Ritratto dell’angoscia / 13 Settembre 2022 in Il mondo che verrà

È tanto che non scrivo una recensione, ma riproviamoci.
Ho appena visto questo film e non riesco a dire se mi sia piaciuto o meno, ma indubbiamente è un bel film. Lo riguarderei? Assolutamente no.
Forse dovrei rifletterci di più, ma odio scrivere commenti troppo pensati, credo non siano del tutto sinceri. Preferisco parlarne subito, prima impressione.
Sicuramente il film ha molti spunti di riflessione e già questi creano uno stato di malessere. L’ambientazione, i paesaggi, i colori, la fotografia e soprattutto la musica, creano un’atmosfera angosciante fin dal principio.
L’apoteosi del lesbodramma, a metà ottocento. La protagonista è una donna fondamentalmente infelice, ed ha i suoi buoni motivi per esserlo. Sta sempre chinata sul suo diario ad annotare ciò che le accade (infatti le sue annotazioni sono il perno del film – perfino la voce fuoricampo è permeata di angoscia, complimenti alla doppiatrice).
Fotografia bellissima, ma triste anche quella. Oltre alla storia d’amore infelice (infelicitata da fattori esterni, ovviamente), l’angoscia deriva anche dalla rappresentazione della vita dell’epoca, in quei luoghi. Non solo la condizione della donna, in questo caso, ma proprio la condizione umana.
Lento, estremamente lento, e pesante, opprimente.
Vi consiglio di guardarlo? No.
Però bello, dai.

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