Recensione su Un fantastico via vai

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Repetita non semper iuvant / 20 Aprile 2017 in Un fantastico via vai

I primi due film di Pieraccioni, I laureati e Il ciclone, sono tra le mie commedie italiane “recenti” preferite: ancora oggi, le trovo fresche, simpatiche, leggere, a dispetto degli anni trascorsi dal loro debutto.
I suoi successivi film (andai perfino al cinema a vedere Fuochi d’artificio!), invece, non mi hanno mai conquistata: più che altro, al buon Pieraccioni rimprovero l’uso reiterato delle solite situazioni e la definizione di contesti e di personaggi stereotipati al limite dell’inverosimile.

Questo film in particolare ripropone (consapevolmente) molte situazioni già viste proprio ne I laureati, a partire dalla casa condivisa che “sembra Disneyland” e dal solito protagonista che si rifiuta di crescere davvero ma che, poi, è il più maturo e riflessivo della situazione.

Il cinema di Pieraccioni è, a suo modo, rassicurante, perché è sempre uguale a sé stesso e, soprattutto, lontano dalla realtà anche quando vorrebbe raccontarne uno spaccato (es. condizione dei padri separati, giovani senza lavoro che dividono spese e abitazione, ecc.).
Però, questi aspetti che potrebbero avere una certa valenza positiva costituiscono anche i suoi demeriti: pur intrattenendo alla ricerca del sorriso (comunque troppo spesso legato alla facile parolaccia) si tratta di film sostanzialmente banali se non addirittura inutili.

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