Recensione su I quattro dell'oca selvaggia

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I Mercenari, quelli veri. / 27 Agosto 2015 in I quattro dell'oca selvaggia

I 4 DELL’OCA SELVAGGIA
-I Mercenari, quelli veri-

Scritto dal 2 voltre candidato all’Oscar Reginal Rose (Miglior Film e Miglior Sceneggiatura non originale per La Parola ai giurati, 1958), diretto da Andrew V. McLaglen abile regista di film western e di guerra, I 4 dell’oca selvaggia non è solo un film di guerra: con un incipit che unisce il poliziesco al film d’azione il titolo in questione è un’opera che va oltre i generi. Guardatelo, signore e signori, e poi guardate qualsiasi altro tipo di film d’azione prodotto negli ultimi anni con dei personaggi non troppo giovani come protagonisti. In Wild Geese i personaggi hanno una certa età, sono crepuscolari e vorrebbero vivere i loro ultimi anni in modo decente, hanno ondeggiato e vissuto in un limbo, il loro motto è stato ed è tuttora “The right choice for the wrong reason”. Sembra a tutti gli effetti un film di Peckinpah, abbiamo questi veterani che hanno sofferto in guerra e che da civili soffrono ancora di più e abbiamo una luce alla fine del tunnel, una possibilità, una ragione di riscatto rappresentata da una missione segreta. I membri dell’alta società britannica infatti organizzano una missione segreta per mettere al potere l’uomo che fa loro più comodo, purtroppo però le cose non vanno come dovrebbero andare. La trama, di per sé abbastanza semplice, vede un certo Sir Edward Matherson convocare in gran segreto il colonnello Allen Faulkner (Richard Burton) al quale chiede di liberare Julius Limbani, ex presidente democratico di un paese africano, prigioniero del dittatore golpista Endova. Il golpista lo tiene in una specie di campo di prigionia controllato da guardie armate di machete e ak-47. La ricompensa per il colonnello è molto alta e, di conseguenza, organizza il piano di fuga con i suoi tre uomini più fidati:
abbiamo Roger Moore l’abile pilota e tenente Shawn Fynn; Hardy Kruger (Barry Lyndon, Hatari) nella parte di Pieter Coetze e Richard Harris lo stratega e padre di famiglia Rafer Janders.

Il primo tempo del film è dedicato alla presentazione dei protagonisti e alle modalità con cui si arriva all’accordo, elementi chiave per la trama presentati attraverso sequenze fantastiche. Vengono messi insieme 50 mercenari, addestrati nello Swaziland, fatti paracadutare da un aereo mentre come sottofondo musicale accompagna i nostri eroi nel lancio ad alta quota.
Il film non si fa mancare nulla, c’è la violenza, ci sono le scene d’azione, ci sono intere sequenze dedicate ai preparativi bellici, ma non mancano le scene dove si ride e si scherza o dove si piange ma andiamo con ordine. Prima ho parlato di poliziesco, Roger Moore viene presentato mentre se la passa male, è costretto a fare da galoppino per il figlio di un boss mafioso e il suo ultimo incarico, a sua insaputa, ha a che fare con l’eroina. Visto che spacciare droga va contro i suoi principi, come la migliore tradizione poliziottesca all’italiana, il tenente si ribella e fa mangiare al figlio del boss due etti di roba.

Il film però non è un inno alla violenza, le scene d’azione sono ricche e favolose ma ridurre vedere The Wild Geese ad un mero film violento significa banalizzarlo. Prendiamo il personaggio interpretato da Hardy Kruger, è una figura semplice, vorrebbe tornare nel suo paese d’origine, comprare una fattoria ed essere padrone di sé stesso. È Africano (un bianco ma Africano) che ha prestato servizio in Sudafrica. Si sente Africano pur non piacendogli i neri. In Sudafrica combatteva quelli che lui definisce “negri piantagrane” e chiama Limbani kaffir (“negro”). Dietro questa apparenza da individuo poco raccomandabile si cela un animo nobile e durante il film subirà un cambiamento, oltretutto fa un discorso molto importante:
“Non capisco nulla di politica ma noi stiamo andando in un Paese che non conosciamo a fare la guerra a persone che non ci hanno fatto niente. Per me è una cosa terribile, a me non piacciono i neri ma non li odio e non voglio ucciderli”.
I superiori gli chiedono il motivo per cui abbia deciso di venire in missione e lui risponde semplicemente: “mi servono i soldi per tornare a casa e comprare una fattoria, vivrò con il rimorso ma voi uccidete per imporre le vostre idee circa il futuro del genere umano agli altri, che abbiate ragione o torto”.

I 4 dell’oca selvaggia è un film incredibile, un cult con 4 mostri sacri del grande schermo.

Massimiliano DonMax Romualdi

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