Recensione su Thor: Love and Thunder

/ 20225.990 voti

What we do in Asgard / 25 Dicembre 2022 in Thor: Love and Thunder

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Di questo Thor ne avevo sentite di tutti i colori.
Questo almeno è quello che mi piacerebbe dire ma purtroppo il colore che di solito veniva associato a questa pellicola virava su varie gradazioni di marrone.
Taika Waititi sembra sia diventato meno simpatico a un sacco di gente grazie a questo Thor: Love and Thunder ma io confesso, non riesco a volergli male e anzi, quando sono arrivati i titoli di coda dopo una visione natalizia, con Ronnie James Dio in sottofondo, non ho potuto fare a meno di pensare “Taika ti voglio bene”.
E lo so che la gente vuole il Thor epico dio nordico che maciulla mostri ma, Taika l’ha capito, Thor è un bambinone e va bene così. È il personaggio fico in cui c’immedesimiamo da bambini, che lotta contro il male, vola, è super forte e lancia fulmini. È attraverso gli occhi di un bambino che ci si vuole mostrare tutto, un bambino che gioca a fare l’eroe, con la sua ridicolaggine e il quasi non comprendere qualcosa di complesso. Perché si un bambino magari non lo comprende ma le cose brutte a volte semplicemente sono li davanti a tutti e in un modo o nell’altro bisogna farci i conti. A volte han l’aspetto di un uomo nero che ti porta via dal letto ma poi, scrostando la superficie ti accorgi che l’uomo nero è qualcuno disperato e deluso dall’aver dovuto scontrarsi con la realtà, una realtà in scala di grigi diversa dal mondo a colori in cui si perdono le tue fantasie.
Altre volte la cosa brutta è semplicemente qualcosa che ti divora dentro e sarebbe bello sistemarla con una bacchetta magica o un “genio che esaudisce desideri” ma non è così che le cose funzionano davvero.
E in questo Flashgordon Marveliano mi spiace che tutto sia stato preso così male, al punto che non avremo più un Thor firmato Waititi. Si è visto solo tanto marrone in questo film ma io vedo da un lato un coloratissimo e tonto bene, dall’altro un “male” in bianco e nero, come a ricordarci che è con gli estremi che si scivola nel buio.
Grazie Taika.

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