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Un maledetto imbroglio

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Riadattando / 29 Settembre 2018 in Un maledetto imbroglio

PietroGermi leggendo quer pasticciaccio non capendo chi era l’omicida nel libro (cosa superflua per quel giallo) ne ha scelto un altro per il suo film.
Quest’opera è la dimostrazione che pur stravolgendo l’opera (credo che non sia possibile portare sullo schermo un libro complesso come quello di Gadda) e cambiandone l’essenza, si possa fare un ottimo film.
Riprende molto i noir francesi (vedi anche cappello e sigaro) riadattandoli alla realtà italiana, ma questa ne è solo la cornice e non la protagonista. Rimette il giallo al centro del racconto costruendo un ottimo lungometraggio

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Germi, il melodramma italiano e il noir di Hollywood / 27 Maggio 2018 in Un maledetto imbroglio

Germi prende Gadda e cor pasticciaccio brutto fa un affresco di costume a tratti fortemente ironico e dai toni giallissimi che unisce una sapida descrizione d’ambiente ricca di caratteri e caratteristi (vedi l’eccellente Saro Urzì e Franco Fabrizi) a un intreccio in cui sono fusi il melodramma italiano e il noir di Hollywood.
Precorrendo perfino Pasolini, Germi porta in scena (a questo punto, fra i primi, se non per primo? Bisognerebbe controllare) i ragazzi di vita (“Come ti chiami? … Detto anche?”, e ci si aspetta di sentir nominare da un momento all’altro er Riccetto o er Caciotta), accenna quindi alla prostituzione maschile, all’inurbamento selvaggio delle periferie e delle borgate romane e al loro umano deflusso e reflusso.

Alcune scelte estetiche (specifici movimenti di macchina, come la carrellata che va incontro alla Cardinale e la “abbraccia” mentre si solleva in lacrime dal povero lettone sfondato, taluni chiaroscuri, certe inquadrature specifiche come quella che mostra la silhouette di Ingravallo definita dal sole accecante che inonda Piazza Farnese) denotano un gradevole ardimento tecnico da parte di Germi.

Un maledetto imbroglio non è solo un giallo da manuale, con adeguatissimi protagonisti (l’Ingravallo di Germi è un Tenente Colombo ante litteram più manesco e sanguigno, precursore di certi poliziotterrimi degli anni Settanta dai metodi poco ortodossi e con lo schiaffone facile, che, forse, desume parte della sua indolenza cinematografica dal commissatio Fichet de I diabolici di Cluzot), ma è soprattutto un felicissimo adattamento di precisi cliché di genere a una cornice sociale e temporale estremamente definita e peculiare come quella della Roma del secondo dopoguerra.

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Assassinio all’italiana / 26 Giugno 2016 in Un maledetto imbroglio

Pietro Germi, oltre a dirigere il film, interpreta, come di consueto, la parte del protagonista. Curioso è che, nella sua filmografia di attore, abbia più volte ricoperto il ruolo di ispettore, una parte che gli è sempre stata a pennello. E’ una pellicola sui generis per due aspetti: la trama ingegnosa e i tratti sarcastici consueti del regista. Come ogni film di Germi, ci sono parecchie critiche sulla società arretrata italiana, in questo caso va menzionato il matrimonio e la convivenza. Non è per niente lontano al genere di Gadda, il suo “Quel pasticcio …” fa, infatti, da filo conduttore della trama.

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