38 Recensioni su

The Tree of Life

/ 20116.6426 voti

Capolavoro / 5 Luglio 2019 in The Tree of Life

Chi ne sa di cinema non può non apprezzare questo capolavoro. La cosa più sbalorditiva sono le meravigliose inquadrature e la bravura di attori del calibro di Jessica Chastain e Brad Pitt. Personalmente ritengo che questa pellicola sia un punto di riferimento per qualunque filmmaker.

Noioso, ambiguo / 3 Agosto 2017 in The Tree of Life

Non ho ben capito dove volesse parare Malick con questo film. Tremendamente noioso, trama incredibilmente insulsa. Ottima idea, anche se realizzata malissimo. Cast al top, ottime le colonne sonore, ottima l’ambientazione e gli argomenti trattati…………….. quindi? Quindi con questo film Malick si è dimostrato un attimino troppo pretenzioso!

. / 2 Maggio 2016 in The Tree of Life

Leggere certi commenti mi fa rabbrividire. Criticare è lecito, anzi è un diritto, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte ad un capolavoro simile. Documentaristico? Certo, perchè il cinema è la realta, è la vita. Non avere le basi per capire “The tree of life” non è una colpa, basta ammettere la sua qualità di pensiero e il suo spessore e allontanersene, altrimenti si cerca solamente di interpretare ed essere pervasi dai sensi, che le immagini scatenano, perchè questo dovrebbe fare un film, non “intrattenere”, altrimenti meglio accendere la televisione e spegnere il cervello.

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Malick questo è l’ultimo 8 che ti dò. / 16 Febbraio 2016 in The Tree of Life

Amato molto la prima volta proprio per la sua forza estetica, a rivederlo ora (per prepararmi al nuovo Knight of Cups comprendo il mio vero sentimento di fastidio nei confronti dell’estetica e soprattutto della poetica malickiana. Le immagini, spesso stupefacenti, sono disturbate da storie al confronto infime. La prossima volta Malick è meglio che si butti su qualcosa alla Koyaanisqatsi, così nn apre la bocca e non dà la conferma di essere saccente.

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15 Marzo 2015 in The Tree of Life

Esistono film che sono inguardabili perché fatti con 2 soldi.Brutti perché amatoriali,recitati malissimo.Esistono film brutti perché sono blockbuster senz’anima,budget da collocare nell’ordine delle centinaia di milioni e sotto gli effetti speciali,niente.Esistono film inguardabili perché diretti da registi che fanno il loro lavoro in modo approssimativo a dir poco,che non sanno architettare neanche un’inquadratura in modo decente.Esistono film in cui la fotografia non esiste e che sono una sfida per la vista.Esistono film inguardabili ma onesti,esistono anche film orribili che sanno di esserlo.
E poi esiste The Tree Of Life.Una delle cose più insulse che abbia mai visto.Esempio lampante di come un film confezionato in maniera grandiosa,patinato,pulito,in cui le immagini sono gestite bene,con attori decenti e dal piglio autoriale possa essere indescrivibilmente più insopportabile di un trash dichiarato,di un mockbuster qualsiasi,di un blockbuster con l’esclusiva degli effetti speciali che almeno al cinema può far divertire per poi essere dimenticato.
Questa roba è una delle pellicole sicuramente più ruffiane di sempre.Non ambizioso.Pretenzioso e sborone,fatto su misura pe l’Ammerega media che va dietro al creazionismo,ai buoni vecchi valori della famiglia tradizioneale e altre boiate del genere.Non vuole essere visivamente bello vuole essere profondo,vuole essere il capolavoro che ti cambia la vita.Ogni inquadratura sembra gridare “guardate come sono bravo,oh ma come sono bravo,vi prego guardate come sono bravo,ora ci infilo qualche pippa su dio e sull’amore così sono ancora più bravo”.Ed ecco vuole essere profondo quando è un’ accozaglia di conservatorismo becero,di buonismo ingiustificato e stucchevole,si veda la scena in cui predatore mesozoico risparmia la preda ingiustificatamente rimanendo a digiuno.Capito è l’aMMore che muove il mondo!L’aMMore ha la meglio sull’evoluzione!L’aMMore è una legge universale!
In un cinema di Bologna fu acclamato come il capolavoro del terzo millennio una volta che proiettarono per errore i due tempi del film invertiti.
Ci sono film inguardabili che non è una tragedia vedere.The Tree of Life non è uno di questi.

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Documentario? / 17 Febbraio 2014 in The Tree of Life

Un po’ Odissea nello Spazio un po’ 8 e 1/2, film dalle immagini spettacolari ma dalla sceneggiatura che deve essere “presa a cuore” per poter piacere. Non ho trovato il film noioso ma insoddisfacente, come un viaggio senza meta o come un bombolone senza crema.

Deludente / 7 Febbraio 2014 in The Tree of Life

Avendo molto apprezzato The thin red line ho guardato The Tree of Life con grandi aspettative.
Il film è decisamente scadente:
se in The thin red line le riflessioni, la comunione con la Natura, lo struggimento erano non solo intimamente collegati alla vita e alla vicenda del protagonista, ma anche coinvolgevano lo spettatore in prima persona, in The Tree of Life la noia domina, riflessioni e considerazioni anche banali sono trattate estesamente e tenute insieme (e nemmeno troppo bene, anzi) da una pseudo trama che funge da cornice. Si cerca di essere mistici fallendo miseramente.
Unica cosa degna di nota, che gli fa meritare il tre: la sequenza della creazione, fotograficamente spettacolare e con una musica bellissima in sottofondo.

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31 Agosto 2013 in The Tree of Life

Avevo grandi aspettative per questo film di cui avevo sentito parlare molto bene, invece si è rivelato una delusione.
Sopravvivere ai primi quaranta minuti senza addormentarsi è un bel risultato, in cambio si viene proiettati nell’America anni ’50 dove Jack cresce insieme a due fratelli e ha un rapporto conflittuale con il burbero padre interpretato da un perfetto Brad Pitt.
Sean Penn, che interpreta Jack da adulto, compare poche volte sullo schermo, assorto nei suoi pensieri sul significato della vita.

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Per pochi / 29 Agosto 2013 in The Tree of Life

Questo è un film per pochi, mi dispiace per tutti quelli che lo hanno criticato. L’unica cosa che vi consiglio è di rivederlo non con gli occhi ma con il vostro cuore e la vostra mente.

18 Giugno 2013 in The Tree of Life

criticatemi pure, ma ho faticato e non poco..nonostante io ami un po’ i film lenti e pesanti, questo lo è troppo.
dò la sufficienza per la bravura degli attori e i pensieri che comunque inevitabilmente fa venire.

9 Marzo 2013 in The Tree of Life

E’ un’esperienza. Totalizzante, sacra, da vivere nel più totale silenzio e nella concentrazione più perfetta. Non è neanche descrivibile a parole quello che senti dentro a fine proiezione. La prima parte e l’ultima ( le sequenze più visivamente toccanti che io abbia mai visto. La nascita dell’universo ha l’effetto di sconvolgere stomaco e mente, tra le migliori nella storia del cinema a mio parere) sono da incorniciare per sempre nella memoria e da rivedere ancora e ancora. La parte centrale del film, meno estrema e più reale, segue la vita della famiglia O’ Brien ed è narrata con una grazia, un’eleganza, un tocco delicatissimo e intimo ( dalla nascita, alla crescita, ai piccoli gesti violenti) difficile da definire. Non c’è neanche bisogno di dire che viaggiamo su livelli altissimi in ogni campo: fotografia perfetta, musiche o suoni della natura che volevo piangere, gestualità e interpretazioni magistrali, riflessioni su riflessioni. E’ qualcosa di più di un film.

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Sicuramente un film che merita ma forse troopo lento ! / 21 Gennaio 2013 in The Tree of Life

Sicuramnete il film è da vedere ma non me la sento di gridare al capolavoro. Bravi gli attori e la regia è magistrale, ma specie all’inizio troppe le immagini della natura che se all’inizio uno apprezza poi appesasantiscono il film !

13 Gennaio 2013 in The Tree of Life

La Vita in ogni sua accezione. Mallick la affronta attraverso una poesia visiva epica, sviluppata come una imponente sinfonia, ma estremamente intima e ridotta nei dialoghi. 2h20 di immagini perfette, dettagli, musica, silenzio ed interpretazioni straordinarie. Film complesso e da metabolizzare a lungo.

31 Dicembre 2012 in The Tree of Life

10 per le immagini 0 per il significato= 5

20 Dicembre 2012 in The Tree of Life

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Questo è il film di Terence Malick, il regista che non ritira premi e non concede interviste, che ha da poco vinto a Cannes. Lo volevo vedere, mi si sono attaccati degli altri e io, con la mia infinita pazienza, ho aspettato una sera che andasse bene per i comodi degli altri U_U
Già arriviamo e una protesta perché è in lingua originale con sottotitoli in italiano. Io così orgoglioso di aver trovato un ca**o di cinema che da i film in originale -.- dannata asina, ma vabbè. Eh ma non li vedo – e che sei cieca?
Eh ma non ho mai visto un film sottotitolato in vita mia – a quasi 30 anni questo cara mia secondo me è un po’ un problema. Ti concedo di ringraziarmi.
Diciamo subito che Legoman e il Superlavoratore sono usciti dopo il film bestemmiando tantissimo e tirando insulti al buon Terenzio Malick. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma in effetti non è che tutto fosse logico.
Il film apre con una voce off che pone domande, invoca un fratello, e una madre, cose così. Parla del binomio che regge la vita tra la grazia e la natura. Si prosegue sulla vita di questa classica famigliola americana e felice degli anni ’50-’60, lui e lei con tre figli maschi, nella loro villetta a schiera nel classico quartiere di villette a schiera, quelli con un po’ di pratino da rasare per uno, chi ce l’ha più figo ecc
Poi si capisce che è morto un figlio. Panico ovunque.
D’improvviso, si passa in un quartiere avveniristico, la city di qualche città moderna. C’è Sean Penn che gira e i vetri che specchiano le nuvole del cielo. Si capisce (ma a stento) che è uno dei bimbi cresciuti. Vede un albero. E lì parte un treno di pensieri assurdo. Malick fa partire una cosmogonia immaginifica e assurda, un racconto della nascita della vita, dal big bang in giù. É qui tra l’altro che ho visto benissimo, e secondo me non sbaglio neppure troppo, una vagina spaziale U_U capisci no, come principio di vita, capito no?
Dunque c’è questa storia della creazione, le prime forme di vita, i pianeti, i dinosauri, tutto. Le reazioni sono due, o si pensa “uff che palle” o si sta con gli occhi e la bocca spalancata. Io ho fatto nella seconda maniera, che è anche lo stesso atteggiamento che assumo quando guardo dal finestrino del treno se sto attraversando posti nuovi
O_O
E niente, finisce questo strobointermezzo e la storia, sempre nei ricordi di Sean Penn, prosegue a flashback in maniera più o meno lineare. La famiglia non è così perfetta, il padre è padrone (oltre ad essere Brad Pitt) e vessa questi figlioletti con fare militaresco, la madre è a suo modo una hippie ante litteram che non sa opporsi e insegna loro ad amare ogni filo d’erba e robe così. Fino a un grande finale, in cui tutti i protagonisti di tutte le età della vita dei protagonisti camminano e si ritrovano sulla riva di un mare al tramonto, ed è una specie di elaborazione avvenuta del lutto.
Mah. Diciamo così. Il film era di un’ambizione smisurata. E allo stesso tempo ha il merito di raccontare la sua storia con un taglio che dire originale è dir poco, affidandosi spessissimo più alla forza delle immagini che alla logicità della trama. Era impossibile non vedere i richiami a Kubrick di 2001, i pianeti che danzano, la morte che trasfigura nella vita porco clero, ecc, e per quella stessa via a tutto il filone trascendentalista della cultura americana (Emerson e W. Whitman, per dirla molto in soldoni). Impossibile. Oltre al fatto che il finale era uguale alle esperienze premorte come le racconta Clint in Hereafter. Che non era un must ma è un film che per un motivo o per l’altro finisco sempre per citare.
Come tutte le imprese di smisurata ambizione ha innumerevoli difetti, che dal mio punto di vista erano essenzialmente quelle domande esistenzial-filosofiche sparate ogni tanto qua e là – funzionava tutto anche senza – e un’eccessiva lunghezza causata dalla ripetitività di certi episodi della vita famigliare. I mean, una volta che abbiam capito una cosa è assimilata, non ripeterla. Ciò detto onore al merito e ben venga chi riesce a pensare così in grande e a raccontare una storia, che pure non brillava certo di originalità, con uno stile così personale. Male non fa, anche considerato che per la maggior parte vediamo tutti film che sono, grosso modo, tutti uguali :/

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ma anche no. / 20 Dicembre 2012 in The Tree of Life

bella, bellissima fotografia. bel cast.
quando ho visto il trailer per la prima volta mi sono ritrovata con gli occhi pieni di lacrime. vi giuro, ho preferito il trailer a 138 minuti di film.

ho smesso di cercare di capirne il senso quando mi sono ritrovata vicino a tre dinosauri che bevevano da un fiume. caro Malick, mi spiace, questa volta io e te non ci siamo proprio capiti.

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LA NOIA / 14 Ottobre 2012 in The Tree of Life

Ho guardato questo film perchè incuriosito dalle opinioni discordanti di tutte le recensioni che ho letto e volevo farmene un’idea personale.Ottima fotografia, buona recitazione degli interpreti ( a parte Sean Penn che è presente in due scene in croce e non fa altro che vagare spaesato non si sa bene dove), ma per il resto IL NULLA.La storia procede, prolissa e sconclusionata, tra immagini documentaristiche delle origini dell’universo (molto suggestive e ottimente fotografate, per carità, ma sto guardando un film o un documentario di Piero Angela?) e insopportabili frasi di voci fuori campo che recitano il libretto del catechismo;la parte centrale, in cui si tenta di raccontare la storia del rapporto dei tre figli col padre autoritario e la madre premurosa, è effettivamente ben approfondita e interessante, peccato che ogni scena risulti tediosa per quanto è inutilmente estesa e allungata;non ricordo di essermi mai annoiato a tal punto durante la visione del film, nonostante avessi trascorso una buona notte di sonno, le palpebre calavano inesorabili, fotogramma dopo fotogramma.Il finale, poi, è un delirio di cose senza alcun senso una dietro l’altra senza soluzione di continuità.

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13 Ottobre 2012 in The Tree of Life

E’ inutile dire che è un film per pochi, perché il cinema, come l’arte in generale, è per tutti senza alcuna distinzione. Non è che il cinema di Malick sia più elitario rispetto al cinema di un qualsiasi altro regista più “pop”, il cinema è democratico non esiste un “film per pochi”. Sì il gusto è soggettivo, ma tutti possono fruire il cinema.
A mio avviso, The Tree Of Life non è un film, è il manifesto poetico, su pellicola, di un regista manieristico, un po’ barocco ed estremamente ricercato e perfezionista tanto da sfornare un film ogni decennio, se va bene.
Il “film” è bello per la fotografia e le scenografie, anche la colonna sonora fa la sua parte. Nonostante questo la trama e le interpretazioni sembrano, e secondo me sono, del tutto secondarie. Per me è il tentativo di Malick di far vedere la sua poetica, niente di più.

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Manca qualcosa / 12 Ottobre 2012 in The Tree of Life

Fotografia/immagina davvero bella, ma il film risulta spesso noioso e che non procede.
Ci si perde nelle immagini e le voci quasi sussurrate irrompono nel silenzio del gusto della vista.
Metto un 6 solo perchè come fotografia mi è piaciuto, ma come film in sè non gli darei la sufficienza.
Una poesia mancata. Peccato. Poteva essere ottimo.

Oddio! / 8 Ottobre 2012 in The Tree of Life

Incensato come il capolavoro assoliuto del 2011, mi ha dato l’impressione di doverlo essere solo perché è un pastrocchio tale che o lo si incensa o lo si stronca. Preferisco la second aipotesi, perché anch’io potrei fare un film comprando un tot di documentari da National Geografic e montandoli in modo evoluzionistico con sottofondo di canto classico, Per il resto è tutto inesistente, storia, recitazione, musiche.
Enorme perdita di tempo

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un capolavoro psicologico ed esistenziale / 18 Settembre 2012 in The Tree of Life

La prima parola che mi balza in mente per definire questo film è “universale”. Moltissime persone, di cui ho letto le recensioni su vari siti e blog, hanno optato invece per “noioso”, “assurdo”, “inguardabile” e termini con simili accezioni.
Premetto che probabilmente questo film non potrà essere mai capito fino in fondo da chi non ha vissuto in tutto e per tutto la situazione raccontata nella seconda parte della pellicola dal protagonista, interpretato da Sean Penn nell’età adulta.
E’ una condizione sine qua non, è imprescindibile per arrivare a comprendere che la maggior parte delle immagini, quelle che hanno fatto odiare il film a molti spettatori, sono un tentativo estremo di rappresentare i sentimenti.
E se proprio non si può concepire quanto l’infanzia del protagonista, annerita da un male sottile eppure quanto mai distruttivo, abbia condizionato il suo essere adulto, bisogna porre l’accento su ciò che molti hanno trovato assurdo: il legame esistente tra l’origine della vita, la cui descrizione occupa tutta la prima parte del film, e la vicenda della famiglia americana.
La quotidianità di Jack come dei fratelli è pervasa da una domanda importante, innescata dalla situazione familiare vissuta: il senso dell’essere che in seguito, con la morte del fratello, diventerà la ricerca del senso della vita. Ma tutto muove da lì, dall’essenza umana. Ciò che a mio avviso è sfuggito a molti è il fatto che i caratteri della madre e del padre, identificati più volte come “grazia” e “natura”, sono rappresentazioni, ricordi verosimili che si affacciano nella maturità del protagonista. Ogni immagine è poetizzata attraverso il ricordo.
Questo colossale lavoro di Malick è un resoconto della vita di Jack, dilatato per sviscerarne ogni istante, e là dove i traumi educativi della famiglia incontrano l’animo tranquillo e predisposto alla contemplazione, caratteristico del protagonista, ne viene fuori una riflessione a 360 gradi. E’ inevitabile quindi che il senso dell’essere, il significato dell’identità e della dignità (smarrita dal protagonista a causa della situazione famigliare) non può essere rintracciato nella circoscrizione di un’esistenza umana, che è irrisoria se confrontata con la totalità del tempo, ma appunto nell’intera storia cosmica, dove soltanto si può trovare il finalismo. La vita di Jack è un dettaglio certo, scientifico, che egli cerca di ritrovare nell’insieme di partenza, come un fenomeno con la sua legge. La ricerca di se stesso e del senso della vita, se così volete chiamarlo, non sono più due assurdità messe insieme senza alcun ordine, ma due elementi che si completano armoniosamente.
Concludo dicendo che se volessi far davvero comprendere l’intuizione di questa pellicola, dovrei riempire un libro intero. Forse dovremmo essere un po’ di più come il protagonista, dovremmo qualche volta fermarci e pensare in grande, rischiare, tentare di rispondere a domande che il più delle volte soffochiamo con la quotidianità. A questo punto non sarà un trionfo la risposta che daremo, ma il fatto di essere riusciti a pensare in termini di infinito, scorgendovi sorprendentemente anche la nostra più intima personalità.

P.S. Spero di aver reso comprensibile il mio pensiero, dal momento che non è facile spiegare la complessità di questo film.

Claudia 18 anni

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Di sicuro ho capito che pochi possono vederlo. / 10 Settembre 2012 in The Tree of Life

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Mi rendo conto che molti non capiscono il mondo che c’è dietro questo film. Cosmi e micro e macro che si fondono in un’unica realtà: la vita. Il rivedersi nei panni del bambino succube del padre autoritario e stregato dalla madre libera e divertente. Si sente il peso delle cene in famiglia e l’aria fresca dei viaggi di lavoro che tengono fuori l’odioso padre, odioso padre che magistralmente Brad Pitt trasforma in umano in qualche attimo che a parer mio è geniale, come quando uno dei bambini suona la chitarra sul portico cercando di accompagnare il padre che suona il pianoforte, quando ciò avviene si capisce subito due cose: l’anima delle cose e la purezza dei sentimenti, che anche se nascosti sono vivi come braci. Un film di una bellezza unica a parer mio. Per pochi però. Per chi si può immedesimare un po’ nel padre, un po’ nella madre, un po’ nei tre figli e un po’ nell’albero piantato fuori casa e lasciato alla luce di un trasferimento.

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Soffio d’immagine / 2 Settembre 2012 in The Tree of Life

Non ho mai pensato che linearità, continuità e trama fossero la formula per la riuscita di un film. E credo che mai penserò una cosa del genere. La narrazione non è solo logica, è associazione di idee, soggettivo flusso di pensieri e immagini, anche e soprattutto senza ordine o struttura. La potenza visiva di questo film è disarmante: e anche l’estetica è narrazione, un racconto di impressioni visive. Mi chiedo come mai invece di andare sempre a cercare di scovare cosa abbia pensato un regista, uno scrittore, un artista in un dato momento, o, peggio ancora, cosa abbia voluto trasmettere, non ci si abbondoni alla potenza dell’immagine. Perchè questa è la natura del cinema.
Nonostante un percorso che sembra volgere verso l’astratto, ho percepito una dimensione intensamente aptica ed emozionante. Il vento lo sentivo sulla pelle, i fili d’erba tra le mani, l’odore della terra nelle narici. Un soffio leggero di vita che spira da ogni angolo, forse è questo lo Spirito: purezza panteista, la natura stessa.
Se credessi in Dio, molto probabilmente lo rappresenterei nello stesso identico modo di Malick.

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Un documentario sulla natura o film? / 31 Agosto 2012 in The Tree of Life

“The Tree of Life” di Terrence Malick si è aggiudicato la palma d’oro a Cannes. Probabilmente l’avranno confuso con qualche documentario sulla natura.

La trama è inconsistente e viene snocciolata alternando flashback, immagini naturalistiche che vogliono essere pregne di simbolismo e TROPPI sussurri fuori campo dall’effetto soporifero.
Quando ad un certo punto dopo l’inizio ho visto i DINOSAURI sono scoppiato a ridere, non per come si potrebbe pensare a causa della computer grafica (comunque scarsa, “La macchina del tempo” di Cecchi Paone mostrava filmati con grafica migliore di questo film) ma perché sono all’interno di un film drammatico che dovrebbe raccontare un dramma di una famiglia negli anni ’50. Che bisogno c’è di fare tutto questo giro largo con la presunzione di indagare sul senso della vita?

I personaggi sono stereotipati, il padre che è burbero e severo con i figli perché in realtà li ama, la madre remissiva con stampata in viso una perenne espressione angelica da fattona che danza a piedi nudi nei prati. Nelle scene che mostrano il rapporto amorevele tra la madre e i figli avrei desiderato con tutto me stesso che entrasse in casa uno psicopatico omicida mutilando tutti con una motosega.

La colonna sonora da chiesa, invece di aggiungere solennità alle immagini da superquark, risulta grottesca.

Di questo “The Tree of Life” non coinvolge nulla, un film freddo, noioso, borioso e sconsigliato agli agnostici. Il finale è magnifico, se non altro perché avevo terminato la visione di questo scempio.

Giacomo Quentin ( www.facebook.com/effettocinema )

P.S: se sono presenti errori grammaticali o di sintassi sono da attribuire a pigrizia.

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17 Maggio 2012 in The Tree of Life

Palloso. Scusate il termine ma definirlo solo noioso non riuscirebbe ad esprimere completamente la mia opinione. Soprattutto nella prima parte ho faticato a tenere gli occhi aperti, pochi dialoghi molte immagini (alcune anche belle ma per un documentario, un film avrebbe maggiormente bisogno di una storia). Leggermente meglio nella seconda parte anche se la crescita di Jack tra l’amore “cristiano” della madre e la severità (molte volte eccessiva) del padre non mi ha convinto del tutto.
Insomma un film deludente; Malick già in “La sottile linea rossa” era riuscito a farmi addormentare, vuol dire che lo userò come rimedio contro l’insonnia.

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Unico. / 16 Maggio 2012 in The Tree of Life

Un film per cui i normali canoni di giudizio devono essere sospesi. Non è certo un’opera facile e alla portata di tutti, ma non è nemmeno quel trippone intellettualoide radical chic che può sembrare a prima vista. È un esperimento, unico nel suo genere. Riuscito? Allo spettatore il giudizio, questo film rifugge una qualunque classificazione e merita da 1 a 10 a seconda dei gusti personali.

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Confusione totale… / 4 Maggio 2012 in The Tree of Life

Che miscuglio di cose in questo film. Andiamo per ordine: come documentario direi che è bellissimo. Ha certe fotografie spettacolari. La scena dei dinosauri un po’ forzata e direi anche inutile ma ben fatta. Il carnivoro che risparmia una preda lo vedo molto caritatevole e impensabile… Bah.
Le musiche molto cattedrali e mistiche ma azzeccate in molti momento del film, soprattutto quando questo diventa un documentario. Direi che solo per questo meriterebbe il grande schermo.
E ora la trama… Un padre degli anni ’50, duro, represso e scontento della sua vita tenta di educare i figli, soprattutto il maggiore con forza e durezza non riuscendoci molto bene (bravo Brad Pitt). Durante il film provi rancore e odio nei suoi confronti ma poi ti rendi conto di quanto fosse importante per lui (“Figlio mio adorato, sei l’unica cosa buona della mia vita”). Quindi rivedi e apprezzi le debolezze di quest’uomo fragile. Poi la figura della madre come donna buona e sensibile ma che ha poso peso nella famiglia visto la durezza del marito ma risulta la buona della situazione. Bella la frase: “L’unico modo per essere felici è amare, se non ami la tua vita passa come un lampo”. Quindi una visione della famiglia passata di un Sean Pen adulto che ricorda il fratello e di conseguenza tutta la sua infanzia. Come cigliegina finale la religiosità esagerata e a mio avviso molto, troppo presente in questo film. Sean Pen da giovane chiede a Dio “Perché dovrei essere buono se tu non lo sei?”… Ma la presenza della religione è veramente eccessiva e pesante. Come è in fondo pesante tutto il film, lungo e molto lento.
Promuovo sicuramente la fotografia e la parte documentaristica ma per quanto riguarda trama e sceneggiatura francamente non trovo nulla di bello anche se recitato bene da parte di tutti tranne che da Sean Pen che praticamente è stato una comparsa.
Darei un 7 al primo e un 2 al secondo.

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Caro Malick… / 2 Marzo 2012 in The Tree of Life

non ti conosco, e poiché alcuni amici di cui di solito apprezzo gusti e valutazioni scrivono di te in un certo modo, mi riprometto di approfondire il tuo lavoro. Tuttavia non cominciamo bene questo incontro.

Ci ho impiegato 5 giorni per vedere The Tree of Life, e non certamente di seguito, diciamo un quarto d’ora-30 minuti al massimo alla volta. Wow! E sì che sono una che si ciba di veri “polpettoni” (mi dicono). Dunque cosa c’è che non va nel tuo film, Malick?

– Forse che non si capisce bene dove vuoi andare a parare? Volevi parlarci della scoperta di dio di Jack? O volevi proporci un ennesimo ritratto di un rapporto padre-figlio difficile e di un madre bella ma inconsistente come una figurina di carta? O la tua intenzione era un’opera filosofica sul senso (?) della vita?

Vedi
– non è che basti mettere qualche frase sussurrata per comunicare il senso del sacro
– e non basta nemmeno per fare gli “intimisti”
– e non è che basti qualche digressione sulle origini della vita biologica per fare un discorso su dio
– non è che basti buttare lì delle frasi fin troppo catechistiche per affrontare il tema della religiosità nelle sue forme convenzionali e non
– e non basta mettere qualche schizzo di colore (più alla video-art che altro) per parlare di spirito (in contrapposizione alla materia, alla forma?)
– e non basta muovere la macchina a mano per fare un film d’autore
– e non basta soffermarsi su dettagli bucolici, o inquadrature macro, o montaggi azzardati, o fotografia curata per parlare di – e soprattutto fare – poesia…

Insomma, cosa volevi ottenere… a parte annoiarci fino all’inverosimile, comunicando un certo considerevole quantitativo di “pseudo-profondità” infarcita di luoghi comuni e soluzioni scontate…?

…magari se ci mediti un po’ su…

P.s.
Più vedo Brad Pitt e più lo considero un attore notevolissimo, alla faccia di Hollywood e “necessarie marchette” a parte.

Ah, Terrence, dimenticavo: se nelle riprese di Jessica Chastain volevi per caso, anche solo vagamente, rifarti alla lezione di Tarkovskij con la sua Margareta Terechova, beh, come dire, ripassa…

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30 Novembre 2011 in The Tree of Life

The tree of life ha delle fotografie da togliere il fiato. Immagini spettacolari, curatissima ogni inquadratura in cui ciascun dettaglio è prezioso.

Peccato che sembra girato durante lo sciopero degli sceneggiatori: pesante pesante pesante senza capo né coda. Che poi questa mia affermazione è viziata da un piccolo dettaglio: nonostante il caffè la “coda” del film non l’ho vista ché sono caduta tra le braccia di Morfeo!!

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Fastidioso e patetico / 11 Settembre 2011 in The Tree of Life

Macrocosmo e microcosmo, passato e futuro si intrecciano in un caleidoscopio di immagini strabordanti, eccessive, com’è eccessiva la colonna sonora. Non c’è spazio per ironia o leggerezza, tutto è pesante; fastidioso o ridicolo. La scena dei dinosauri (il carnivoro che risparmia l’altro) cosa vorrebbe significare, la nascita di un’etica “rettilesca”?
Pseudo-filosofia gnostica (heideggeriana?!) in stile sermoneggiante, da testimone di Geova frustrato.

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3 Luglio 2011 in The Tree of Life

“Un giorno forse ci rincontreremo e sarà tutto come prima,anzi,sarà ancora più bello” scusate l’ardire dell’incipit di mia creazione e anche se riduttivo per l’opera in se ma mi sembrava carino iniziare in questo modo la mia recensione…ok,detto questo, veniamo al film : un meraviglioso,struggente e ( forse ) irripetibile flusso di coscienza per immagini ,un film assolutamente prodigioso, di sconcertante bellezza,un canto libero che risuona di mito,nascita e morte,la cinepresa si muove libera e selvaggia incurante degli spettatori meno attenti, Malick ancora una volta rinnova il suo modo di fare cinema e commuove senza trucchi di sorta,un film che pone molte domande tutte necessarie, che sfida il pubblico in sala che a fine visione risulta letteralmente devastato nell’anima,un’esperienza sicuramente necessaria e nel suo insieme magica,è chiaro che bisogna essere predisposti a pellicole di questo tipo,volendo, facendo riferimento alla letteratura si può forse azzardare un paragone con romanzi come ” L’urlo e il furore ” che molti trovano estenuante,per questo se non siete lettori di questo tipo di libri forse è meglio non andare a vedre quest’opera,potreste fare la figura degli ignoranti e magari dovrete consolarvi con molti Happy hours,meglio non rischiare, non vorrei mai che il fostro fegato vi chieda i danni.

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Pozzanghera d’estate / 18 Giugno 2011 in The Tree of Life

Un film davvero insopportabile, inguardabile. Una noia mortale, assoluta. Una retorica asfissiante, una pomposità senza limiti. Vorrebbe essere un film profondo, ma è di una pochezza assoluta. Un nulla, niente.
La colonna sonora terribile. Sembrava di stare in chiesa.
Molta maestria, ma zero ironia, zero idee, zero trama.
Evidentemente la religione fa a pugni con la creatività. Sono in conflitto assoluto. Una cosa esclude l’altra, sono inconciliabili.
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti era un capolavoro in confronto.

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Una esperienza avvolgente / 8 Giugno 2011 in The Tree of Life

Andare a vedere il film di Malick è stata per me la meravigliosa scoperta di riuscire a vivere un’esperienza avvolgente, fatta di colore, di musica, di poesia, di arte e di spiritualità… dove anche il nucleo centrale di vita vissuta rappresenta anch’essa una melodia insieme alle altre dell’universo.
Sono andata al cinema senza conoscere il regista o il compositore, mi sono affidata semplicemente alla sua visione, come si fa a volte davanti a un’opera d’arte quando non si conosce l’artista, e ci si lascia trasportare dalla sua forza poetica, ne sono poi uscita con qualcosa in più: un desiderio di vivere ‘quell’amore che dà senso a tutte le cose’ e che ho sentito come un messaggio e un invito del film.
Sicuramente lo consiglio con una raccomandazione: guardatelo e gustatelo, senza lasciarvi influenzare dalla critica o da altro, riferendolo alla vostra vita e alla vostra esperienza, sono sicura che saprà parlarvi e avvolgervi con la bellezza delle sue immagini .

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La cosmogonia di Malick / 4 Giugno 2011 in The Tree of Life

Finalmente sono riuscito a vederlo. Ci tenevo particolarmente dal momento che di Malick ho visto tutto e che considero “La rabbia giovane” un film perfetto. Ora, da “La rabbia giovane” a “The tree of Life” sono passati quasi 40 anni e 3 film, ma alcuni tematiche tipiche del regista sono ancora ben presenti. Quest’ultimo film, giustamente premiato a Cannes, doveva essere la sua opera migliore e forse non lo è, ma resta un film profondamente soggettivo, un sunto della sua visione della vita, un film evocativo in cui si gustano le immagini, si ascoltano le musiche, si osserva in maniera quasi naturalistica ciò che accade ai protagonisti. Dalla creazione dell’universo al concetto di Aldilà e di Dio, Malick mette insieme tutto (anche i dinosauri, che qualcuno ha trovato ridondanti, secondo me hanno il loro perchè) e firma un racconto filosofico e personale. E’ sbagliato gridare al capolavoro, ma non si può trascurare un’opera come questa, ridurla ad un film come tanti. E’ in sala e quindi accessibile a tutti, ma non è un film per tutti. E’ per chi Malick lo apprezza per il suo stile introverso e meditativo. Personalmente, la digressione sulla genesi del mondo, tanto criticata dai critici (scusate la ripetizione) è funzionale all’evento della nascita e lo carica di potenza, tanto da renderlo un momento quasi commovente.
Un bravo anche a Brad Pitt, maturo nelle scelte e azzeccato nel ruolo del padre aspro e freddo.

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L’ambizione ossessiva / 1 Giugno 2011 in The Tree of Life

Piccola premessa: ho amato molto i primi film di Malick (BADLANDS, DAYS OF HEAVEN, THE THIN RED LINE). E aspettavo fiducioso il suo nuovo film. Dopo il premio di Cannes quindi, le premesse sembravano esserci tutte. Invece no, mi sbagliavo.

THE TREE OF LIFE è un film ambizioso, troppo. Smisuratamente ambizioso. Al punto da perdere di vista quello che è il senso profondo, intimo, del cinema. Quello cioè di coniugare la Forma nel Contenuto, il “come” con il “cosa” dire.
THE TREE OF LIFE è un film fotografato meravigliosamente, montato in maniera straordinaria, sperimentale e “puro”, ma purtroppo senza anima. Un’anima che viene schiacciata dall’estetizzazione, dalla ricerca del lirismo a tutti i costi (e che dunque diventa ‘poeticismo’), dallo spiritualismo misticheggiante. Un’anima che nell’affanosa ricerca di un’amalgama perde di vista la semplicità del dire. Proprio quella semplicità che, in fondo, sembrerebe volerci suggerire il coro delle voci fuori quadro del film (“Siate semplici”) e che invece viene contraddetta, tradita proprio dalla Forma del film.
Nei primi film di Malick la Natura e la Grazia, i temi che attraversano tutto il suo cinema, erano sullo sfondo, nel tessuto del film, perfettamente incastonati nel discorso. Qui invece sembrano voler prenderne il sopravvento, forzandolo, violentandolo. E mostrandone in questo l’ossessione che sottilmente lo percorre.

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a metà tra Bergman e l’Odissea di Kubrick / 24 Maggio 2011 in The Tree of Life

I temi non sono nuovi, al centro vi sono il dolore per la perdita e il conflitto religioso e familiare, nonchè il più generale rapporto tra leggi di natura e leggi della convivenza. Più che due storie, si susseguono due percorsi, uno tutto mentale del protagonista imperniato sul ricordo e sullo sforzo di riconciliarsi con se stesso, un altro di tipo biologico-evolutivo con un salto di scala che lascia storditi. Memoria personale e memoria del mondo si rincorrono in un equilibrio tumultuoso e suggestivo. L’intenzione di Malick è la riflessione metafisica in sè piuttosto che la delineatura di una verità assoluta o la ricerca dell’effetto sentimentalistico.
Un film cervellotico, totalmente ma forse non volutamente demodè, a metà tra Bergman e l’Odissea di Kubrick, ma anche una nuova via alla decostruzione nel cinema. La cura per il dettaglio e per il punto di vista, le piccole o macroscopiche discontinuità nel tempo e nello spazio, le ellissi e i vuoti narrativi, la prevalenza dei monologhi interiori sui dialoghi, il senso di vaghezza e nebulosità, l’esaltazione della soggettività, l’assenza di scene chiarificatrici, i mezzi espressivi al limite dell’astrazione, la resa visiva iperbolica ed eterogenea presuppongono uno spettatore non anestetizzato. Occorre scomodare Michelangelo per trovare simile fusione di bellezza, potenza e tormento. Si sfiorano i vertici del sublime.

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delusione / 24 Maggio 2011 in The Tree of Life

In un film così avaro di parole c’è una logorrea in fatto di simboli e metafore che mi ha quasi infastidito. Visivamente anche affascinante, ma non tocchiamo 2001, perchè lì c’è una creatività visiva che Malick non sfiora.

Certo rilegge personalmente la vita e il suo senso (?) anche lasciandoti molto spazio come spettatore: dualismi, giobbe, teodicea, caino e abele e il trionfo evolutivo della natura con quella molto ben riuscita sezione con i dinosauri (venuti davvero bene) in cui il predatore “salva” irrazionalemte l’animale ferito contro ogni logica, dimostrazione efficacissima di quanto sia forte e irresistibile, umanamente incomprensibile la via della Natura eppure così trionfante (checchè ne dica la grazia).
I ricordi di un uomo che non ha trovato appagamento e che è stato formato dalla autorità paterna contro la quale si è scontrato, che ha amato la madre per poi non riconoscersi in lei e ha provato, nella crescita, la gelosia nei confornti del fratello (probabilmente più sereno e forse più forte, meno problematico, ma la gelosia fra fratelli è un sentimento quasi innato), il lutto, la sconfitta e l’ingiustizia della vita: insomma quale senso nello scorrere della vita?
Troppe metafore, simboli su simboli, un filo di retorica aggravata nel finale, un linguaggio visivo che non ho trovato neppure così originale: avvolgente la macchina da presa sì, ma l’invasione di gambe di bambini sullo schermo ha raggiunto, a tre quarti di pellicola, il suo punto di saturazione; la voce off è tanto Malick, però a volte un po’ troppo presente e troppo esplicita.

Per il capolovaro ripassare un’altra volta.

E’ un film da vedere, è un film che fa discutere in cui lui osa tantissimo, ma non è il capolavoro che si dice. Ritengo poi azzardato l’accostamento a 2001: lì l’idea della cicolarità, per esempio, è resa visivamente in maniera geniale, dall’osso che ruota alle navi sferiche e che ruotano, dai congegni all’interno delle navi stellari, all’occhio di hal, dalla capsula alla corsa, insomma un’idea visiva sempre uguale e diversa che ha segnato il film è l’immaginario per come ha ritradotto la civiltà dell’uomo al cinema in un simbolo che non uccide se stesso.
Qui no.
per me la parte migliore è la parte della famiglia, il posto in cui il bambino si fa uomo nel senso “umano” del termine, ossia fa esperienza. Malick sceglie un’epoca precisa, una ambiente preciso, ma lo isola dal contesto storico e sociale: nessuna scuola, nessun altro oltre il nucleo famigliare e la casa con i vicini, tutto è la prima volta, il riso come il pianto, la morte che è la paura della perdita del genitore (la proiezione è immediata), come se il mondo penetrasse per lembi dentro il guscio della propria coscienza e la costruisse secondo la lente del proprio sentire che filtra tutto l’esterno. Malick ci fa sapere cosa è il mondo attraverso cosa ne sente Jack, nessuna verità.
Belle le scene delle fantasie che il bambino regala alla madre, esprime un amore infinito, lei che danza alle parole delle fiabe, lei che è chiusa dentro una bara di cristallo, novella biancaneve, ancora le fiabe, appena la morte fa capolino.
La frase più bella è la resa di jack davanti a dio: tu fai accadere tutto, non c’è scelta, non c’è discrimine, c’è il tutto (la domada oltre sarebbe: allora c’è davvero qualcuno che fa acacdere le cose?)

Ma ripeto troppi simboli, troppi, il film è asfissiato dai simboli

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Bellissimo ma inguardabile! / 23 Maggio 2011 in The Tree of Life

Stranissimo caso di film bello ma impossibile da guardare.
Da un lato l’altissimo valore artistico, la magnificenza delle immagini e delle musiche, delle riprese, della fotografia, l’elevato contenuto estetico e morale; dall’altro la pesantezza di tutto ciò, il senso di oppressione derivante da un linguaggio fin troppo puro, simbolico e poetico. Difficilissimo, quasi impossibile, da seguire. Prevalgono lo stupore, l’arte, la noia.
Bello ma inguardabile. Film impossibile.

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