Recensione su The Tree of Life

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L’ambizione ossessiva / 1 Giugno 2011 in The Tree of Life

Piccola premessa: ho amato molto i primi film di Malick (BADLANDS, DAYS OF HEAVEN, THE THIN RED LINE). E aspettavo fiducioso il suo nuovo film. Dopo il premio di Cannes quindi, le premesse sembravano esserci tutte. Invece no, mi sbagliavo.

THE TREE OF LIFE è un film ambizioso, troppo. Smisuratamente ambizioso. Al punto da perdere di vista quello che è il senso profondo, intimo, del cinema. Quello cioè di coniugare la Forma nel Contenuto, il “come” con il “cosa” dire.
THE TREE OF LIFE è un film fotografato meravigliosamente, montato in maniera straordinaria, sperimentale e “puro”, ma purtroppo senza anima. Un’anima che viene schiacciata dall’estetizzazione, dalla ricerca del lirismo a tutti i costi (e che dunque diventa ‘poeticismo’), dallo spiritualismo misticheggiante. Un’anima che nell’affanosa ricerca di un’amalgama perde di vista la semplicità del dire. Proprio quella semplicità che, in fondo, sembrerebe volerci suggerire il coro delle voci fuori quadro del film (“Siate semplici”) e che invece viene contraddetta, tradita proprio dalla Forma del film.
Nei primi film di Malick la Natura e la Grazia, i temi che attraversano tutto il suo cinema, erano sullo sfondo, nel tessuto del film, perfettamente incastonati nel discorso. Qui invece sembrano voler prenderne il sopravvento, forzandolo, violentandolo. E mostrandone in questo l’ossessione che sottilmente lo percorre.

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