Recensione su Thor: The Dark World

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Maleki? / 5 Giugno 2014 in Thor: The Dark World

Deludente il secondo capitolo dedicato alla divinità asgardiana e cronologicamente successivo alla pellicola The Avengers, ormai da considerare come il palese punto zero di tutte le pellicole recenti di casa Marvel.
C’è da precisare che non nutro grande affinità o simpatia nei confronti del vendicatore raffigurato dal volto del biondo Chris Hemsworth e che il mio giudizio vuole essere legato esclusivamente alla pellicola in questione. Non si sentano offesi dunque, gli estimatori del fumetto statunitense.
Se devo definire The Dark World in una parola, quella sarebbe “ordinario”. Spaventosamente ordinario. Cattivone con brama di potere smisurata minaccia il mondo (anzi, i mondi). L’eroe di turno (Thor) gliele suona e ritorna la pace. Il tutto imbastito da ottimi effetti speciali, scenografie e costumi, bisogna dirlo, ma credo che ormai sia un concetto quasi universale che senza una storia almeno un po’ interessante, difficilmente si riesce ad andare da qualche parte. Il primo film era comunque un minimo passabile per via dei vari temi che affrontava o richiamava (la maturazione di Thor, il rapporto con Loki, il suo amore terrestre). Qui è tradotto con l’ennesima sfida al cattivo di turno, tra viaggi e combattimenti privi di particolare spessore.
Il cattivo appunto. Dalla personalità e dal carisma del Loki interpretato da Tom Hiddlestone nel primo film il passo compiuto è all’indietro. Malekith è un villain piatto, poco incisivo, per nulla caratterizzato in questa seconda pellicola. Sono dovuto ricorrere a Google per ricordarmi il suo nome.
Il cambio di regia e sceneggiatura dal primo film a questo si percepisce. Purtroppo, a mio parere, non in maniera positiva.
Il problema principale di questo film è che fa interrogare continuamente sulla sua effettiva utilità. Si sa che la Marvel sta sfornando questi capitoli per ampliare costantemente il suo universo, permettere un’interattività estesa tra i suoi personaggi e introdurre i fan ad intervallati punti di raccolta, ovvero quei film del marchio che sfruttano in maniera precisa tutto ciò che si è andato a seminare (The Avengers rappresenta il primo di quelli che si prospettano essere numerosi punti di raccolta). Ma non basta questo scopo a giustificare un sequel.
Tra gli elementi da salvare: Tom Hiddlestone ed il suo Loki, che ancora una volta alzano un po’ il valore della pellicola, un paio di sequenze narrativamente interessanti (oltretutto dove compare sempre Loki) e la consueta ironia che la Marvel mette in scena nei suoi film. E mettiamoci pure il bel viso di Natalie Portman, su.

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