Recensione su The Words

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Molto piacevole! / 26 Gennaio 2013 in The Words

Ebbene si, molto molto piacevole! Un’ora e mezza per un film breve ma pieno di ritmo, sebbene non ci siano né scene d’azione, né colpi di scena clamorosi: il tempo è tenuto alto tutto grazie alla bravura degli attori, dai bei dialoghi, ma soprattutto, e questo è il motivo per cui mi è tanto piaciuto, per le ambientazioni e la fotografia veramente suggestive. Le scene ambientate nella Parigi del dopoguerra sono straordinarie, per colori, per atmosfera, scenografie, tutto veramente perfetto, sembrava di essere entrati in un film d’epoca, oltre al fatto che la storia lì raccontata è tenerissima e oltremodo straziante. Colonna sonora bellissima, e solitamente in film meno importanti come questo non è curatissima, cosa che invece qui non è accaduto, e per un amante delle colonne sonore come me è sicuramente un valore aggiunto.
La storia dipanata su tre livelli, a loro volta dipanati su tre tempi, quindi libro nel libro nel libro ambientati nel presente, passato e trapassato ha un filo logico tutto sommato lineare, non ci sono zone grigie, o enigmi di qualche tipo…. anche se, e qui c’è l’unica grande pecca del film, voglio capire i finali criptici, non sciolti, ma questo finale, a livello proprio visivo, di fotogramma, è tremendo! Non si fa, su. Vedere un film, adorarlo, e poi maledirne il finale è una esperienza dolorosa, anche se c’è da ammettere che questo finale in particolare è strettamente connesso con quello che è il senso ultimo del film, ovvero il non-finale, l’andare oltre, il proseguire oltre gli errori, scalfiti, cambiati, diversi, ma andati oltre, dove l’errore è ricordo, il ricordo è Parole. Il film finisce senza alcun insegnamento morale – apparentemente – perché vuole dire che dietro l’errore, umano, non c’è necessariamente la dannazione e dalla dannazione la sua relativa morale. O, andando ancora oltre, vuole dire che la dannazione è un fatto intimo. Interno. Personale. Non ha nulla a che vedere con la vita. E come per il vecchio dalla vita rubata, così il giovane che ruba la vita, entrambi distrutti dal furto, entrambi hanno vissuto ancora un po’ oltre quella vita rubata e spezzata a metà tra i due.

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