19 Recensioni su

Trainspotting

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Il film riassunto male. / 7 Luglio 2020 in Trainspotting

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Cinque drogatazzi scozzesi si fanno come bestie, finché uno di loro sente un pezzo degli Underworld e decide di smettere.

Trainspotting / 22 Maggio 2020 in Trainspotting

Il film più stupido, superficiale, grottesco e patetico sulla dipendenza da droga e sugli anni ’90, girato da un regista dalle capacità modeste(non riesco a trovare un singolo film di Boyle costruito bene, sia a livello narrativo che a livello visivo), dove c’è pure spazio per una critica populista all’inverosimile al mondo borghese(cacchio, se vuoi attaccare la borghesia fallo bene, non farlo con i soliti cliché) e scene che non ho mai capito se debbano farmi riflettere, lasciarmi indifferente o alimentare la mia già grande fobia degli aghi. La trama è una delle cose più scontate mai viste: non c’è un colpo di scena, sembra che si sappia già dall’inizio della scena cosa succederà durante la suddetta. Oltre al fatto che non esiste un pensiero, una riflessione dietro Trainspotting: solo un desolante nulla(fosse almeno diretto bene questo nulla, invece anche a livello di grammatica cinematografica siamo tra lo scarso e il vuoto). C’è chi lo considera il più grande cult degli anni ’90: io lo considero il più grande bluff degli anni ’90(tanti altri film hanno raccontato il vuoto valoriale post anni ’80 in maniera molto migliore e molto interessante), perché pur avendolo rivisto tre volte, dietro Trainspotting non vedo nulla se non un regista affetto da chiari problemi di ego ipertrofico. Boccatissimo.

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Spettacolare / 7 Dicembre 2017 in Trainspotting

Un film assolutamente meraviglioso che a molti potrebbe sembrare una sorta di incentivo ad assumere eroina. Quest’opera ti mette in una situazione di guardarti dentro, fin dal primo istante in cui Ewan Mcgregor apre bocca ti fa sentire esattamente una me**a, un rifiuto do essere umano che non fa assolutamente niente dalla mattina alla sera; ti fa sentire come se fossi nato per non fare un ca**o e morissi senza fare un ca**o sprecando l’intera vita. Ti fa vedere lo schifo che è lui e ti mette faccia a faccia con lo schifo che sei tu e ti fa sentire nettamente peggio, ti fa vedere la realtà, che non serve essere dei drogati per essere delle persone di me**a.

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Sarò impopolare / 30 Agosto 2017 in Trainspotting

Ho messo 5 a Trainspotting, ma senza rabbia. Perchè per esprimere un giudizio negativo su un cult si devono sovente affilare le armi e strillare più forte degli altri; ma io vorrei archiviare con pudore il film più noto di Danny Boyle, regista che apprezzo molto, limitandomi a fare qualche osservazione personale.
E’ un film generazionale, più precisamente un film della mia generazione, io l’ho mancato in quegli anni e probabilmente all’epoca ne sarei rimasto affascinato tanto quanto i miei vecchi compagni. Oggi le sensazioni di un film come questo, studiato per colpire e sedurre, arrivano in maniera differente.
I personaggi sono certo memorabili, soprattutto il Renton di Ewan McGregor e il fantastico Begbie di Robert Carlyle, gagliarda la colonna sonora dove spicca l’ ipnotica Born Slippy. Ma come è avvenuto per Fight Club, è la retorica di fondo di Irvine Welsh che finisce per infastidirmi; non si tratta di una banale reazione moralista, piuttosto è la consapevolezza dell’astuzia un po’ subdola di questo autore che mi risulta irritante. Condivido pure io una sana rabbia sociale verso l’imborghesimento ma non sopporto l’idea che per combatterlo bisogna perorare l’autodistruzione.
Danny Boyle non è regista da seguire pedissequamente un soggetto, tuttavia non può staccarsi del tutto dall’impianto; geniali le sequenze oniriche come l’immersione nel peggior wc di Scozia e altre trovate fantasmagoriche che attutiscono questa pesante cappa nichilista.

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Cult! / 22 Agosto 2017 in Trainspotting

Un cult.
Forse ancora non tutti l’hanno visto, ma lo conoscono.
Personaggi e scene che ti si imprimono e una storia che accappona la pelle.
Ottima interpretazione di Ewan McGregor su una splendida colonna sonora.
Forse il miglior film di Danny Boyle.
Il monologo iniziale è davvero entrato nella storia…
7,5.

You make me forget myself / 26 Gennaio 2016 in Trainspotting

Puoi parlare dei monologhi se ti va. Puoi palare della sceneggiatura se ti va. Puoi elogiare la colonna sonora se ti va. Puoi parlare della fotografia se ti va. E anche del montaggio.
Puoi parlare degli attori. Dei personaggi. Delle scelte stilistiche. Puoi persino criticarlo quanto ti pare.
Puoi dire che è apologetico riguardo all’eroina. Che è un eterno susseguirsi di me**a e vomito. Puoi persino dire che non ha senso. che ci sono delle fasi che non coincidono nell’intreccio. E che il libro era superiore, e che è stato stravolto, se lo hai letto.
E di certo qualcuno che ha visto Edimburgo avrà come me pensato “ma quella non è Edimburgo” (perché in gran parte è girato a Glasgow).
Puoi dire quello che ti pare di Trainspotting. Che non è all’altezza delle aspettative. Che crea troppe aspettative. Che è un cult immeritatamente.
E non so dire se c’è del merito o se è stato un terno al lotto.
E tutto si può dire tranne che è perfetto.
Perché è al di là della perfezione come la intendiamo noi, è al di là di quello che si potrebbe definire un capolavoro.
E’ una specie di versione cinematografica di Iggy Pop. Non è un eroe e non finge di esserlo. Non è un ribelle, non ti incita a buttare giù un muro. Il muro lo ha già buttato giù ed è tornato per raccontarti cosa ha visto.

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Non c’è fondo al fondo / 25 Agosto 2015 in Trainspotting

che tuffo negli anni 90′.. La vuotezza delle vite dei protagonisti è emblematica. E la discesa e la bassezza a cui si può arrivare pur di farsi non ha fondo.

7 Novembre 2013 in Trainspotting

Il surreale delirio visivo di Danny Boyle racconta questa storia barbara e abbruttita di una “sana tossicodipendenza”, di giovani rovinati dall’eroina e con l’alibi dell’anticonformismo.
Il tema di fondo è uno schifo, ovviamente, come tutto ciò che ha a che vedere con la dipendenza dalle droghe pesanti.
Ma nell’approccio descrittivo di Boyle (vedi l’insistenza sulla voce narrante), lo schifo risulta vagamente ammortizzato dal senso di immedesimazione (più o meno empatica) che il regista cerca di trasmettere all’osservatore.
E il risultato (visivo ma non solo) é indubbiamente interessante. Ci sono almeno tre scene che colpiscono profondamente:
– Mark che si tuffa in un cesso della “più lurida toilette di Scozia” (meravigliosa, in full HD) per recuperare due supposte d’oppio, come alla ricerca di una sorta di redenzione purificatrice;
– il tentativo di disintossicazione a casa dei genitori e il momento della crisi da astinenza (scena magistrale: quanto di più vicino al viverlo in prima persona, con l’immagine che bombarda, attraverso il nervo ottico, le medesime cellule cerebrali);
– l’overdose di Mark, portato in ospedale dentro un immaginario sarcofago rosso, sulle note di Perfect day del compianto Lou Reed. L’esperienza della morte, vissuta in pectore, di una camera ardente in progress ripresa in prima persona, e del ritorno alla vita.
Ma non sono le uniche scene degne di nota. Vi sono situazioni cariche di drammatica idiozia: su tutte, la morte del bebé (scena grottesca, non fosse che prima se ne erano giá viste di ogni) e il successivo buco espiativo.
I temi del tradimento, dell’educazione familiare, dell’utilitaristico abbraccio alla mediocritá e al conformismo. Dell’ipocrisia, delle dipendenze “altre” (il più schizzato di tutti alla fine é Begbie, quello che biasima pesantemente i tossici ma é sempre ubriaco come una spugna, alimentando in tal modo la sua innata psicolabilitá).
Del tempo che passa e di un cambio generazionale forse epocale, quello degli anni ’90 (“cambiano le droghe, cambia la musica”).
Sicuramente una regia importante, una colonna sonora super (da Lust for life alla Habanera della Carmen), una fotografia innovativa (l’uso del grandangolo che, con metafora visiva, deforma le persone e gli ambienti) e un montaggio impeccabile.
Sarebbe un quasi-capolavoro se non parlasse di un tema così visceralmente indigesto.

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14 Giugno 2013 in Trainspotting

Molto forte, grottesco, buio, ma geniale.

12 Giugno 2013 in Trainspotting

Che palle i paragoni con i libri.

Ok, bella regia ma / 12 Aprile 2013 in Trainspotting

Storia orripilante. 🙁

13 Gennaio 2013 in Trainspotting

L’eroina e la Scozia nel capolavoro di Danny Boyle. Brutale e grottesco, brillante nei dialoghi e nella regia. Ormai un cult.

3 Settembre 2012 in Trainspotting

Non riesco a farmelo piacere, non mi piace.

Per una volta… / 1 Giugno 2012 in Trainspotting

… preferisco essere lapidaria:
– tratto da un libro che il film non mi ha sollecitato alcuna voglia di leggere
– acclamato per motivi che mi rimangono misteriosi (il comportamento dei quattro è a dir poco irritante; forse voleva essere un film sulla stupidità? Del resto il presunto contrasto “inno alla mediocre normalità” vs “non vogliamo cascarci, quindi ci droghiamo” mi sembra di una puerilità e di una miopia allarmanti]
– se devo vedere un film (recente) sulla spirale della dipendenza non avrei alcun dubbio: Requiem for a Dream. Non c’è paragone.

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Perfetto / 24 Aprile 2012 in Trainspotting

Le vicende di un gruppo di ragazzi Scozzesi che si drogano.
Non è niente di che la trama, in realtà.
Eppure, ogni volta che lo si guarda, ci si sbatte il muso contro.
Kubrick, in Shining, fa chiudere gli occhi al piccolo protagonista con una funzione puramente didattica per lo spettatore attento: dietro quello schermo c’è pura finzione e basta chiudere gli occhi per dimenticare e tornare alla realtà…
…Ed è qui che Danny Boyle spiazza tutti: non basta chiudere gli occhi con quei ragazzi , c’è bisogno di tapparsi le orecchie e di rimuovere ciò che si è visto.
Il dolore, la disperazione, l’ansia e l’euforia in una climax che sembra non raggiungere mai la spannung, ma declinarla, per arrivare alla fine della pellicola guidati da una colonna sonora sapientemente scelta (ricordiamo Born Slippy, brano perfetto per questo film).
Icasticità. E’ questo che si vuole da un film ed è questo che Trainspotting ci regala.

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13 Gennaio 2012 in Trainspotting

Carino, ma niente di che. Il libro gli dà 10 punti, a dir poco.

27 Dicembre 2011 in Trainspotting

Tratto dal controverso e sboccato romanzo di Irvin Welsh(che divenne un caso letterario quasi ai livelli di American Psycho),il film di Danny Boyle ci propone le sgangherate vicende di un gruppo di schizzati tossicodipendenti di Edimburgo. C’è chi tenta di disintossicarsi,chi entra nel tunnel,chi si innamora,chi si lascia.Ci sono la vita,la morte e la quotidianità. Il tutto avvolto da un allucinato squallore contemporaneo di un’epoca vuota che sembra non avere nulla da offrire.L’unico rimedio?Una “sana” tossicodipendenza.Questo è il punto di partenza del film e la filosofia di vita di Mark,il protagonista,e dei suoi amici balordi.Il disgustoso, e a tratti grottesco, viaggio nei meandri di questo “inferno chimico” esplora una generazione intera,riflette sui fallimenti,sulle scelte,sui valori e sul vuoto che la tormentano. Il tutto analizzato, senza la minima traccia di buonismo nè morale, dallo sguardo vitreo del protagonista.Da questo viaggio si può riemergere nauseati,a tratti anche divertiti (a causa della scelta di impostare il film con toni umoristici e dissacranti) ma sicuramente con una consapevolezza diversa.Si può considerare come il film-manifesto degli anni 90,un cult a tutti gli effetti.

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18 Dicembre 2011 in Trainspotting

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un filmone che va assolutamente visto. Narra dei mille intrighi e ingarbugliamenti di un gruppo di pazzoidi tossicodipendenti tra cui Mark Renton, il protagonista. Questi deciderà di tirarsi fuori dal tunnel della droga, ma non ci riuscirà e ci ricadrà. E qui scattano in chi lo vede tutta una serie di riflessioni sull’inettitudine, sul posto che l’uomo ricopre nella società e su quanto ci si possa sentire disadatti al giorno d’oggi; riflessioni che si rispecchiano nel personaggio di Renton, in un certo senso tormentato dai suoi fallimenti, che cerca di cambiare non riuscendoci e forse non è nemmeno totalmente convinto che adeguarsi allo standard socialmente accettabile sia quello che realmente vuole. E questo si capisce certamente dalle sue battute, prima fra tutte quella della scena iniziale del film. Infine, fotografia e colonna sonora eccezionali.

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Elogio di Ewan McGregor e del suo impeccabile stile. / 14 Marzo 2011 in Trainspotting

Questa “cosa” la scrissi nell’ottobre del 2003, pensate un po’.

(…)
Mr. Ewan Gordon Mc G. dà il meglio di sè in “Trainspotting”.
In una scena.
In una sola scena.
Anzi, in un respiro.
In un unico, irripetibile, orgasmico, lancinante, vivifico refolo organico.

E non parlo di quello rantolato sul letto di Diane.
La sequenza degli eventi è presto detta.
Gli inferi si aprono sul pavimento della Madre Superiora ed una moquette sanguigna inghiotte Mark Renton, in giacca e cravatta. Dopotutto, Spud era stato appena incarcerato, e Sick Boy -ghignante- gli aveva sussurrato, dal basso dei capelli ammoniacati: “Scegli la vita!”.
Così, mentre si chiude il Giorno Perfetto di un certo Lou, Rent rotola giù da un tassì. E le cortine rosso sangue, sempre più alte, sempre più spugnose, sempre più cupe, sempre più materne, lo accompagnano ad un passo dallo schioppo.
È un’altra spada, pulita e fredda, bagnata di una goccia di anestetico stavolta, a rimetterlo in vita, a inchiodarlo su un lettino scozzese.
Le cortine si abbassano, come un sipario spezzato. M. R. ritorna fra noi: un guizzo dei muscoli del collo, uno spasmo delle reni, una contrattura innaturale delle vertebre, avambracci in tensione, labbra livide come il marmo della sua lapide, ed eccolo, quel respiro: strozzato e gorgogliante. Ripetuto, ripetuto, ripetuto. E squassante.
Il petto quasi glabro non lo sostiene, sembra spaccarsi, mare in tempesta, zattera alla mercè della risacca. La gola risucchia metri cubi d’aria in pochi secondi, gli occhi implorano verità, la fronte luccica pallida.

Credo, sei secondi di pellicola, in tutto.
Ma valgono, da soli, l’intero film.

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