Recensione su The Road

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forse 6,5, ma abbondiamo! / 20 Marzo 2012 in The Road

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

vedibile, abbastanza credibile, ben recitato, sobrio nonostante il tema.
E’ positivo che un tema che include una feroce violenza quale il cannibalismo sia pudico, ma feroce, più per il non visto, per l’immaginato; sono abbastanza belle le scenografie, l’ambientazione, nulla di eclatante ma ricercatamente antisensazionalistico; decisamente invadenti alcuni inserti della vita di prima che ruota sulla figura della moglie; decisamente poco indovinata l’idea della voce del padre che racconta, commenta, lega alcune sequenze. E questo perchè così si schiaccia il viaggio senza meta di padre e figlio sulla visione del padre, restringendo la figura del ragazzino e la sua evoluzione. Se il padre è tutto teso alla sopravvivenza, il figlio non lo è, si oppone a questo imperativo, è più simile alla madre, ma con la voglia e la forza di rimanere vivo: non si arrende alla solitudine, non si arrende alla fine dell’altruismo, della socialità, degli affetti che il mondo che conosce gli sembra imporre, ma a cui lo costringe soprattutto il terrore del padre. (Viene però da chiedersi come un uomo che sente di morire mai cerchi qualcuno a cui affidare il figlio, qualcuno che lo protegga, finendo poi, in fondo, per abbandonarlo a se stesso). Ed è questo in fondo, mi pare il senso del film, che sembra essere molto fedele al libro, la differenza fra vivere, e quindi cosa sia vivere, e sopravvivere.

Certo quel finale lì è davvero spiazzante e non solo perchè la soluzione ha il sapore della discesa della “grazia” divina (gratuita, improvvisa, insperata, illogica), ma anche perchè il nocciolo dell’umanità sembra essere la famiglia tipica americana (padre, madre, figlio, figlia e cane), ma se McCarthy così ha deciso c’è davvero poco da fare.

Il film ha un suo fascino, riesce ad essere orrorifico nella prima parte, ma lega male i molti episodi che si susseguono, la seconda parte soffre di incontri troppi felici se paragonati alla prima parte della storia.

2 commenti

  1. Stefania / 6 Settembre 2012

    Concordo pienamente su tutto.
    E aggiungo: il romanzo ha maggiore impatto emotivo, perché il racconto muove per inerzia l’Uomo e il Bambino, il loro viaggio non sembra avere senso benché proponga una meta.
    Il film svilisce totalmente questo senso angosciante di incertezza: nonostante il patimento fisico ostentato, la pellicola non permette di cogliere davvero la fatica materiale e psicologica di questo viaggio, né lo snervamento progressivo subìto dai protagonisti.
    Per il resto, anch’io ho apprezzato molto le scenografie, efficaci e sufficientemente realistiche, ma non esagerate.

    • yorick / 6 Settembre 2012

      huh, io gli ho dato 6 per la colonna sonora della mitica accoppiata Ellis/Cave, altrimenti sarebbe stato da 4.

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