15 Maggio 2013 in Tutti insieme appassionatamente

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Musical STORICO! No, kidding, storico per me e per chi lo riguarda almeno alcune di tutte le volte che passa a Natale. Julie Andrews spacciosissima e strafatta di ecstasy per l’intera durata è Maria, novizia in un convento alle pendici dei verdi monti intorno a Salisburgo; ma è troppo squaqquarella (?), e si capisce mica se possa fare la suora (“Cosa potremmo fare di Maria?”). Viene quindi mandata da quella porcona della Madre Superiora, ehm, no vabbè, dalla Madre ecc a fare la badante/istitutrice/babysitter dei 7 figli del capitano Von Trapp, un Christopher Plummer all’apice della sua potenza. Il capitano, capita ai capitani, è un po’ una testa di zinco, e educa i figli come un reggimento. Arriva Maria, con tutto il suo entusiasmuooouuu alla Piero Pelù, e figurati, squaderna tutto. Insegna ai bambini a cantare, a giocare, a cantare, a quasiaffogare nel lago, e poi ancora a cantare (“la pecorella nel bosco andavaaaa”); e ci da che ci da che alla fine si capisce che il capitano e Maria si amano. Ma siamo in pieno pre e durante e post Anschluss, e il capitano rifiuta di servire i nazi che lo vogliono nel loro esercito, e tutti insieme appassionantamente sfuggono ai cattivi (“hello, ciao ciao, aufidersen goodbye”), non prima di aver vinto un festival di musica folk cantanto a squarciagola “Edelweiss”, canzone con spiccate simbologie austriache e montagnose, alla faccia dei nazi incarogniti.

La storia di base era addirittura una storia vera, alla quale la versione hollywoodiana ha insufflato, probabilmente dal buco dietro, litri e litri di zucchero e ammmore. Ne salta fuori, nella figura emblematica di Maria, che si muove talmente tanto e con tanta gioia che vien voglia di garrotarla, un film inesauribile e vitale, “frizzante che scappa”, scriveva a mano un mio amico sulle etichette del suo vino. Quindi giustappunto, se si accetta il fatto di essere investiti da una marea di buoni sentimenti, è una macchina che svolazza dalle parti della perfezione, e si può rivedere all’infinito. La maggior parte delle canzoni sono negli anni entrate a buon diritto nell’immaginario collettivo (“queste le cose che piacciono a meeee”), la trama procede spedita verso il doppio happy end, il primo quando i due si sposano dopo aver capito di amarsi e il secondo quando l’intera famiglia fa maramao e scappa sulle montagne. Ah, che belle le montagne! Apprezzo la definizione di Morandini su J. Andrews: “ la capacità di recitare bene anche quando canta benissimo.”

Io lo so a memoria.

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