Recensione su The Wolf of Wall Street

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Un lupo “prolisso” / 31 Marzo 2014 in The Wolf of Wall Street

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Martin Scorsese non si smentisce mai e, anche con The Wolf of Wall Street, ha saputo rendere la vita sfrenata e senza limiti di Jordan Belfort, un broker senza scrupoli e, probabilmente proprio per questo, di maggior successo di Wall Street. Chi non ricorda “Quei bravi ragazzi”, “Il colore dei soldi” o, i più recenti, “Gangs of New York” o “The departed”?. Un denominatore comune: successo, potere e lotta, a dispetto di tutto e tutti, per ottenerlo.
Jordan Belfort, un contemporaneo Dorian Gray, che viene educato da Mark Hanna (Matthew McConaughey), il nuovo Lord Henry Wotton, a ottenere risultati eccelsi nel lavoro, grazie ad uno stile di vita dissoluto fatto di sesso e droghe. Solo l’orgasmo raggiunto pensando al denaro sarà indice della totale devozione al dio Denaro. Il giovane Jordan, a questo punto, non riesce a fare altro oltre che seguire alla lettera questi preziosi “insegnamenti” e si passa così al next level del brokeraggio. L’estrinsecazione completa della sua trasformazione sarà davvero completa quando Donnie Azoff (Jonah Hill), un semplice venditore di camere da letto per bambini affascinato dalla sua vita, si unirà a lui per fondare la Stratton Oakmont. Non ritroviamo Colin Sullivan (The departed) o Henry Hill (Quei bravi ragazzi)? Giovani spregiudicati, vittime della loro stessa smania di successo, e incapaci di porre freno a ciò che sono in grado di potersi permettere. Hanno il mondo in mano, almeno per un po’. 180 minuti in cui non mancano momenti esilaranti e momenti di riflessione ma che, comunque, risultano ridondanti e rischiano di sfinire lo spettatore. Il giro sulla giostra di Jordan poteva essere più breve e rendere ugualmente l’idea.

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