Recensione su The Witch

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Imperfezioni isteriche / 18 Aprile 2016 in The Witch

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Resto delusa dal film dell’esordiente Eggers per un motivo in particolare: l’incertezza della materia narrativa.
Quello che è sicuramente il punto di forza del film, ovvero la rappresentazione di una follia che nasce dalla suggestione, viene smentito dalla natura realmente soprannaturale degli accadimenti.
Posto che sia la “formazione culturale” dei protagonisti ad alimentare il clima d’orrore in cui essi si muovono, l’origine demoniaca delle loro continue sfortune è palese: in questo senso, allora, mi sfugge di cosa realmente voglia parlare questo racconto.
Purtroppo, l’affascinante rappresentazione di un’isteria collettiva circoscritta ad un nucleo famigliare (microcosmo che è metafora di situazioni più articolate) diventa una componente a latere della storia: così raccontata, la vicenda ha sviluppi quasi fideisti e la cosa, pur non disturbandomi a livello concettuale, mi lascia perplessa, per l’appunto, su quello narrativo.
Se lo scopo (apparente, perlomeno) di Eggers è quello di (di)mostrare quanto e come menti limitate da una dottrina religiosa assolutista ed invadente possano sviluppare vere e proprie devianze psicologiche, qualora vengano altresì provate da condizioni di vita estreme, qual è il senso della rappresentazione dell’ultraterreno demoniaco?

Escluso questo pur (per me) importante elemento di disturbo che inficia decisamente sul voto finale, non ho altre critiche da muovere al lavoro di Eggers, di cui ho apprezzato molto il ritmo, le capacità evocative, le interpretazioni dei vari attori (la bambina che interpreta la piccola Mercy, pur inquadrata fuggevolmente e di sguincio, è davvero inquietante, forse per via di una voce più “grande” di quella che dovrebbe avere una bimba di quell’età), l’uso di un inglese farcito di espressioni arcaiche (alle mie limitate conoscenze in materia, per esempio, non sono sfuggiti i pronomi ed aggettivi personali thy e thee).
Ho trovato particolarmente interessante la rappresentazione delle varie figure femminili e del rapporto esistente tra esse e, didascalico ma importante, il dettaglio legato al grado di istruzione delle donne dell’epoca: la giovane Thomasin, come forse anche la madre, non sa neppure scrivere il proprio nome e le Scritture le vengono impartite esclusivamente a voce, con tutti i travisamenti, le interpretazioni e gli errori del caso.

Riflettendoci sopra, non ricordo di aver visto molti altri film ambientati all’epoca dei Padri Pellegrini (o giù di lì): a parte La seduzione del male da Arthur Miller (da quel che so, la sua caccia alle streghe era metaforica, ma il film di Hytner si concentra sul contesto storico, producendo una definizione dell’ambiente sufficientemente interessante) e La lettera scarlatta di Joffé (di cui ho un pessimo ricordo).
Mi pare che il cinema statunitense si sia disinteressato delle “origini della nazione”: vorrei essere smentita a riguardo e mi piacerebbe conoscere altri titoli interessanti ambientati nelle Americhe del XVI-XVII secolo.

4 commenti

  1. DonMax / 3 Maggio 2016

    ottimo, abbiamo notato gli stessi difetti.

  2. Stefania / 3 Maggio 2016

    @donmax: uno sprechissimo di potenziale, ‘sto film 🙁

  3. Logos / 5 Maggio 2016

    @stefania “L’ultraterreno demoniaco” è semplicemente il fattore che crea disturbo e che fa spingere ai limiti del pensabile i personaggi, le cui menti sono incatenate dalla propria religione. Quindi il ”fantastico”, ossia il Demonio, è solo un elemento di contorno, ecco perché a mio parere non viene approfondito, cosa che per giunta non sarebbe stata interessante. La strega e Satana ci sono e basta, non serve sapere altro.

    • Stefania / 6 Maggio 2016

      @logos: il mio discorso è decisamente un altro.
      Non mi interessava un approfondimento sull’elemento sovrannaturale, figuriamoci.
      Semplicemente, Eggers sembra indeciso: pare che i guai di questa famiglia derivino da superstizioni e costrizioni morali derivate dalla religione (oltre a tutti i problemi in seno al nucleo famigliare, sono sempre questioni di dottrina a farla allontanare dalla comunità, prima da quella in terra britannica, poi dalla colonia nel Nuovo Mondo), invece il Diavolo ci mette davvero lo zampino, togliendo ogni stimolante puntello al racconto. Perché?
      Sottintende che il Diavolo esiste davvero e che le paturnie di questa famiglia di puritani hanno un fondamento? Ok. E quindi? Mah. Ecco perché parlo di spreco di potenziale: a livello narrativo, esulando dalla Fede, avrei trovato molto più interessante e concluso un discorso circoscritto alla sola autosuggestione o al solo elemento sovrannaturale: questa specie di incertezza, per quel che mi riguarda, ha rovinato la frittata.

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