Recensione su Forza maggiore

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Effetto valanga / 5 Maggio 2019 in Forza maggiore

Con questo film, il regista e sceneggiatore svedese Ruben Östlund entra definitivamente nelle mie simpatie.
Forza maggiore, Premio della Giuria nella sezione Un certain regard di Cannes 2014, precede il pluripremiato The Square di pochi anni, ma i due film propongono riflessioni analoghe, se non nel contenuto, perlomeno nella forma, estremamente ironica.

Non ho visto gli altri film che compongono la filmografia di Östlund, ma questa coppia di lungometraggi mi ha intrigata per via dell’attenzione che l’autore dimostra nel voler mettere in scena la fragilità delle convenzioni (e delle convinzioni) dell’uomo medio.

Qui, in particolare, Östlund mette in discussione la solidità del legame fiduciario tra i membri di un gruppo così come viene presupposta e sottintesa dalla società tradizionale. Cosa succede, quando, per debolezza, pur non arrecando danno materiale, un soggetto viene meno al patto tacito imposto dalle convenzioni imposte dal vivere civile?
Il film si dipana approfonditamente sulla questione di natura morale, mostrando la reazione di soggetti diversi (per età, sesso, formazione) all’argomento e sviscerandone ogni aspetto. La meccanica narrativa ricorda la valanga che scatena il tema del film: il tracollo del sistema-famiglia, monade per convenzione di quello sociale più ampio, avviene progressivamente e travolge qualsiasi cosa (vedi, il coinvolgimento della coppia in visita).
L’emblematica sequenza finale sottolinea come la debolezza del singolo possa avere sfaccettature diverse per ogni persona ed è proprio questa debolezza singolare a renderci tutti uguali.

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