Recensione su Le verità

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L’odioso personaggio / 2 Gennaio 2022 in Le verità

In un film si dovrebbe sempre giudicare la qualità della rappresentazione e non quella del rappresentato. Ci sono tuttavia delle eccezioni; una di queste, per quanto mi riguarda, è costituita da Le verità. Il personaggio di Fabienne è talmente odioso, nel suo scostante assoluto narcisismo, e anzi addirittura anche malvagio (quando riempie il bicchiere di Hank, pur sapendo che questi è un alcolista che cerca di non bere), da rendere quasi intollerabile la visione del film. Ma questo, credo, segnala una debolezza dell’opera. Non c’è una storia vera e propria a dare un senso e a fare da filtro: lo spettatore è lasciato a osservare questo piccolo inferno borghese e – fatalmente, data anche la qualità della recitazione delle due attrici principali – finisce per giudicare i personaggi quasi fossero persone reali. Non aiuta a salvare la situazione il fatto che manchi un contraltare: i personaggi che ruotano attorno a Fabienne sono tutti per qualche motivo (il fascino immorale del divismo? il legame di sangue?) restii a prenderne le distanze, oltre a essere anch’essi ben poco simpatici: la figlia che non le risparmia critiche ma poi l’aiuta a manipolare gli altri; il segretario che ne condona l’ingratitudine; il marito attuale cuoco dilettante; l’ex marito ormai senile; il genero sempre inspiegabilmente allegro; persino la nipotina insopportabilmente infantile. Anche il personaggio di Manon, dotata di qualità umane che per quel che si intravede sembrano antitetiche a quelle di Fabienne, finisce per renderle una sorta di omaggio.

Per qualche critico la tesi del regista sarebbe che doppiezza e mancanza di scrupoli sono indispensabili per diventare una grande attrice come Fabienne; ma a me questa sembra più la tesi autoassolutoria della protagonista. E sarebbe in ogni caso una tesi bizzarra, confutata da cento controesempi.

Da notare che nell’originale il personaggio interpretato da Ethan Hawke parla solo in inglese e non comprende il francese, il che ne spiega l’aria spesso eccessivamente spaesata: il contrasto fra le due lingue si è perso nel doppiaggio italiano.

1 commento

  1. Stefania / 23 Novembre 2022

    Concordo in pieno con tutte le tue riflessioni.
    Inoltre, non sono riuscita a spiegarmi se la caratterizzazione dei personaggi sia così “strana” per via della provenienza geografica di Kore-eda: cioè, è come se, in questo film, tratti culturali e atteggiamenti che mi sembrano tipici della società giapponese (come l’infantilismo etereo e dolce della bambina e la deferenza indefessa, quella che tu, correttamente, indichi come l’incapacità di prendere le distanze dall’insostenibile personaggio della Deneuve) sono stati riproposti in un contesto “occidentale”, senza una (sorta di) mediazione culturale.
    Insomma, dopo aver apprezzato vari film di Kore-eda, in questo caso, sono rimasta abbastanza delusa.

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