L'infernale Quinlan

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L'infernale Quinlan

Da un romanzo di Whit Masterson. Il poliziotto messicano Vargas è fresco di matrimonio e con Susy, la sua moglie americana, sta per varcare il confine tra Messico e Stati Uniti dopo la luna di miele. Testimone di un brutale omicidio, viene coinvolto nelle indagini e si trova costretto a collaborare con Quinlan, un capitano di polizia noto per il suo infallibile intuito ma dalla moralità alquanto dubbia.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Touch of Evil
Attori principali: Charlton Heston, Janet Leigh, Orson Welles, Joseph Calleia, Akim Tamiroff, Joanna Moore, Ray Collins, Dennis Weaver, Valentin de Vargas, Mort Mills, Victor Millan, Lalo Rios, Michael Sargent, Phil Harvey, Joi Lansing, Harry Shannon, Marlene Dietrich, Joseph Cotten, Zsa Zsa Gabor, Joe Basulto, Yolanda Bojorquez, Domenick Delgarde, Jennie Dias, John Dierkes, Eleanor Dorado, Eva Gabor, Jeffrey Green, Billy House, Mercedes McCambridge, Arlene McQuade, Ken Miller, Ralph Moratz, Ramón Rodríguez, Gus Schilling, William Tannen, Wayne Taylor, Rusty Wescoatt, Dan White, Keenan Wynn, Mostra tutti

Regia: Orson Welles
Sceneggiatura/Autore: Orson Welles
Colonna sonora: Henry Mancini
Fotografia: Russell Metty
Costumi: Bill Thomas
Produttore: Albert Zugsmith
Produzione: Usa
Genere: Thriller, Poliziesco
Durata: 111 minuti

Dove vedere in streaming L'infernale Quinlan

Orson Welles fantastico, ma film non perfetto / 4 Novembre 2018 in L'infernale Quinlan

Per quel che mi riguarda, quindi da un punto di vista puramente soggettivo, L’infernale Quinlan (titolo italiano secondo me più azzeccato dell’originale, una volta tanto) è un capolavoro mancato.
La regia è eccezionale, questo è chiaro fin dalla strepitosa sequenza iniziale, ma in tutto il film è coinvolgente, con inquadrature e fotografia che rendono memorabili e suggestivi diverse scene.
E il protagonista, magistralmente interpretato da Orson Welles, è un personaggio di grande spessore drammatico.

Tuttavia, ci sono anche un paio di difetti, che un po’ mi hanno smorzato l’entusiasmo.
Il primo è una sceneggiatura forzata, mi riferisco in particolare all’atteggiamento a mio parere idiota tenuta da Vargas (interpretato da Charlton Heston) nei confronti della moglie (la sempre splendida Janet Leigh, che suppongo che nella sua vita fuori dalle scene si sia sempre tenuta alla larga dai motel) minacciata dai gangster messicani. E’ una cosa che mi ha infastidito per tutta la visione.
Il secondo, è la colonna sonora, che a mio parere non c’entra assolutamente NULLA con quelle che dovrebbero essere le atmofere noir del film. Una musica ballabile e vivace, per un film drammatico ed anzi, addirittura tragico. Che caspita di senso ha?

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4 Ottobre 2014 in L'infernale Quinlan

Messico e nuvole, lo sguardo triste dell’America.
Messico e polvere, dove esplode un pezzo d’America.

Mettetevi seduti, godetevi il film, perché “L’infernale Quinlan” (Touch of evil ndr) è un’ esperienza da vivere al massimo della forma.

Tecnicamente perfetto, dalla fotografia paurosa, con un gioco macchina meraviglioso ed una continua ricerca al dettagli, il film si apre con una inquadratura lunga tre minuti. Per l’occasione, il regista O. Welles ci rende partecipi di quello che sta succedendo. Musica di Henry Mancini, la suspense sale a bestia. La prima cosa mostrata è della dinamite che viene sistemata in una macchina. Una carrellata e delle riprese aeree ci mostrano una coppia salire sulla stessa, nel mentre un’altra coppia gironzola per la stessa zona e si procede di carrellata. La coppia avanza, il regista recede. Non c’è montaggio, c’è solo adrenalina che sale e raggiunge il massimo dopo che Welles presenta i personaggi: Vargas il poliziotto in luna di miele con la moglie americana Susie. Dopo il loro bacio appassionato il regista stacca passando all’esplosione dell’autovettura mentre oltrepassa la dogana. A chi è venuto già duro ? Eccone uno, eccone un altro, eccone un altro ancora.

L’opera, che si svolge sul confine tra gli Stati Uniti e Mexico, è uno dei noir più avvincenti mai realizzati e vede un giovane sposo declinare la sua luna di miele in favore di un doppio caso di omicidio. Il signor Vargas è un poliziotto messicano impegnato nella lotta alla famiglia Grandi ed assiste per caso all’attentato. La famiglia Grandi è a capo di un imponente traffico di stupefacenti. Siccome l’incidente avviene in una terra di mezzo, viene coinvolta la polizia americana che chiama ad indagare il capitano Quinlan. Anche Vargas indaga e i due si scontreranno parecchie volte. L’incidente ha coinvolto un ricco imprenditore e le indagini sull’omicidio si concentrano sull’amante della figlia dello stesso, tal Sanchez. Intanto, più la trama/indagine si infittisce, la moglie di Vargas viene più volte molestata dalla gang Grandi. Durante una perquisizione nell’appartamento di Sanchez vengono rinvenuti due candelotti di dinamite in una scatola nel bagno. Vargas la scatola l’aveva fatta cadere pochi minuti prima del ritrovamento ed era vuota, capisce dunque che Quinlan ha prodotto una prova falsa e che i suoi modi di indagine, così autoritari, così disonesti, sono ormai consuetudinari. Quinlan è il prodotto della società americana, è sbagliato ma non è cattivo. Si considera al di sopra della legga, è senza dubbio arrogante e moralmente scorretto. E’ deviato ed ha un’etica tutta sua ma mano a mano che la trama si infittisce nello spettatore cresce il senso di pietà nei confronti del monolite interpretato da Welles. Egli è un capitano della polizia, è l’autorità, è l’autorità che nessuno deve mettere in discussione e che, paradossalmente, viene messo in discussione da un giovinastro. E’ disposto a tutto pur di ritrovare il suo ruolo. Egli è un prepotente, si signori, è un prepotente ma è un uomo devastato da un lutto. Ricorda la sua tragedia, mentre è inebriato dall’alcol, la confessa agli spettatori. Annega i suoi dispiaceri nel whiskey mentre ripensa alla morte della moglie avvenuta in seguito ad un omicidio. Hank Quinlan non è onesto, è un cinico, una figura negativa. Suo malgrado all’interno nella sua negatività vi è un po’ di umanità e lo spettatore non riesce a demonizzarlo in modo totale. Quinlan è convinto di servire la giustizia, è un uomo che ne ha passate di tutti i colori ed ha il cuore colmo di dolore. Un dolore che non andrà mai via del tutto. Questi sono solo alcuni dei motivi che portano lo spettatore a non marchiare a ferro il “cattivo”. Se vogliamo, Quinlan, è un moderno Otello geloso della Legge e Joe Grandi è uno Iago ispanico che sfrutta la rabbia del nostro anti-eroe. Così gli propone un’alleanza per liberarsi di Vargas. Mandano una parte della manovalanza Grandi (da notare come sono vestiti, risentono in pieno della moda rockabillie), rapiscono Susie per farla trovare dalla buoncostume inebriata dall’alcol.. e dalle droghe. In questo modo la credibilità di Vargas sarebbe venuta meno ed il caso avrebbe visto prevalere la versione dell’infernale Quinlan.

Da questo momento le cose precipitano, il capitano diventa mentalmente sempre più instabile; si trasforma in un King Kong con il distintivo e dà di matto. Susie passa un bruttissimo quarto d’ora, il prezzo da pagare sarà molto alto ma la legge ed il raziocinio trionferanno. Ispirato dal romanzo “Badge of Evil” di Whit Masterson, l’opera di Welles è senza ombra di dubbio un Capolavoro con la C maiuscola. Un prodotto dalle atmosfere cupe, un’opera all’insegna della violenza, un film pieno di allusioni al sesso ed alla droga, nel quale la caratterizzazione dei personaggi è sublime e la regia magistrale. Il regista ci porta negli ambienti più vari, dalla bettola dove si annegano i dispiaceri nell’alcol all’hotel più aristocratico, fino ad un fiume sporco.

Un film che consiglio caldamente e scusate se è poco.

DonMax

Note del DonMax nazionale.
In “Ed Wood” di Tim Burton Bwaaaaaa la sapete tutti ‘sta storia.

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Inchino / 6 Febbraio 2013 in L'infernale Quinlan

Un grandissimo film con tutti gli ingredienti per rimanere nella storia. Regista ispirato, sequenza iniziale da cappello in mano, sceneggiatura torbida e attori bene in parte. Welles giganteggia sia dietro la macchina da presa (metaforicamente) sia davanti ad essa (fisicamente), realizzando un affresco di grigi e ombre molto particolare. E poi come si fa a non amare un film dove Mosè Charlton Heston è credibile come messicano?

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Sul confine / 22 Gennaio 2013 in L'infernale Quinlan

La sequenza iniziale è un lucido esempio di come instillare la giusta dose di adrenalina allo spettatore sin dall’incipit; c’è una bomba nel bagagliaio, e da un momento all’altro dovrà esplodere. Per le strade c’è gente, tanta gente che si incrocia e attraversa continuamente la strada, ci sono i due protagonisti a braccetto (uno splendido Charlton Heston, una sexy Janet Leigh), tutti a pochi passi dall’imminente deflagrazione.
Orson Welles è un maestro del cinema, perchè è sempre in attento equilibrio tra l’accurata creazione artistica dell’immagine e la rapidità seducente di dialoghi e sequenze. Sta sul confine, proprio come la terra in cui si svolge questo magnifico noir tra USA e Messico, e fa scaturire personaggi che “bucano lo schermo” come l’algido e laccato Vargas (Heston) o l’abulico e feroce Quinlan (Welles), personaggio obeso e zoppo, ma dotato di un’arguzia infernale (e qui possiamo tranquillamente dire che la versione italiana del titolo – come al solito lontana dal significato originale – calza davvero a pennello). L’interpretazione di Welles qui è stellare.
L’atmosfera cupa, tra gli scenari della città e del deserto, sempre sotto la sferza del vento, si accompagna ad un registro musicale assai vario, dal jazz ritmato a colpi di congas, alla pianola ragtime fino ad uno scatenato rock’n roll dei green years.
La faccia di Akim Tamiroff parla praticamente da sola, tra le guest-stars ci sono la languida Marlene Dietrich (messa lì esclusivamente per i suoi occhioni) e Zsa Zsa Gabor (idem).

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5 Novembre 2011 in L'infernale Quinlan

(Ho visto la seconda versione del film, quella ri-montata seguendo le indicazioni postume di Orson Welles)

Credo che il lungo e tecnicamente complicato piano-sequenza iniziale del film ne valga l’intera visione, poiché segna il ritmo e l’estetica di tutta pellicola: la cavalcata dei personaggi che entrano in scena tra le ombre e le luci artificiali del paesino di frontiera è affascinante come ben pochi incipit cinematografici, in un minuto e poco più si dispiega un intero bandolo del racconto.
La fotografia del film è strepitosa, altro valore aggiunto.
E l’ironia nera di Welles è sopraffina (vogliamo parlare del parrucchino di Grandi o del suo arresto?).

Belle interpretazioni, con Marlene Dietrich narrativamente quasi inutile ma grandiosa mora (!!!), Welles splendida caricatura di sé stesso con la barba incolta e gli occhi cisposi, Janet Leigh che farebbe bene a stare alla larga dai motel una volta per tutte.
Charlton Heston entra in parte solo quando gli scompare un po’ di fondotinta dal viso e gli strappano la camicia di dosso: così, mostrando il petto alla Ben Hur, inizia a menare le mani e a mettere un po’ di sano pepe addosso al suo irreprensibile Vargas.

Un super-noir.

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