Rappresentare l’amore come un thriller / 30 Aprile 2022 in Due

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

L’italiano Filippo Meneghetti ha studiato cinema negli Stati Uniti e, poi, ha esordito in Francia, con alcuni cortometraggi e, infine, con questo lungometraggio, Due, pluricandidato ai César (ha vinto il premio per il miglior esordio alla regia), agli European Film Award, candidato agli Oscar come miglior film straniero.

Due è una potente storia d’amore che usa in modo originale i meccanismi e i codici del thriller e, a tratti, del sottogenere horror home invasion, ribaltando e ridisegnando le prospettive più lineari del racconto sentimentale tradizionale.

Si tratta di un film caratterizzato da temi semplici e complessi insieme: coraggiosamente (dal punto di vista del mercato, intendo), Due parla di una relazione omosessuale in età senile, un segmento anagrafico che, al cinema, o non viene trattato, o ricade troppo spesso in triti stereotipi, dando all’argomento tocchi calibratissimi di straziante amour fou.

Unica nota a latere: sono rimasta interdetta dalla presenza di un elemento onirico di natura (forse) psicanalitica di cui non ho afferrato l’utilità e che mi è sembrato forzosamente inserito nella sceneggiatura (cosa rappresenta/chi è la bambina che affoga nell’acqua?).

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