Recensione su Vogliamo vivere!

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1 Luglio 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Si comincia con Adolfo H che si promena in centro nel ghetto ebraico a Varsavia, interessato, golosone, alla vetrina di una pasticceria. Rientra, “Heil Hitler!”, gli dicono, “Heil me!”, risponde. Ma è rientrato in un teatro, dove la troupe ultimando i preparativi per la prima della commedia teatrale “Gestapo”. L’invasione tedesca della Polonia del 1 settembre ‘39 arriva fulminea, tra lo stupore attonito di tutti, e contestualizza il tutto, impedendo evidentemente che si vada in scena. I coniugi Tura sono i due attori principali, nonché protagonisti più degli altri dell’intera metacommedia. Lei la fa annusare a un baldo giovane pilota, che però parte per la guerra, gelosie, che però ritorna con la missione di fermare a tutti i costi la bieca e luciferina spia Siletsky, che porta informazioni ai nazisti, i quali ormai se la fanno da padroni. Gioco di parti e di partigiani senz’armi, ma con costumi e travestimenti e vorticosa una girandola di sostituzioni di persona e leit motiv ricorrenti. L’inquadramento squadrato, mentale e fisico, tedesco, quello che metteva gli ebrei in fila per due ecc, viene deriso di fronte e di lato, soprattutto dai Tura e soprattutto il colonnello Ehrhardt, vittima preferita dei raggiri, che culminano nel fargli credere che Maria abbia una tresca col Fuhrer. Il film è, probabilmente assa’, il meglio riuscito esempio di quel che venne poi definito “Lubitsch’s touch”, la dote del regista di affrontare situazioni serie – o persino spaventose, come in questo caso – con una leggerezza ed eleganza e sberleffo che non hanno niente né di superficiale né di volgare, e portano a galla, insieme ad un inarrestabile divertimento, il ridicolo e gretto e grigio sottostante la ferocia dell’ideologia nazi (maiali, così, tanto per). L’arte che vince sulla guerra, l’unione, fantasia vs potere brutale, il pozzo di tematiche a cui volendo si può fare riferimento parlando di questo film è senza fondo e dimostra quanto multipla possa esserne la lettura, al di là delle gag ed equivoci e risate e lazzi e frizzi. Il tutto fu girato a cavallo di Pearl Harbour, e la protagonista Maria Tura, o meglio l’attrice che recitava la parte dell’attrice che recitava (che mio padre comprò al mercato) si schiantò in aereo e morì prima che il film uscisse. Poor thing 🙁
Aggiungerei solo che è un film che non aveva senso non andare a vedere quando è stato riproiettato al cinema, nemmeno se lo si era già visto. Per cui nel caso ci sta buttare lì un “penitenziagite!”. In caso contrario no.

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