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Ultimo tango a Parigi

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Capolavoro / 20 Gennaio 2019 in Ultimo tango a Parigi

Un film morboso, profondo, malinconico, suggestivo, triste e che rappresenta pienamente tutte quelle contraddizioni, tutte quelle solitudini che caratterizzano da sempre noi esseri umani, che spesso sono insite in noi e che solo attraverso il sesso riusciamo a far uscire allo scoperto.
Il sesso diventa così l’unica forma di linguaggio, l’unica forma di dialogo, ancor prima della conoscenza reciproca.
Marlon Brando è semplicemente divino in questo film, lui è l’emblema dell’intera vicenda, lui e le sue paure, le sue incertezze, i suoi fantasmi da nascondere. Il suo senso di solitudine, di desolazione di chi nella vita ha perso tutto ciò che amava è devastante.
E’ un film difficile da guardare, da sopportare(si prova quasi del male fisico durante la visione),una vera e autentica opera d’arte, un film di un’attualità quasi sconvolgente.
Mi auguro che, a quasi cinquant’anni dalla sua uscita, finalmente i cinefili lo riscoprano e gli diano il giusto merito, senza lasciarsi andare a stupide critiche etiche e morali.

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19 Agosto 2018 in Ultimo tango a Parigi

Viaggio al termine della solitudine / 23 Novembre 2017 in Ultimo tango a Parigi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Pochi film sono stati più discussi e oggetto di pregiudizi. Lo scandalo e l’indignazione che suscitò, la controversa vicenda giudiziaria che ne bloccò la distribuzione, sono ormai storia.
Cominciamo col dire che il tema portante è suggerito dalle tele di Francis Bacon, mostrate subito accanto ai titoli di testa: il disfacimento della psiche di un uomo sradicato e insoddisfatto che è costretto ad affrontare un lutto, il suicidio della moglie, da cui è devastato per la sua imprevedibilità, le modalità, il senso di colpa.
Il senso di desolazione, derivato dall’incapacità di controllare o impedire gli eventi, lo porta ad approfittare di un incontro fortuito per poter rivendicare la sua capacità di dominio e sfogare la sua disperazione attraverso una relazione basata esclusivamente sul soddisfacimento della pulsione erotica.
Le intenzioni di Jeanne, di 25 anni più giovane, sembrano invece andare oltre e coinvolgere la sfera dei sentimenti, accettando le limitazioni imposte dall’uomo, per gioco e desiderio di trasgressione, che la sua estrazione borghese le nega (è figlia di un colonnello e ha un fidanzato convenzionale). Per entrambi incontrarsi vuol dire vivere di solo presente e recuperare l’esperienza primordiale dell’esistenza, accantonando le responsabilità del sistema sociale.
L’epilogo è connotato da un’inversione di ruoli. Quando Paul dichiara di voler andare oltre, è la ragazza che si oppone. E conoscendo i temi cari a Bertolucci è impossibile non darne una lettura politica: quando l’uomo tenta il suo reinserimento, nonché il riscatto personale, umano e sociale, Jeanne lo respinge perchè rifiuta la prospettiva di una vita precaria e contestabile, ma sceglie la sicurezza del matrimonio borghese col suo fidanzato designato.

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Primo tango al vero erotismo / 7 Giugno 2016 in Ultimo tango a Parigi

E’ vero che di questa pellicola si è sempre parlato molto … Anzi troppo. E’ vero che questo film di per se non ha una trama ermetica o poetica. Però è altresì vero che questo capolavoro rappresenta con perfezione e assoluto garbo l’erotismo dell’uomo, attratto, in alcuni momenti della vita, più alla carne che al rapporto vero con la persona. Bertolucci esamina l’apice del piacere (non solo in questa pellicola ma in altre sue future) che, però, nel finale, sfocia su una conclusione veritiera: l’amore vince. Gato Barbieri dà un tocco di classe, colonna sonora sensuale e affascinante … Brando poi è semplicemente perfetto.

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