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Hollywood Party

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Aveva ragione Pinocchio / 8 Agosto 2016 in Hollywood Party

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un indostano muore suonando una trombetta una trombetta una trombetta ,durante un agguato all’esercito del Re. Ma è una comparsa, e fa esplodere tutto prima del ciak durante il tipico ciak da fare in un solo ciak. Poco altro in esterno. Per errore e destino, questa comparsa ai margini della del codificato mondo del cinema viene invitato a una festa nella moderna villa del produttore del film di cui sopra. Il posto ha fontane e acqua e ruscelli ovunque, che scrosciano e sprizzano e giocano da rumore di sottofondo, e pareti e pavimenti semovibili, secondo ormai fallite teorie funzionalistico-chic. Ci serviranno poi. É un Bolero di Ravel (no ma secondo me hai rotto il ca**o, metti il Ravel di Bolero dappertutto), una progressione, l’impatto di Hrundhi sulla festa. Prima piano piano, gag su gag, tenue e bianca, poi sempre più forte, colori e schiuma. Sullo sfondo figure tipiche della hollywood classica, il bellone dei film western, la topa spagnola, quella francese che paRlà così, i produttori grassi e col sigaro, le loro signore perbene. Peter Sellers imbastisce questo personaggio a metà tra M. Hulot, Charlot e Papero(t)ga – no ma sta cosa delle tre metà pure non resisto mai mai. Dicono il film fosse quasi tutto improvvisato, e ognuno si costruisse il suo personaggio man mano. Gentile e sorridente, impacciato ma giusto u_u difende la francotopa con le armi dei bambini e il sorriso. Vediamo inoltre: un cameriere beve tutto il bevibile, soap apart, e incessantemente un’orchestrina suona jazz, pure loro, sempre più forte e checché succeda, fino a venirne inghiottiti come tutti. Edwards lascia andare, che l’effetto domino (o quello valanga di neve) si compia, finale con frenesia del valzer, un elefante hippie ritmicamente trotterella qua e là seguito da masnade di giovani urlanti e controculturali, lui trova l’amore – il protagonista, non l’elefante – il party è chiuso dalla pula che finisce pure lei nella schiuma. Insomma. Invidiabile. Seratona.

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Un classico della comicità / 7 Maggio 2016 in Hollywood Party

A rivedere per l’ennesima volta questo classico della comicità, sono rimasto colpito dal fatto che non sempre si ride delle situazioni in cui si va a cacciare il protagonista; non perché non siano oggettivamente esilaranti, ma perché l’impasto di timidezza e di estrema goffagine (le due cose vanno sempre diabolicamente insieme, rafforzandosi a vicenda, come ben sa chiunque conosca – ehm – molto da vicino qualcuno che ne sia affetto) con cui si cerca l’effetto comico creano a volte più un sentimento di Fremdscham che di ilarità. Ci sono momenti del film in cui il compito di divertire lo spettatore ricade quasi interamente sulle spalle di Steve Franken (il cameriere ubriaco), mentre uno assiste orripilato all’ennesima gaffe di Hrundi V. Bakshi, che in certi punti si avvicina a essere una figura tragica – anche se alla fine conquista il cuore della bella (cosa che nella vita reale naturalmente non succede mai ai timidi e goffi). È ammirevole il modo in cui gli altri personaggi siano in realtà anche più imbarazzanti del povero Bakshi – ma godano del beneficio indiscusso di non rendersene conto. Anche qui l’arte imita la vita.
In ogni caso, il momento di comicità più potente del film spetta indiscutibilmente a Peter Sellers, mentre in preda a una disperata urgenza biologica rimane intrappolato dietro la ragazza che canta; le espressioni che attraversano il volto di Sellers in quegli istanti sono un monumento a un attore straordinario – se riuscite a vederle mentre ridete fino alle lacrime.
Verso la fine il film perde un po’ di compattezza: Bakshi ubriaco si agita scompostamente senza molto costrutto, mentre un doppio intervento esterno – i russi e l’elefante – precipita il party e The Party verso una sorta di caos primigenio, con una soluzione comune nel genere ma non molto soddisfacente. Ma rimane un grandissimo film.

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20 Agosto 2015 in Hollywood Party

Uno dei film più divertenti in assoluto della storia del cinema! Il copione del film era di solo 12 pagine, Sellers si inventava il personaggio giorno per giorno.
Un film surreale, degno della migliore tradizione delle comiche dell’età del muto.

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