La fine del mondo

Mi cospargo il capo di cenere e, qui, confesso che, benché mi interessino da anni, non ho ancora recuperato Shaun of the Dead e Hot Fuzz.
In più, non sapevo che La fine del mondo fosse collegato a quei due film, tanto da costituire insieme a loro una trilogia! Quindi (ouch!), sono partita dalla fine!

Ho deciso di vedere in tv questo film di Wright in maniera poco più che casuale e, prima di sedermi sul divano, non avevo un’idea molto precisa della trama. Stavo rassegnandomi desolata a una Notte da leoni in chiave brit, prima di sussultare davanti alla virata sci-fi/catastrofistica del film.

Nel complesso, mi sono divertita molto, perché, cliché e citazioni a parte (da La guerra dei mondi a L’invasione degli ultracorpi, passando per svariati Carpenter e il “sangue che sembra vernice” degli umanoidi, di natura Alien-ata), ho apprezzato la rilettura ironica di più generi cinematografici, dalla commedia “tutto in una notte”, ai disaster movie con scenari post-apocalittici à la Mad Max. Nel complesso, il tono del film mi ha ricordato certi spassosi libri di Terry Pratchett, come Il piccolo popolo dei grandi magazzini e Buona Apocalisse a tutti!.

A latere, con questa colonna sonora Wright (che con Baby Driver ha toccato vertici notevoli) conferma di avere gusti musicali che rientrano appieno nelle mie grazie (in questo caso, il mood brit pop in cui sono convenuti Suede, Blur, Stone Roses e Primal Scream mi ha mandato in visibilio).

Ma che razza di film è questo, sono sincero è talmente fatto male che ha attirato la mia attenzione, una storia senza alcun senso, nemmeno fantascientifico, si direbbe che gli sceneggiatori abbiano scritto il soggetto completamenti ubriachi e non solo. La bravura è stata proprio quella di riuscire a fare il film, ammetto mi ha spiazzato, divertito e c’è speranza per qualsiasi c……di potere mettere su grande schermo una sbronza colossale!!!!

Dopo svariate visioni trovo questo terzo film (nonché capitolo finale della Trilogia del cornetto), una degna conclusione alla trilogia parodistica diretta da Edgar Wright, in compagnia degli amici Simon Pegg e Nick Frost. Un gruppo di amici si ritrova dopo anni a ripercorrere una stravagante impresa (incompiuta) incominciata ai tempi del college, durante la quale saranno inaspettatamente coinvolti in un intrigo interstellare.
Da lodare la bravura di Wright a non rendere tutto il contesto parodistico e sovraesposto, lasciando l’ironia ai personaggi.
Il primo combattimento nei bagni del pub è memorabile.

Terzo ed ultimo capitolo della trilogia del cornetto. Stavolta Wright e Pegg decidono di dirottare le attenzioni della propria pellicola verso il genere fantascientifico.
Il film presenta anche stavolta un cast discreto, con un Martin Freeman più in mostra e meno chiuso ai ruoli secondari di Shaun Of The Dead e Hot Fuzz, e un Simon Pegg alle prese stavolta con un ruolo decisamente più “vivace e rumoroso”.
La trama non è male, ma rispetto ai precedenti lavori perde qualcosa a livello di fascino. E’ più la seconda parte del film a trattare il fantomatico elemento fantascientifico, mentre la prima ricalca troppo il modello della commedia all’americana. Che forse voleva essere anche questa una parodia, ma qualcosa evidentemente non ha funzionato. Anche le gag risultano meno elaborate ed azzeccate rispetto ai primi due capitoli, salvo qualche piccola eccezione.
Da menzionare però un finale ottimo, che riesce a chiudere degnamente questa trilogia di Wright e Pegg.

Film godibile e simpatico ma senza dubbio nettamente inferiore ai due precedenti.
L’idea di fondo è buona, però diventa un po’ confusionaria con il progredire della storia. Inoltre mi è parso che si sia persa la regia-citazionistica che richiamava le peculiarità dei vari generi (l’omaggio agli zombie movie e ai film d’azione era stato molto più chiaro che quello che questo capitolo cerca di fare ai film sci-fi).
Nota personale: la trama sarebbe teoricamente basata sul cameratismo e sull’intesa fra i personaggi principali, eppure proprio per questo aspetto è un po’ fragile e non riesce a trasmettere l’alchimia già espressa dal duo Pegg/Frost nei primi due capitoli. In più i richiami ai capitoli precedenti (la solita scena della staccionata, la carta del cornetto, il tema ricorrente del pub) erano ben riusciti in Hot Fuzz, mentre questa volta appaiono un pochino come un’accozzaglia casuale.
Comunque un buon film.

Ultimo film della “trilogia del Cornetto”, iniziata con il gioiellino Shaun of the Dead e proseguita con il divertentissimo Hot Fuzz.
Edgar Wright perde gran parte del british humor che mi aveva fatto amare i primi due capitoli, in favore di un umorismo più volgare e “americano”. Che il regista si sia hollywoodianizzato?
La coppia vincente Pegg/Frost è meno vincente del solito, ma funziona sempre. Film piacevole, fracassone, ma a volte un po’ troppo confusionario (troppa carne al fuoco?). I primi due sono su un altro pianeta.