Recensione su This Must Be the Place

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13 Luglio 2012

No, no, no. Che delusione! Forse l’ho visto con lo spirito sbagliato ma ho odiato Cheyenne dall’inizio alla fine.
Ozzy Osbourne con trucco e parrucco di Robert Smith (immancabile la moglie euforica e mezza schizzata), con parlata tale e quale a Sam Dawson tranne per l’odiosa risatina (era davvero necessaria?).
Per tutta la durata del film mi è sembrato continuamente di leggere una home di facebook: ogni frase detta da qualsiasi personaggio è di un retorico…scontato… Tutto così stereotipato! Spesso ho indovinato le battute prima che venissero fatte.
“La cosa più brutta della morte è continuare a vivere.”
“La violenza è ovunque, ma non si fa sempre vedere.”
“La solitudine è il luogo dei risentimenti.”
Cos’è? Il diario di un quindicenne alternativo che vuole fare il profondo filosofo?
E Cheyenne… mio dio! Un rincoglionito che alla frase: “Che genere di arma desidera?” risponde: “una che fa male”. E battutine così durante tutto il film! Doveva far ridere? Doveva fare tenerezza? Non ce la posso fare. A metà film avevo l’orticaria!
No, sono troppe le cose ridicolmente fastidiose presenti in questo lavoro da poter apprezzare in pieno la fotografia e il messaggio che c’è in fondo. Ed è un vero peccato!
Forse sarò l’unica ma salvando fotografia e padre di Cheyenne, il resto lo butto nel cesso e scarico.

1 commento

  1. leppie / 27 Luglio 2012

    Secondo me le battutine di Cheyenne non devono né far ridere né fare tenerezza, ma delineare la sua alienazione ed inadeguatezza. Capisco che possa risultare irritante, ma è esattamente quello che cerca di ottenere -a mio parere- Sorrentino: è Cheyenne che sta provando a far ridere per evitare di dover dare risposte. Pensa alla cena, dove racconta di quando la moglie ha dato fuoco al divano.

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