bene e nel male dentro il carcere. Inghiottendo bocconi amari ogni giorno, si costruisce un affrancamento dall’eterno ruolo di perdente. Non gli è data nessuna possibilità di redimersi dalla violenza. La società e l’istituzione carceraria non lo permettono. L’unica sua salvezza è diventare più furbo e potente nell’essere criminale. E’ un film crudo, cinico, sull’inevitabilità di certe vite. Nelle società attuali a poche persone è data una seconda possibilità. A persone come Malik nemmeno una.

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