19 Recensioni su

La forma dell'acqua - The Shape of Water

/ 20177.2533 voti

Buoni e cattivi / 30 Aprile 2021 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Un bel film, con una trama che ti prende, ma con il limite di una distinzione un po’ troppo manichea tra buoni e cattivi (anche se all’inizio le cose appaiono più sfumate). Inoltre gli schieramenti sembrano fatti apposta per stringere l’occhio alla sensibilità politica dello spettatore tipico di un film come questo: l’omosessuale, la disabile, la nera, l’idealista e – naturalmente – il mostro venuto da lontano contro il sadico misogino e il complesso militare-industriale. Bella l’ambientazione vagamente retro-futurista; non del tutto convincente la protagonista Sally Hawkins, che mi sembra calcare un po’ troppo sul pedale del sentimentalismo. Il finale non è poi così imprevedibile.

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Io odio il politically correct / 22 Aprile 2019 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

mi duole criticare un film di un regista che adoro, ma questo schifo della politica nei giudizi e nelle giurie di premi così importanti credo faccia molto male al cinema moderno. Un film che sarebbe stato una discreta opera di un grande regista affermato da anni, ma che dietro la morbosità del politicamente corretto si rivela odioso scontato e piatto.

Il voto sarebbe un 6.5 / 8 Gennaio 2019 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Film vincitore di 4 premi oscar e Leone d’oro a Venezia.
Siamo a Baltimora negli anni’60, in piena Guerra Fredda. Elisa Esposito (Sally Hawkins) è una donna muta, che vive da sola e lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio governativo. Gli unici suoi due amici sono il vicino Giles (Richard Jenkins) e la collega Zelda (Octavia Spencer).
Un giorno nel laboratorio arriva una strana creatura, mezzo uomo e mezzo pesce, scortato dal violento Strickland (Michael Shannon).
Tra Elisa e l’uomo anfibio, creature solitarie ed emarginate, si forma subito un legame che aumenterà col passare del tempo.
Svolgimento lento ma efficace dove si mescolano vari generi; come in King Kong e in la Bella e la Bestia, due creature opposte stringono un forte legame anche se in questo caso sono più simili di quanto sembra (anche Elisa ha un forte legame con l’acqua). Ci sono momenti da musical (vista la passione di Elisa), un po’ di noir, di spionaggio e ovviamente di commedia romantica. Oltre a qualche momento più forte come la prima scena in cui Strickland esce menomato dall’incontro con la creatura.

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Sopravvalutato! / 10 Dicembre 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Non l’ho disdegnato affatto, anche se a mio parere ci sono un bel po’ di buchi (nell’acqua ahahaha!) nella sceneggiatura.
Ottima colonna sonora e le recitazioni dei protagonisti, ma ipersonaggi sono poco approfonditi e la storia è un pó sbrigativa per dare subito il nocciólo della situazione: l’amore, la diversità bla bla bla e tutte quelle cose menzionate gia in altre recensioni.
Insomma, carino, niente male, ma addirittura l’Oscar per miglior film mi pare esagerato.
Ripeto: ottima morale, ma milioni di film hanno portato lo stesso messaggio senza essere osannati. È Guillermo del Toro, lui è cosi, alza le aspettative, una pompata d’importanza ci stava, ma come regista l’ho sempre trovato troppo sopra le righe. Guardare “Il Labirinto del Fauno”: vedete quanta somiglianza c’è tra le due creature?
Morale? la sufficienza è giusta, ma non di più.
6.

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la forma del nulla / 1 Ottobre 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Favola horror piena di buoni sentimenti ma che non ha nulla da dire. A distanza d mesi dalla visione di questo film ciò che mi è rimasto il nulla, tecnicamente ottimo(scenografie, regia recitazione, fotografie ottime) e anche autoriale, c’è una continuità con gli altri lavori di del Toro (a parte pacific rim una cosa abominevole) infatti ammetto di non amarlo molto.
Una ripresa della bella che diventa brutta, e della bestia che non lo è più. Tutto capitata troppo repentinamente e i personaggi sono veramente stereotipati. Il film manca di eleganza e la scena più cringe che io abbia mai visto è quella della Hokins che mima all’amica nera come sia coparso il pene della cosa/pesce…

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Il senso dell’amore. / 13 Luglio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Un film delicato e toccante sull’amore, sulle diversità e sulle fragilità degli essere umani. Lo consiglio perché sembra una poesia e ti tocca profondamente. La scena più bella….nel bagno riempito d’acqua mentre si abbracciano 🙂

The Shape of water/La forma dell’acqua / 8 Aprile 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Unable to perceive the shape of You, I find You all around me. Your presence fills my eyes with Your love, It humbles my heart, For You are everywhere.” Qual è la forma dell’acqua? Quella di una vasca da bagno, di una pentola in cui è messa a bollire, di un bicchiere? Del Toro sa benissimo che l’acqua ha la forma di ciò che la contiene. E però il regista messicano ci mostra che anche l’amore, l’umanità (e la vera mostruosità) hanno la medesima proprietà, adattandosi a tutti e tutto. Da questa base, le banalità “Bellaelabestiastyle” sono veramente alla portata. Ed invece i continui ma sottilissimi a volte rimandi all’acqua, il parallelo di essa come veicolo di emozioni, la nuova prospettiva portata sul comunicare creano un’opera imperfetta magari (come i suoi protagonisti), ma coraggiosa nel riscrivere i generi e mischiare alla cronaca storica quasi banale un tanto più assurdo sogno onirico e fanciullesco. Una nuova favola del cinema contemporaneo, che attinge a piene mani dalla storia però. Leone d’oro a Venezia 17, Oscar 2018 al miglior film, miglior regista, colonna sonora, scenografia

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Sorry, next / 20 Marzo 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Scusate ma non riesco a capire tutto l’hype che si è creato intorno a questo film. Ho sentito recensioni stratosferiche, iperboli su iperboli, che probabilmente hanno pompato le mie aspettative, che ovviamente poi sono state disattese. Senza tener conto della critica osannante, è un buon film, molto curato, con ottime interpretazioni. Ma finisce lì. E’ una Bella e La Bestia 2.0, non vedo la novità, non capisco il motivo di tutta questa celebrazione. Il film dura due ore ma tutto decolla solo dopo la prima metà, e la lentezza iniziale non viene sfruttata per descrivere per bene l’evoluzione del rapporto d’amore tra la creatura e la protagonista: li vediamo mangiare uova sode, accennare un balletto, ma poco viene detto su di lei e nulla su di lui. tutto nasce così, nella vasca da bagno di lei, mentre lo fa marinare nell’origano. Prima lui scambia il gatto dell’amico gay per un bigmac e in qualche scena successiva ne accarezza un altro con riverenza. I personaggi principali sono tutti piatti, l’unico che mostra un certo spessore è il cattivo. Non è nè più nè meno di un bel racconto, neanche il più originale, dove ti fai bastare le poche informazioni che ti vengono date su circostanze e personaggi e vedi come va a finire. ok, quindi? Non credo che questo sia il film dell’anno, che non sia stato fatto di meglio solo in questi mesi. E’ un bel prodotto commerciale, che raschia la superficie dei temi di cui invece dice di farsi ricco. Anche no. E l’asciugamano messo ai piedi della porta del bagno che te lo sigilla che manco il Saratoga? E i rischi per la salute di fare all’amore con un mostro della palude? Non ci siamo. 6 solo per la bellezza della locandina.

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Love is all you need / 15 Marzo 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Una storia d’amore delicata come il petalo di un fiore, dai tanti richiami, dalle tinte cupe, ma fortemente sentimentali.
Guillermo del Toro, per suo conto, non esita a celebrare, da buon regista, un certo tipo di cinema, attivando nella testa di chi lo segue molteplici collegamenti a vecchi film romantici, fotografie, fumetti, libri e racconti fiabeschi.
Tutto si muove all’interno di ambienti che ricordano sullo sfondo l’america degli anni cinquanta, ma senza alcuno sfarzo, solo e soltanto nella sua versione brutale, decadente, patriottica e dogmatica.
Il resto è un viaggio nostalgico, attraverso i film di Terry Gilliam, come Brazil, La città perduta e Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet, Il Quinto Elemento di Luc Besson e sicuramente tanti altri, magari più vecchi, in bianco e nero, o più moderni, come quelli degli anni ottanta, con qualche goccia di avventura e di horror spruzzate lì, una storia d’amore già vista e vissuta, una favola piena di speranza come La Bella e la Bestia, arrivando fino ad oggi, con spunti supereroistici e sovrannaturali.
I colori del racconto sono, in molte scene, malinconicamente monocromatici, rendendo bene l’immagine dell’esistenza che gli esseri umani coinvolti conducono. Spesso, infatti, il tono del grigio monopolizza l’occhio e lo fissa sul muro di uno dei tanti corridoi della base militare dove il film è ambientato.
Tuttavia, attraverso il proprio caleidoscopio è impossibile non accorgersi di come l’azzurro, il verde e, in alcuni momenti, il rosso vengano fuori timidamente ma con brilantezza.
Insomma, un gioco che descrive le emozioni dei protagonisti, la loro vita, le loro abitudini, il loro stare al mondo, l’eterno inverno al quale si sono rassegnati.
Nonostante questo, però, si avverte quella piccola dose di primavera che ognuno di loro, a modo suo, si porta dentro.
La ricerca della felicità, infatti, assume modi e forme variegate, rimesse, quasi sempre, alle scelte del singolo. A volte queste sono condivisibili, altre volte no e perfino giudicabili con disprezzo. Ma, alla fine, l’obiettivo rimane sempre lo stesso: lasciare, anche solo per un attimo di tempo, la propria misera solitudine esistenziale.
Sono certo che a dispetto della mia analisi, svolgendone una più approfondita, per i più attenti sarà difficile trovarci qualcosa di realmente originale, dovendo ammettere, io per primo, che i personaggi, così come la narrazione, la scenografia o la fotografia, rievocano strade già percorse. Per altri versi, invece, qualcuno troverà punti di vista diversi e sicuramente più pertinenti dei miei, che non hanno alcuna pretesa di completezza.
Penso, però, che la vera forza di questa pellicola sia nel modo garbato in cui la favola viene descritta in tutte le sue sfumature, seppur estremamente semplici e lineari.
Probabilmente, La Forma dell’Acqua è uno di quei film da vedere non con gli occhi, ma attraverso il proprio animo.
Una frase che evoca un approccio irrazionale ma che, in alcuni momenti, diventa una delle chiavi migliori per comprendere il vero significato di un’opera, il suo insegnamento e non solamente.

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La forma del Cinema Romantico / 1 Marzo 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Romanticità a mille per la pluripremiata opera di quest’anno del messicano a noi noto Guillermo Del Toro. In questo film, favorito in maniera notevole agli Oscar, l’autore fa si che si ama il complesso della dettagliata realizzazione. Il compito di questo film era sorprendere, e Del Toro ha fatto molto di più. Complimenti! Ai temi affrontati, alla regia cinica e ad una trama inusuale. Complimenti per il mostro della laguna che agli Academy Awards non si vedeva da troppo (il mostro nel suo genere). Complimenti agli attori ed alle interpretazioni calcate ai minimi testi della nostra società: l’handicappata, il gay, la nera, la creatura. Questa pellicola l’ho recensita con parole sparse, qua e la, ma se devo dirla tutta, sulle tredici nomination, almeno la metà se le merita. poche parole, il voto da lo spessore! otto e mezzo.. e qualcosa in più.. Uno dei migliori dell’anno! Sicuramente!

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Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa / 1 Marzo 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

E per tutto il tempo una sola canzone, in loop:

Mélo delicatissimo / 27 Febbraio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Del Toro sceglie di ambientare questo mélo favolistico in un contesto ben preciso. In questo contesto i cinema gestiti da individui con l’accento dell’est non se la passano bene, le gelatine non possono essere “rosse” e le spie che parlano una lingua che non è la propria si rivelano essere meno spregevoli dei camerieri dei franchise, che a loro volta modificano il proprio accento, ma solo per vendere due torte in più.
C’è poi il cattivo, le cui azioni sono deplorevoli, ma pur sempre determinate da un meccanismo più grande di lui. Un meccanismo che l’ha disciplinato a dovere, insegnandogli a desiderare Cadillac fiammanti e caramelle nella media, ma soprattutto che gli ha insegnato ad odiare il “diverso”. E nemmeno lui è del tutto al sicuro da questo meccanismo, che può decidere di trasformarlo in ciò che lui stesso detesta da un momento all’altro (magari un dito per volta).
Infine c’è la bella, Elisa, che un giorno si presenta a lavoro con cappotto e scarpette rosse. Non tanto per questioni ideologiche, ma solo per celebrare la notte di passione avuta col suo amato. Poco importa che il lui in questione sia un afroamericano, un asiatico o un uomo-pesce con addominali ragguardevoli, perché gli esseri viventi, così come l’acqua, hanno la forma (e il valore) che scegliamo di dare loro.
Il buon Guillermo ci dice tutto questo e lo fa con tanta grazia, come al solito.

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NON CAPIRAI MAI QUANTO TI AMO / 27 Febbraio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Tra favola e poesia, questo film ci porta in un mondo romantico che non risulta banale e smielenso ma invece che tocca i sentimenti di un amore in teoria impossibile e incredibile ma che invece la regola (ormai sposata da me da sempre) del VOLERE E’ POTERE fa rendere tutto possibile; anche una storia così surreale.
Le diversità, il razzismo, l’intolleranza verso il diverso… Questa la condanna di questo film.
Ma l’amore e il sentimento che trasmette è forte e rimane fino al termine del film.
Ho molto apprezzato la mancanza totale di action tipiche di situazioni tra cattivo e buono. Nessuna violenza esagerata con scazzottate e frescacce simili.
La musica è fantastica.
Tutto impregnato nel messaggio di sentimenti che volano sopra tutto e tutti.
Un film da vedere per capire che…
L’amore non lo fermi. L’amore va vissuto e rispettato.
L’amore non va represso e non va nascosto.
Non vivere l’amore è la scelta per non vivere.
A voi la scelta…
Ad maiora!

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Ruffiano / 25 Febbraio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Forse sono troppo severo per un lavoro che mostra una buona tecnica registica e un’ottima attrice protagonista, però l’impronta davvero troppo manichea della trama, dei personaggi e in generale della sceneggiatura sconfina nella mistificazione. I molti cliché non fanno che rafforzare questo aspetto negativo. Infine i luoghi, le circostanze, gli ambienti esterni ed interni mi sono apparsi confusi, o per meglio dire poco uniformi, con molti deja-vu che sussurrano la poca originalità del regista. Inoltre il tema della discriminazione… Mah… Ok la banalità del male, ma qui è tutto molto banale. E ruffiano.

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Fantascienza discriminatoria / 22 Febbraio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Buon lavoro da parte di Guillermo Del Toro, che ha partorito un film molto apprezzabile sia dal lato tecnico, per quanto riguarda la fotografia e la regia, sia dal lato allegorico.
Cornice storica datata in un’america in piena guerra fredda, dove la discriminazione è all’ordine del giorno.
I tre soggetti principali sono tutti elementi emarginati dalla società.
Troviamo per prima una ragazza muta e introversa, che riesce a comunicare solo con due persone a lei vicine, la sua amica/collega di colore, e il suo vicino di appartamento omosessuale.
Quest’ultimo, secondo soggetto del film, è un uomo di età avanzata, malinconico e anch’egli solo, per via del suo orientamento sessuale,che riesce a trovare conforto solo nella sua vicina.
Il terzo e più singolare è un segreto di stato, definito “mostro”, una creatura delle paludi rinchiusa in un laboratorio per studiare il suo particolare orgasimo che sembra avere dell’incredibile.
Questo essere curioso inizia ad avere un rapporto con la protagonista, che trovandosi in difficoltà nel comunicare con l’ambiente circostante, trova in lui qualcosa di omogeneo, naturale, più vicino a lei di qualsiasi altro essere.
Il mostro verrà però condannato alla vivisezione.
Ma la donna decisa a difendere i suoi sentimenti, organizza, grazie all’aiuto dei suoi buffi amici emarginati e sopratutto a una spia russa dotata di senso della giustizia, una ribellione di fronte al volere del governo: portare la bestia fuori dal laboratorio.
I tre protagonisti al baratro della società, in cerca della semplicità a loro mai concessa, si rivelano in tutto questo i più normali, sopratutto il mostro, che si rivela il più umano.
Tutte le barriere della discriminazione vengono abbattute dai sentimenti meno razionali, ma più veritieri della civiltà: la passione, l’amicizia e l’amore.
Tutto questo per dimostrare che l’alchimia oltrepassa qualsiasi colore della pelle o ideologia.
Perché è una cosa naturale, un po’ come la bestia e la donna.
Un buona opera insomma, peccato sia troppo fiabesca.
Perche non amo particolarmente il genere: 7.

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Lirismo fiabesco / 17 Febbraio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Con ridondanze estetiche degne dei migliori libri illustrati, Del Toro mi ha messo nelle condizioni di fare temporaneamente pace con il romanticismo tout court.
Attingendo non solo iconograficamente a più generi cinematografici, dal noir, al sci-fi di vecchio stampo, il regista messicano ha messo in piedi una storia narrativamente ed emotivamente semplice, però capace di appassionare ed emozionare, due compiti che, secondo me, il cinema sta dimenticando troppo spesso di assolvere.

Non è un lavoro perfetto, questo. Sbava nelle semplificazioni e in certe ingenue soluzioni narrative (pur giustificate dal contesto fiabesco della storia) e, sicuramente, abbonda un po’ sterilmente nel ribadire il tema che sottende la vicenda, cioè il peso sociale delle diversità.
Oltre alla creatura palesemente mostruosa dal punto di vista fisico, ci sono l’handicap della protagonista, la sua scarsa avvenenza che non rispetta i canoni tradizionali di bellezza, la comprimaria di colore, l’omosessualità.
Al personaggio di Michael Shannon, poi, è toccato di incarnare tutte le pulsioni negative: ira, ossessione religiosa, misoginia, razzismo, sadismo e devianze psicologiche e sessuali (la scoperta che il mutismo di Elisa lo eccita mi ha tanto ricordato La scala a chiocciola di Siodmak). Per quanto necessario al racconto, mi è sembrato un surplus eccessivo.

Al di là di tutto questo, però, il film mi è piaciuto molto, a partire dalle interpretazioni di tutto il cast principale, con una Hawkins deliziosa (ma io ho un debole per lei e la sua capacità di rendere umani e accessibili i suoi personaggi, quindi forse non sono molto obiettiva).
Ho trovato il lavoro di del Toro fascinosamente curato nello studio delle scenografie tanto quanto lo era stato Crimson Peak (e, qui, ci sono ancora begli echi preraffaelliti e liberty nelle carte da parati, nelle boiserie e in quei finestroni dalle forme circolari che tanto mi ricordano le Lady of Shalott di Hunt e Waterhouse).

Inutile insistere sul palese ma gradevole citazionismo cinefilo, esplicito o meno, di questo film.
Dopo The Artist e La La Land, c’è un nuovo (riuscito) caso di revisionismo postmoderno dei classici (cosa che, a parer mio, non è riuscita con Ave, Cesare! ai Fratelli Coen, citati nei ringraziamenti insieme a Cuarón e a James Cameron).
Si tratta davvero di un canto d’amore al cinema, dall’epoca del muto (non è un caso, in questo senso, che la protagonista non parli) al kolossal in Technicolor. Fondendo toni e contesti, senza tradire mai la sua passione per la fiaba oscura, del Toro ha declinato in modo nuovo e lirico la classica storia d’amore fra la bella e la bestia, usando consapevolmente (e furbescamente) cliché e stereotipi, mostrando una decisa padronanza di qualsiasi mezzo tecnico, dalla sceneggiatura, al laboratorio scenografico (per ricchezza visiva e gusto per la produzione artigianale, lo ritengo un degno erede di Terry Gilliam e sodale di Jeunet), fino agli effetti visivi.
La sequenza acquatica finale, poi, è davvero palpitante, degna conclusione di un così buon racconto.

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Una storia d’amore tanto bella quanto impossibile. / 27 Gennaio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Guillermo del Toro miscela la storia moderna con elementi fantasy, noir(deliziose le scenografie retrò) e drammatici(con qualche spruzzo di musical e giallo).
La combinazione finale per me è più che riuscita, nonostante la storia non sia particolarmente originale(una delle tante rivisitazioni della favola de “la bella e la bestia”) e quasi del tutto carente di colpi di scena.
La storia della solitaria Elisa, a cui hanno strappato fin da piccola il dono della parola e la creatura dell’acqua portata via dal suo habitat naturale dalla cupidigia dell’uomo funziona bene, complice anche un velato romanticismo spoglio di melensaggini varie.
Ho apprezzato anche i vari rimandi al mondo americano anni’50 così come l’interpretazione degli attori, in particolar modo la protagonista Sally Hawkins e il suo perfido antagonista Michael Shannon.
Tra fantascienza e critica all’attuale politica americana una storia d’amore tanto bella quanto impossibile, lontana da ogni forma di pregiudizio.
Bellissimo e poetico il finale.

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Una Sally Hawkins strabiliante. La sua interpretazione, mai misurata nel ritrarre ardore e aspettative, abbraccia la diversità, che come l’acqua, prende la forma che le viene data. / 19 Gennaio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Amore, ancora amore, oltre il realismo ordinario e il senso allegorico e morale. Amore, tra mito e leggenda, mai così coevo, da non risultare lontano da ogni classificazione.
Guillermo del Toro non lascia le sue suggestioni oniriche a un’oggettività materiale, benché ricca di simboli e passioni cinefile, tali da impreziosire la pellicola, rendendola più o meno un vivido ritratto di un’America in costume, in balia di sogni e sospetti.
Non le lascia neanche agli albori di una guerra fredda, dove l’intolleranza ha già un suo peso specifico, e dove l’alienazione regna tra gli stessi uomini, senza che questi abbiano a che fare con creature mistiche o fantastiche.
Del toro, con ‘’The Shape of Water ‘’, cerca una riconciliazione tra uomo e natura. Verso quel regno marino così profondo e diverso; e lo fa con una fiaba priva dei suoi crismi, forse per restituire alla fantasia quella realtà che senza di essa non potrebbe nemmeno esistere. Ed è aiutato nel suo percorso da una Sally Hawkins strabiliante. La sua interpretazione, mai misurata nel ritrarre ardore e aspettative, abbraccia la diversità, che come l’acqua, prende la forma che le viene data.
Da lodare, infine, la magnifica colonna sonora firmata da Alexandre Desplat, che oltre al Golden Globe, si porterà a casa quasi sicuramente anche un Oscar.

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Mal riposta Ambizione / 18 Gennaio 2018 in La forma dell'acqua - The Shape of Water

Autocelebrativo e disgraziatamente velleitario pur di far incetta di lustrini e farisei consensi, ma Il buon Del Toro non si lascia scappare l’occasione di essere anche sorprendentemente viscerale, salvando la baracca con il suo ammaliante Cinema di genere

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