Recensione su Tre colori - Film bianco

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Bianco come un noir / 27 Maggio 2016 in Tre colori - Film bianco

Fin dai primi minuti risultano evidenti le piccole liaison con il film precedente, dalla fugace apparizione della Binoche (il rapido affacciarsi nell’aula di tribunale dove è in corso l’udienza da cui parte questa storia di separazione, che lo spettatore ricorda dal punto di vista di Julie in Film blu) alla vecchietta che cerca di infilare una bottiglia nella campana del vetro. C’è in questa trilogia del colore solo un filo trasparente di continuità, qualche citazione, un gioco di riferimenti che resta volutamente in superficie. Film bianco è meno complesso del precedente sia dal punto di vista del dramma psicologico che sotto il profilo tecnico; è più articolato invece l’intreccio, una commedia noir che ricorda lo stile dei fratelli Coen e termina con un climax hitchcockiano, condotta con la calma dialogica e il taglio pittoresco dei personaggi del cinema di Kaurismaki. Un buon protagonista quello interpretato da Zbigniew Zamachowski, piccolo parrucchiere polacco, inizialmente quasi fantozziano, completamente invaghito della moglie francese manipolatrice (stupenda Julie Delpy) che lo ha lasciato. Bella prova anche di Janusz Gajos nei panni dell’ amico Mikolaj con quell’aria un po’ sofferente e misteriosa da noir d’epoca.

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