ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Dopo Hostiles (2017), Scott Cooper si cimenta di nuovo in un film ambientato negli Stati Uniti del XIX secolo, sempre con Christian Bale protagonista .
La confezione è buona, con costumi e scenografie dettagliati al limite del museale, ma il film The Pale Blue Eye (adattamento del romanzo omonimo dello scrittore statunitense Louis Bayard) è un thriller abbastanza povero dal punto di vista narrativo, inutilmente lungo (130 minuti di durata complessiva) che nulla fa per avere un minimo di quello spessore psicologico che una storia così avrebbe meritato. I personaggi sembrano fuori contesto e si risolvono in figurine riccamente vestite che non sembrano appartenere a nessun mondo o periodo storico, tantomeno a quello in cui, in teoria, dovrebbero pensare e agire.
Cooper resta per me un busillis, fin dal suo lungometraggio di esordio, Crazy Heart (2009): ha sempre avuto a disposizione star e mezzi, per film che (escluso, per me, Il fuoco della vendetta, 2013) si risolvono puntualmente in titoli decisamente convenzionali, didascalici e prevedibili, popolati da personaggi impalpabili, con vuoti di sceneggiatura e caratterizzazioni imbarazzanti (pare che la Famiglia Marquis ambisse all’ambiguità, pare).
A proposito di leggerezze e invisibilità, in questo caso, mi limito a un esempio su tutti: la figura del profiler criminale non era neppure nella mente di Zeus, all’epoca, e qui nessuno batte ciglio sui metodi poco convenzionali del “detective” protagonista, neanche un timido “lo trovo immorale, Mr. Landor, per non dire degenerato”, quel tanto che bastava per far pensare: “Certo che erano proprio altri tempi, oh oh oh”. Tim Burton, per esempio, aveva saputo giocare benissimo con questo genere di cose, nel suo pregevole Sleepy Hollow (1999) che, se vogliamo, seppur diverga per genere e intenti, ha vari punti in comune con la storia di Bayard/Cooper, a partire da un contesto storico abbastanza prossimo.
Di questo film, il solo cast fa pensare a quanto credito (immotivato… ops!) Cooper abbia: oltre a Bale, il regista e sceneggiatore è riuscito a sfoggiare una intera squadra di attori britannici (o quasi) notevole. Dicevo… Oltre a Bale (che, va beh, è naturalizzato statunitense), che ha anche co-prodotto il film, il cast artistico vanta Toby Jones, Timothy Spall, Harry Melling, Gillian Anderson (statunitense naturalizzata britannica) e una praticamente invisibile (e narrativamente inutile) Charlotte Gainsbourg.
Poco sfruttato, benché più utile sul piano del racconto, anche Robert Duvall (che, proprio in questi giorni, ha festeggiato 91 anni di età).
The Pale Blue Eye prometteva di essere un elefante gotico e ha partorito un topolino melodrammatico.
Comunque, dopo Il prodigio (2022), Netflix è riuscita a spoilerarmi la chiave anche di questo film, grazie agli avvisi pre-visione, che partono con il “play”: anche in questo caso, esattamente come per il film con la Pugh di cui sopra, l’avviso che The Pale Blue Eye avrebbe contenuto violenza sessuale (+ suicidio, in questo caso) mi ha fatto intuire ben prima della fine la possibile soluzione del (pfui!) enigma.
Ma è possibile che la piattaforma non sia in grado di gestire in altro modo questo tipo di messaggi di avviso?
Infine, ma non è una lamentela di poco conto, mi è dispiaciuto vedere scritto sbagliato il nome di Edgar Allan Poe, nei titoli di coda. Edgar Allen Poe.
E che diamine.
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