Se potessi attribuire un aggettivo a questo film, lo definirei “fastidioso”.
Una storia prevedibile fatta di dialoghi agghiaccianti, resi ancora più ridicoli dall’atroce dizione delle giovani protagoniste agli esordi, che si (sor)regge su un copione (che sembra la brutta versione di O.C.) che fa acqua da tutte le parti e spesso s’inceppa, scadendo nell’inutilità.
Un gioco da ragazze vorrebbe puntare l’attenzione sul disagio giovanile odierno, soprattutto quello della classe più agiata dei giovani italiani. Ragazzi che subendo l’assenteismo dei genitori-imprenditori, cercano conforto in altri tipi di “attenzioni”. Come una tirata di coca, una scopata in discoteca o un abito costoso..
Ma quello che poteva essere un buono spunto per un film intelligente sulla gioventù bruciata di oggi, si è rivelato una boiata colossale. Una storia brutta, girata malamente e condita da altrettanti elementi catastrofici.
Inizialmente mi era balenato in mente l’idea che Un gioco da ragazze fosse una specie di versione italiana del più vecchio Thriteen (ve lo ricordate?) ..e invece un cazzo! Qui non si parla d’altro che di tre deficienti il cui unico scopo nella vita è assomigliare a Paris Hilton o Kate Moss. WOW!
Non ho idea di come sia il libro di riferimento (né voglio saperlo!), ma Rovere va indubbiamente fuori tema, puntando troppo sul fastidioso (mi ripeto) personaggio di Elena, che non è altro che un bel contenitore vuoto. Una perfida stronzetta che per sopprimere la solitudine che da sempre le invade la vita, tratta chiunque di merda, anche le sue cosiddette “amiche”, che sono più delle succubi cameriere che delle confidenti. Elena non prova sentimenti, odio a parte. Usa la tattica delle lacrime per ottenere ciò vuole. E’ una di quelle che potrebbe benissimo dire “io sono io e voi non siete un cazzo”, credendoci! Ma è inutile analizzare il suo personaggio nel profondo, perché quello che evidenzia il film è ben altro. Non è altro che una troia, una bulletta che si atteggia da gran donna pur avendo 17/18 anni. “Se vede che non ha mai preso du schiaffi”, direbbe mia nonna.
Un gioco da ragazze è un film ricco di luoghi comuni, che vorrebbe dire molto ma non coglie mai nel segno. Sembra quasi una versione ancora più brutta e grottesca di Melissa P., tant’è che fu vietata la visione al cinema ai minorenni (poi ritirata).
Rovere dà vita ad una pellicola senz’anima e senza contenuti, che punta al nichilismo privo di morale e alla provocazione.
Buono il clima di critica sociale e la colonna sonora, ma davvero pessimo il risultato finale.
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