@ailinon Mi pare sia un film sulla tossicodipendenza, se non ricordo male…non può essere a prescindere una “bella” storia. Il senso di disgusto e schifo che lo spettatore prova durante la visione è lo stesso che il protagonista Mark sente nei confronti della sua esistenza da tossico quando realizza di doversi rassegnare a quella vita ordinaria da cui ha sempre cercato di fuggire attraverso l’eroina. Cito il Morandini: “È il 1° film che in modo esplicito racconta una storia di drogati dal loro punto di vista. Il contesto non è abbellito. Il giovane Boyle e il suo sceneggiatore Hodge non hanno pregiudizi nel raccontarli, come non offrono alibi alla loro inerte deriva autodistruttiva”
Si, è vero, il film non è abbellito appositamente, ma la storia è pesante, angosciate, e non perchè il protagonista dice: ehi che schifo drogarsi! Sembra quasi voler dire: tra la droga e la vita comune squallida, non c’è molta differenza. Lo schifo lo lascia trapelare il regista, o non so forse lo scrittore. Non ho letto il libro, e a questo punto non lo leggerò mai. Apprezzo comunque le idee di regia, come le inquadrature da tomba e i mostri-fantasmi-incubi nella stanza modello Scrooge. Almeno è questa la mia impressione. Forse il tema mi urta un po’ troppo.
@ailinon, hai colto appieno, ma ti consiglio di leggere il libro di Welsh. Nel film, è vero, la droga è una specie di ponte che ti permette di attraversare una vita da schifo, mentre nel libro (e soprattutto nel suo sequel, “Porno”), sebbene la cosa non cambi, i personaggi agiscono in modo più rassegnato, complesso, e non c’è tutta quell’apologia della droga che, invece, è palese nel film.
@ailinon Hai scritto: “Sembra quasi voler dire: tra la droga e la vita comune squallida, non c’è molta differenza.” Esatto! Proprio qui risiede la profondità del film!
@ailinon Mi pare sia un film sulla tossicodipendenza, se non ricordo male…non può essere a prescindere una “bella” storia. Il senso di disgusto e schifo che lo spettatore prova durante la visione è lo stesso che il protagonista Mark sente nei confronti della sua esistenza da tossico quando realizza di doversi rassegnare a quella vita ordinaria da cui ha sempre cercato di fuggire attraverso l’eroina.
Cito il Morandini: “È il 1° film che in modo esplicito racconta una storia di drogati dal loro punto di vista. Il contesto non è abbellito. Il giovane Boyle e il suo sceneggiatore Hodge non hanno pregiudizi nel raccontarli, come non offrono alibi alla loro inerte deriva autodistruttiva”
Si, è vero, il film non è abbellito appositamente, ma la storia è pesante, angosciate, e non perchè il protagonista dice: ehi che schifo drogarsi! Sembra quasi voler dire: tra la droga e la vita comune squallida, non c’è molta differenza. Lo schifo lo lascia trapelare il regista, o non so forse lo scrittore. Non ho letto il libro, e a questo punto non lo leggerò mai. Apprezzo comunque le idee di regia, come le inquadrature da tomba e i mostri-fantasmi-incubi nella stanza modello Scrooge.
Almeno è questa la mia impressione. Forse il tema mi urta un po’ troppo.
@ailinon, hai colto appieno, ma ti consiglio di leggere il libro di Welsh. Nel film, è vero, la droga è una specie di ponte che ti permette di attraversare una vita da schifo, mentre nel libro (e soprattutto nel suo sequel, “Porno”), sebbene la cosa non cambi, i personaggi agiscono in modo più rassegnato, complesso, e non c’è tutta quell’apologia della droga che, invece, è palese nel film.
@ailinon
Hai scritto: “Sembra quasi voler dire: tra la droga e la vita comune squallida, non c’è molta differenza.”
Esatto! Proprio qui risiede la profondità del film!