Gli eroi / 3 Settembre 2022 in Tredici vite
È una regola paradossale ma quasi fissa: un film tratto da una vicenda realmente accaduta, il cui finale è quindi noto allo spettatore, mantiene intatta la sua suspense, come se la visione impegnasse strati differenti del cervello, non tutti legati alla ragione. Tredici vite non fa eccezione: sappiamo tutti come finirà, visto che tutti abbiamo seguito a suo tempo la disavventura dei dodici ragazzi thailandesi e del loro allenatore; ma lo spettatore rimane comunque con una parte della sua coscienza nell’incertezza. Né è questa l’unica emozione che il film regala: spesso si viene quasi travolti dalla commozione, soprattutto quando i genitori dei ragazzi apprendono la notizia portata dai sommozzatori britannici.
Ma il merito principale di Tredici vite è di restituire per una volta un’immagine realistica di quelli che siamo automaticamente portati a chiamare eroi: uomini spesso spaventati e incerti, non privi di difetti, come il Rick Stanton di Viggo Mortensen, scorbutico e pessimista. L’eroismo, in questo caso, si riduce alla fine semplicemente a competenza unita a coraggio. Ma non diventa per questo una virtù minore.
Attenzione: sconsiglierei vivamente la visione del film a chi soffre di claustrofobia.
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