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Il calamaro e la balena

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Il fallimento della coppia / 21 Aprile 2015 in Il calamaro e la balena

Uno spaccato, direi però non molto attuale, di genitori che si separano e il dramma emotivo dei figli che subiscono un evento così destabilizzante nella loro crescita.
La ricerca del “IO” estremo: l’egoismo, l’argomento principe di questa pellicola.
La sofferenza dei figli, anche se non molto piccoli, viene ben evidenziata. La madre prova (forse con successo) una relazione con un giovane insegnante di tennis mentre il padre più sbandato e non totalmente in grado di sostenere la solitudine rimedia una relazione con una studentessa. Forse perché vivo come padre questa realtà ma trovo quest’ultima figura (il padre) un po’ troppo esagerata. E’ una storia, e se ne possono fare mille diverse, ma la totale incapacità e l’esagerato egoismo del padre lo trovo eccessivo. Sicuramente ferito dalla moglie ma anche dalla sua carriera di scrittore che viene offuscata dal quella della moglie anch’essa scrittrice. Oggi NOI padri siamo decisamente più presenti. Non che le madri non lo siano, per carità, ma mi è sembrato troppo carico… Opinione personale…
Comunque non eccezionale… Un po’ lento.
Perla: “HEY YOU”…Solitudine estrema come quei ragazzi si sentono… Da brivido…
Ad maiora!

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Generazioni a confronto / 16 Settembre 2013 in Il calamaro e la balena

Un bellissimo ritratto di una famiglia non convenzionale.

servirebbe il mezzo punto / 17 Ottobre 2011 in Il calamaro e la balena

un film che punta all’otto ma che non lo merita fino in fondo a causa del finale eccessivamente frettoloso che ricerca nel simbolismo del titolo una soluzione, in realtà inesistente, alle tematiche trattate.
ancora una volta si scandaglia nella vita di coppia e nella famiglia disgregate dalla competitività del singolo che offusca il senso stesso dello stare insieme. interpretazioni superbe di tutti i protagonisti, anche dei più giovani, che ricreano perfettamente la spirale di cieco egoismo di tutte le parti in causa: i figli non sono migliori dei genitori, in questo gioco al massacro che è il divorzio, ma in tanta meschinità si riesce anche a provare compassione per questi personaggi che tentano, ognuno a suo modo, di restare a galla e di uscire (almeno agli occhi degli “antagonisti”) come vincitori in una competizione continua nella quale tutti sono comunque perdenti.
magnifica colonna sonora (brano portante “hey you” dei pink floyd, tratto dall’album “the wall” del 1979, che racchiude nel testo tutta la solitudine, l’incomunicabilità e la disperazione del figlio più grande, aggiornato da un tocco di megalomania del protagonista…)

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Un’impietosa analisi di una disgregazione familiare / 10 Settembre 2011 in Il calamaro e la balena

Ambientato a Brooklyn negli anni Ottanta, “Il calamaro e la balena” è un’impietosa analisi di una disgregazione familiare, quella dei Berkman, madre, Joan, padre, Bernard, e due figli, Walt e Frank. I genitori non perdono occasione per tradirsi a vicenda: lui, scrittore in crisi, intreccia una relazione con una giovane studentessa; lei, che a differenza del marito come romanziere sta ottenendo successo, con un maestro di tennis. Inevitabile, quindi, il divorzio, con i figli di dodici e sedici anni costretti a subire tutte le conseguenze del caso. Il regista di questo film, Noah Baumbach, è quello che insieme a Wes Anderson (che qui produce) ha scritto quel gioiellino che è “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”. Purtroppo però Baumbach – qui anche soggettista e sceneggiatore – come regista non è bravo quanto il suo collega più famoso, almeno per il momento. Il limite maggiore de “Il calamaro e la balena” è quello di non saper chiudere la storia con un finale convincente, tanto è vero che alla fine si ha come l’impressione che Baumbach, non sapendo dove andare a parare, abbia preso una scorciatoia fin troppo comoda ricorrendo ad un finale simbolico che, per l’appunto, non persuade appieno.
E’ un peccato, perché per il resto, il film non è affatto male.
In particolare, risulta efficace la descrizione della frantumazione familiare a cui vanno incontro i Berkman, con i genitori troppo indaffarati nelle loro carriere da intellettuali, oltre che impegnati ad intrecciare relazioni extraconiugali, mentre i figli, alle prese con i tipici problemi adolescenziali, debbono assistere alla patetica lotta che mamma e papà, una volta divorziati, ingaggiano per accaparrarsi il loro affetto.
Il cast è ottimo, soprattutto i due protagonisti: Jeff Daniels (chiamato a sostituire Bill Murray), nel ruolo dello scrittore che fatica a trovare un editore disposto a pubblicare i suoi romanzi, offre quella che forse è l’interpretazione migliore della sua carriera; non gli è da meno Laura Linney, un’ottima attrice sempre troppo sottovalutata, che nei panni della moglie stressata può finalmente dimostrare tutto il suo talento.
Bravi pure Owen Kline e Jesse Eisenberg, che interpretano rispettivamente Frank e Walt, i figli dei coniugi Berkman, che di punto in bianco si ritrovano sballottati da una casa all’altra dei genitori separati come fossero dei pacchi postali. Grande la colonna sonora, con pezzi di giganti del calibro di Lou Reed e Pink Floyd: in una bella scena, Walt ha il coraggio di spacciare per sua la mitica “Hey You”, splendido brano, a firma di Roger Waters, imperniato sull’angoscia e l’emarginazione, contenuto nel leggendario doppio album “The Wall”, pubblicato nel ’79.
Il testo della succitata “Hey You” sembra riflettere perfettamente la condizione in cui si trova Walt, che decide di cantare quella canzone perché si identifica con il testo della stessa, specialmente in versi come “Ehi, tu! Lì fuori al freddo / Che diventi solo, che diventi vecchio / Puoi sentirmi? / Ehi, tu! Che stai in piedi nei corridoi / Con i piedi dolenti e fievoli sorrisi / Puoi sentirmi? / Ehi, tu! Non aiutarli a seppellire la luce / Non arrenderti senza lottare”. Ma soprattutto in quello finale che dice: “Ehi, tu! Non dirmi che non c’è proprio più speranza / Insieme noi stiamo, divisi cadiamo”. Infine, una curiosità: appeso al muro di una stanza si vede il manifesto di “La maman et la putain”, capolavoro scritto e diretto da Jean Eustache nel ‘73.

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