Recensione su The Tree of Life

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Confusione totale… / 4 Maggio 2012 in The Tree of Life

Che miscuglio di cose in questo film. Andiamo per ordine: come documentario direi che è bellissimo. Ha certe fotografie spettacolari. La scena dei dinosauri un po’ forzata e direi anche inutile ma ben fatta. Il carnivoro che risparmia una preda lo vedo molto caritatevole e impensabile… Bah.
Le musiche molto cattedrali e mistiche ma azzeccate in molti momento del film, soprattutto quando questo diventa un documentario. Direi che solo per questo meriterebbe il grande schermo.
E ora la trama… Un padre degli anni ’50, duro, represso e scontento della sua vita tenta di educare i figli, soprattutto il maggiore con forza e durezza non riuscendoci molto bene (bravo Brad Pitt). Durante il film provi rancore e odio nei suoi confronti ma poi ti rendi conto di quanto fosse importante per lui (“Figlio mio adorato, sei l’unica cosa buona della mia vita”). Quindi rivedi e apprezzi le debolezze di quest’uomo fragile. Poi la figura della madre come donna buona e sensibile ma che ha poso peso nella famiglia visto la durezza del marito ma risulta la buona della situazione. Bella la frase: “L’unico modo per essere felici è amare, se non ami la tua vita passa come un lampo”. Quindi una visione della famiglia passata di un Sean Pen adulto che ricorda il fratello e di conseguenza tutta la sua infanzia. Come cigliegina finale la religiosità esagerata e a mio avviso molto, troppo presente in questo film. Sean Pen da giovane chiede a Dio “Perché dovrei essere buono se tu non lo sei?”… Ma la presenza della religione è veramente eccessiva e pesante. Come è in fondo pesante tutto il film, lungo e molto lento.
Promuovo sicuramente la fotografia e la parte documentaristica ma per quanto riguarda trama e sceneggiatura francamente non trovo nulla di bello anche se recitato bene da parte di tutti tranne che da Sean Pen che praticamente è stato una comparsa.
Darei un 7 al primo e un 2 al secondo.

1 commento

  1. Joel / 9 Dicembre 2012

    Dare lezioni a Malick, uno degli autori più affermati, la cui poetica è già entrata nella storia del cinema mi sembra quantomeno avventato. Detto questo ti consiglio di iniziare da un po’ più indietro, vedere come prima opera quella che è il sunto del pensiero malickiano rende senza dubbio di difficile decodificazione il regista. Non scordiamoci che ha firmato opere del calibro de “La sottile linea rossa”, già catalogata come pietra miliare del cinema di sempre. per il resto.. degustibus

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